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martedì 2 agosto 2011

La vita è simbiosi

L' Uomo moderno ha cercato di staccarsi dalla natura: è questo il guaio, ci dicono.
Sta seduto su ripiani altissimi di polimeri, di vetro e acciaio, dondola le gambe palpitanti di sangue e sorveglia da lontano i fremiti della vita sul pianeta. In questo scenario l' Uomo è rappresentato come stupenda forza letale; la terra è raffigurata come cosa delicata quanto le bollicine che salgono alla superficie di uno stagno in aperta campagna o quanto il volo di fragili uccelli.
Ma il pensiero che vi sia un che di fragile nella vita della terra è illusione: la terra è la membrana più resistente che si possa immaginare nell'universo, opaca alla probabilità, impermeabile alla morte.
Siamo noi la parte delicata, effimera, vulnerabile come ciglia vibratili. E non è neppure una novità che l'uomo s'inventi una esistenza immaginandola superiore a quella degli altri esseri viventi: questa è stata la sua occupazione intellettuale più costante nel corso dei millenni. Tale illusione non è mai diventata una realtà soddisfacente nel passato, così come non appaga oggi. L'uomo appartiene alla natura.
Grazie alla scienza biologica degli ultimi anni questa è diventata una realtà più che mai incalzante. Ci troveremo ad affrontare un nuovo difficile problema quando ci accorgeremo, con chiarezza e intensità, di come siamo interdipendenti.
La vecchia, tenace convinzione che siamo noi i padroni, convinzione cui si aggrappa la maggior parte di noi, è radicata in profondità.

Comma. Si può dimostrare che non esistiamo come entità. Non siamo, come abbiamo sempre creduto, composti di aggregati di solo parti nostre, successivamente arricchite. Siamo spartiti, affittati, occupati. Abbiamo all'interno delle cellule i mitocondri, che le azionano e procurano l'energia di ossidazione che ci spinge a sbrigare le nostre faccende in ogni splendente giorno di vita: ed essi, in senso stretto, non ci appartengono. Risulta che siano piccole creature a sé stanti, colonie di discendenti di procarioti migratori, probabilmente batteri primitivi che penetrarono a nuoto negli aviti predecessori delle nostre cellule eucariotiche e che vi rimasero. Da allora resistono, conservano abitudini proprie, si replicano in modo proprio, primitivamente, con DNA e RNA del tutto diversi dai nostri. Sono simbionti, come lo sono i batteri Rhyzobium delle radici delle leguminose. senza mitocondri non muoveremmo un muscolo, non schioccheremmo un dito, non penseremmo nulla.
I mitocondri sono inquilini stabili e fidati; mi piace contare su di loro. Ma che dire delle altre bestioline, insediate alla stessa maniera nelle mie cellule, che mi classificano, mi soppesano, mi costruiscono? I miei centrioli, i miei corpuscoli basali e probabilmente un gran numero di altri più oscuri esserini all'opera dentro le mie cellule, ciascuno con il proprio genoma speciale, sono alterttanto indispensabili, come gli afidi nei formicai. Mi piace pensare che lavorino nel mio interesse, che ogni respiro da loro emesso sia per me; ma forse sono loro che fanno una passeggiata di primo mattino nel parco della mia città, sentendo con i miei sensi, ascoltando la mia musica, pensando i miei pensieri.
Mi consola un pò l'idea che le piante verdi siano nelle mie stesse condizioni. Non potrebbero essere piante e non potrebbero essere verdi senza i cloroplasti, che svolgono il processo della fotosintesi e producono ossigeno per tutti noi. E risulta che anche i cloroplasti siano creature distinte, con genomi propri e con limguaggio proprio. Nei nostri nuclei teniamo riserve di DNA che può essersi introdotto, in un momento imprecisato, mediante la fusione di cellule avite e il riunirsi in simbiosi di organismi primitivi. I nostri genomi sono cataloghi d'istruzione provenienti da fonti di ogni sorta di natura, schedate per ogni sorta d'evenienza.
Quanto a me, sono grato per la differenziazione e per la speciazione, ma non riesco più a sentirmi un'entità così distinta come mi sentivo alcuni anni fa, prima di venire a sapere queste cose: e direi che, come me, non lo può più nessun altro.

Lewis Thomas