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martedì 6 dicembre 2011

NO alle 328.000 galline nel parco del Roccolo !!!

Sei pakistani murati vivi in un capannone con 328.000 galline ovaiole in un' oasi naturale nella poco verde Lombardia?

Quintali di guano da smaltire in un salubre inceneritore (così si prendono i contributi sulle biomasse: è questo il fine ultimo dell'opera?), influenza aviaria e malattie varie (oltre alla pesante svalutazione di tutti i beni immobili del circondario): questi sarebbero i meravigliosi frutti di un impianto industriale!

Invece di valorizzare l'agricoltura e l'allevamento dei piccoli produttori, una realtà viva e presente, invece di valorizzare, anche ai fini turistici, quel poco di natura che ancora si possiede si prosegue nel devastare la terra giusto per lucrarci sopra.

L'allevamento industriale è un lapalissiano fallimento in tutto il mondo: le ben note influenze aviarie, suine, la mucca pazza stanno a testimoniarlo. Gli animali, a causa dell'innaturale spazio vitale si ammalano continuamente e devono assumere costantemente potenti antibiotici...

E pensa quanta merda producono 328.000 galline!!!

 La valorizzazione del territorio e il supporto all'economia dei piccoli produttori (filiera corta, orizzontale) sono l'unico futuro possibile.

Il Parco del Roccolo è attualmente un Parco locale di interesse sovracomunale e si trova nell'alta Pianura Padana, in un'area a nord-ovest in Provincia di Milano, ai margini meridionali dell Altomilanese; esso comprende aree boschive ed agricole dei comuni di Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo (dove è attualmente ubicata la sede del parco), Nerviano (dal 1997) e Parabiago, con una superficie di 1595 ettari (circa 16 km²).
Fu istituito nel 1991 per la salvaguardia degli elementi naturali della zona e per la valorizzazione dell'agricoltura, che impegna circa l'80% della superficie del parco, con le coltivazioni di mais, grano, frumento, avena, orzo, soia e foraggio.
Della rimanente area territoriale il 9% è caratterizzato da boschi, mentre l'1% da viabilità, cave e dal canale Villoresi con la sua rete di canali irrigui secondari. Un'altra caratteristica del parco è la presenza di numerose cascine sparse nel suo territorio, testimoni di un passato storico agricolo della zona.
Riconosciuto nel 1994 come Parco Agricolo di Interesse Sovracomunale dalla Regione Lombardia, è attualmente in progetto una sua estensione fino all'Oasi WWF del bosco di Vanzago.
Il parco prende il nome da una tecnica utilizzata un tempo nell'uccellagione oggi ritenuta illegale, il Roccolo: uno spiazzo ovale nel quale sorgeva una torretta a tre piani mimetizzata tra la vegetazione.