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giovedì 22 marzo 2012

'micidiali '90: Contro la guerra del petrolio!

GIUSTA, BREVE, PULITA. Questi sono gli aggettivi che più ricorrono, nella propaganda dei mezzi di informazione borghesi, per qualificare la guerra nel Golfo.
Questa guerra non è giusta. Il diritto internazionale e la libertà del Kuwait sono scuse pietose. Delle risoluzioni dell' ONU il governo Usa e i suoi vassalli si ricordano solo quando fa loro comodo. Per quanto riguarda il popolo del Kuwait essere oppressi dall'emiro o da Saddam non fa una gran differenza. Se non altro l'invasione del Kuwait è un colpo al dominio e allo sfruttamento del capitalismo sui paesi del Terzo Mondo.
Ma forse quando certi signori  parlano di libertà intendono la loro libertà di sfruttare gli altri.
Questa guerra non sarà breve. Dura già da un mese e le operazioni di terra non sono nemmeno cominciate. E i bombardamenti proseguono così a lungo proprio perchè le forze alleate sanno che l'avanzata delle loro truppe non sarà per niente facile e rapida. Intanto le azioni delle imprese costruttrici di bare salgono alle stelle a Wall Street.
Tantomeno la guerra si può dire pulita. Prima i mass-media dei padroni parlano di bombe intelligenti capaci di colpire l'obiettivo con na approssimazione di due metri, e quindi in gradi di limitarsi a colpire gli obiettivi militari. Peccato però che non abbiano ancora inventato le schegge intelligenti. Adesso però hanno fretta e non vanno più tanto per il sottile; sono passati ai bombardamenti a tappeto coi B-52. Il massacro del rifugio di Bagdad lo dimostra. La Raf inglese dice che per errore ha ammazzato 120 persone in un mercato rionale.
L'ex ministro della Giustizia statunitense Ramsey Clark ha dichiarato che i morti civili iracheni sarebbero 6-7mila. Veramente un'operazione di polizia in grande stile. Altri parlano di 100mila morti.
"Il presidente (Bush) parla di bombardamenti accurati. Ebbene, lasciate che vi dica che in prossimità delle zone bombardate che ho visto non c'era nessun danno collaterale ad installazioni militari", afferma rincarando la dose Ramsey Clark. E come se tutto ciò non bastasse, vari esponenti dell'amministrazione Bush e dei vertici militari alleati hanno cominciato a ventilare l'ipotesi di usare il bombardamento nucleare per vincere la guerra.
Fare piazza pulita dell'Iraq e della sua popolazione, questo è il loro concetto di guerra pulita.
Adesso, dopo un mese di guerra e migliaia di morti non c'è più lo choc dei primi giorni. Nelle piazze non si vedono più folle oceaniche che inneggino alla pace e magari gridino "Chi non salta è un iracheno".
La guerra c'è malgrado gli appelli - cinici o onesti che siano- alla pace. Questo fatto ha cambiato l'atteggiamento di milioni di persone. Ancora una buona parte degli italiani (dicono i sondaggi) è contro l'intervento italiano, ma molti pensano che non resta che sperare in una vittoria rapida degli Usa perchè "tanto noi non possiamo fare niente per fermarla".
Non è strano che ci sia questo stato d'animo se consideriamo come si sono comportati i dirigenti del sindacato e quelli del Pci-Pds.
I primi, dopo aver convocato uno sciopero di 5 minuti (!!!) il 15 gennaio "per la pace" hanno resistito a tutte le pressioni dei consigli di fabbrica e dei singoli lavoratori che il 17, il 18 e il 19 sono usciti a centinaia di migliaia in piazza esigendo la convocazione dello sciopero generale contro l'intervento nel Golfo e per il ritiro delle truppe italiane dal Golfo.
I secondi, dopo un "acceso" dibattito nel congresso di Rimini, hanno approvato una mozione per il ritiro delle truppe italiane dal Golfo. Ma il giorno dopo l'hanno messa nel cassetto e niente è stato organizzato per portarlo a compimento. I dirigenti di "Rifondazione Comunista", Cossutta e Garavini, hanno promesso che presenteranno la mozione in parlamento, ma finora non si è vista una spiegazione e una mobilitazione nelle piazze, senza la quale la mozione parlamentare ha solo un valore testimoniale.
Non ci possiamo stupire di tutto ciò se consideriamo che per mesi tutti questi dirigenti - tra cui Cossutta e Garavini - hanno appoggiato l'embargo e le decisioni dell' ONU limitandosi in alcuni casi a chiedere la continuazione delle pressioni diplomatiche.
Su queste basi, se si accetta che la colpa ce l'ha tutta Saddam, allora non ci si può opporre all'intervento e dunque la giuerra! Infatti l'embargo è già una misura di guerra e se si dimostra insufficiente è ovvio che si passi a misure più serie. Non ci si può limitare a negare le conclusioni della politica di Bush quando se ne condividono tutte le premesse.
E' necessario fare chiarezza e spiegare attraverso quali passaggi si è arrivati all'attuale crisi del Golfo. Certo un' analisi di questo tipo mette in crisi non solo la politica dei governi italiano, Usa e degli altri paesi verso questa nazione, ma anche lo stesso "sviluppo" dei paesi industrializzati, costruiti sullo sfruttamento dei propri lavoratori (40mila morti sul lavoro in Europa nel 1989) e delle popolazioni del Terzo Mondo. Solo in questo modo è possibile costruire un'alternativa all'attuale governo pentapartito, fermare la guerra e impedire che ve ne siano in futuro.
Purtroppo gli stessi problemi che si pongono al movimento operaio italiano si vedono anche in altri paesi; quello che manca è una direzione politica in grado di guidare la classe lavoratrice fuori da una guerra fatta esclusivamente per gli interessi dei padroni.


Comitati contro la guerra imperialista (20-02-1991)