"Le utopie
appaiono oggi assai più realizzabili
di quanto non si
credesse un tempo.
E noi ci troviamo
attualmente davanti a una questione ben più
angosciosa: come
evitare la loro realizzazione definitiva?
... Le utopie sono
realizzabili. La vita marcia verso le utopie.
E forse un secolo
nuovo comincia; un secolo nel quale
gli intellettuali e
la classe colta penseranno
ai mezzi d'evitare
le utopie e di ritornare a una società
non utopistica, meno
'perfetta' e più libera".
Nicola Berdiaeff
1.
Un edificio grigio e
pesante di soli trentaquattro piani. Sopra
l'entrata principale
le parole: 'Centro di incubazione e di
condizionamento di
Londra Centrale' e in uno stemma il motto dello
Stato Mondiale:
'Comunità, Identità, Stabilità'.
L'enorme stanza al
pianterreno era volta verso il nord. Fredda,
nonostante l'estate
che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il
caldo tropicale
della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava
dalle finestre,
cercando avidamente qualche manichino drappeggiato,
qualche pallida
forma di mummia accademica, ma trovando solamente il
vetro, le
nichelature e lo squallido splendore di porcellana di un
laboratorio. Gelo
rispondeva a gelo. I camici dei lavoratori erano
bianchi, le loro
mani erano protette da guanti di gomma di un pallore
cadaverico. La luce
era gelida, morta, fantomatica. Solo dai gialli
cilindri dei
microscopi essa prendeva a prestito un po' di sostanza
calda e vivente,
spalmandola come del burro sui lucidi tubi, striando
con una lunga
successione di strisce luminose i tavoli di lavoro.
«E questa» disse
il Direttore aprendo la porta «è la Sala di
fecondazione.»
Nel momento in cui
il Direttore del Centro di Incubazione e di
Condizionatura entrò
nella stanza, trecento fecondatori stavano chini
sui loro strumenti,
silenziosi e quasi trattenendo il respiro,
qualcuno
canterellando e fischiettando, modo incosciente di
manifestare talvolta
la più profonda concentrazione. Un gruppo di
studenti arrivati da
poco, molto giovani, rosei e imberbi, seguivano i
passi del Direttore
con una certa apprensione, quasi con umiltà.
Ciascuno di essi
teneva un taccuino in cui scarabocchiava
disperatamente
ogniqualvolta il grand'uomo apriva bocca: attingevano
direttamente alla
fonte, privilegio raro. Il Direttore di Londra
Centrale aveva
sempre cura di condurre in giro personalmente per i
vari reparti gli
studenti nuovi.
«Semplicemente per
darvi un'idea generale» egli era solito dir loro.
Perché un'idea
generale dovevano pure averla, per compiere il loro
lavoro
intelligentemente; e tuttavia era meglio che ne avessero il
meno possibile, se
dovevano riuscire più tardi buoni e felici membri
della società.
Perché, come tutti sanno, i particolari portano alla
virtù e alla
felicità; mentre le generalità sono, dal punto di vista
intellettuale, dei
mali inevitabili. Non i filosofi, ma i taglialegna
e i collezionisti di
francobolli compongono l'ossatura della società.
«Domani» egli
aggiungeva con una bonomia sorridente ma lievemente
minacciosa «vi
metterete a lavorare sul serio. Non avrete da
gingillarvi con le
generalità.
Tratto da: IL MONDO
NUOVO, di Aldous Huxley.