E',
forse, il più antico comandamento dell’Uomo. Platone ne fece una
sintesi in quel "conosci te stesso" che gli architetti
greci immortalarono nella pietra.
Prima
di allora, nell’anno 332 dell’Egira Mas’ũdi,
si poteva ancora leggere sulla soglia del grande tempio sabeo di
Harran "chi conosce se stesso è deificato".
E'
prima ancora Lao-Tze tramandava alle generazioni future la sua
trentatreesima massima del già citato Tao-Te-Ching· affermando che:
“conoscere
gli altri è saggezza
conoscere
se stessi è illuminazione.
Dominare
gli altri è forza
dominare
se stessi è superiorità.
Ricco
è colui che basta a se stesso".
Il
più antico comandamento, dunque. Il più prezioso. Il più ignorato!
Le Arti Marziali in oriente nacquero come una delle strade attraverso
le quali approfondire questa conoscenza della propria unità tra
spirito e corpo. Essere un praticante d’Arti Marziali significava,
in primo luogo, sondare ogni aspetto della propria più intima
essenza, misurare i limiti delle proprie capacità, scandagliare la
profondità delle proprie paure, lasciar emergere dagli abissi
dell’inconscio tutta la nobiltà di cui si era capaci, tutta la
violenza che vi stava sepolta.
Perché
nel "conosci te stesso" sono contenute tutte
le filosofie possibili. Perché l’universo, in fondo, non travalica
i confini della nostra mente. Con l’andar dei secoli, tuttavia,
anche le Arti Marziali si imposero dei limiti. Svilupparono, per così
dire, una sorta di "pudore" per certi aspetti dell’animo
umano. Un pudore che traeva origine dalla paura di affrontare il lato
oscuro che è in ognuno di noi.
Si
coltivò l’illusoria speranza che bastasse ignorare gli aspetti
meno piacevoli della personalità umana per cancellarli, dimenticando
che, in realtà, non si può cavalcare la Tigre senza conoscerla.
Le
Arti Marziali, anche quelle che, apparentemente, più si rifacevano
alla tradizione rifiutando la suggestione occidentale di trasformarsi
in sport, si mutilarono di una parte importante del loro corpo,
divennero monche, virtualmente inutili per ciò che concerne la
ricerca della Via.
Ma
esiste veramente un "lato oscuro" nell’animo umano? Ed e
davvero cosi importante farlo emergere? Non sarebbe forse meglio
soffocarlo, reprimerlo, ignorarlo? Gran parte della cultura
occidentale vive in una specie di schizofrenia che tende a separare
ciò che è giusto, bello, positivo da ciò che è considerato
immorale, riprovevole, negativo. Dio e il Diavolo sono due realtà
speculari ma divise...
In
oriente, al contrario, il buio e la luce
sono complementari, si fondono, ognuno di essi contenendo una piccola
parte dell’altro.
Il
male esiste come indispensabile parte del bene. Al dualismo
occidentale si contrappone la dialettica orientale.
E
quanto I’ immagine dell’Uomo affermatasi in oriente sia più
rispondente alla realtà, la nostra scienza
lo sta scoprendo solo ora. Gli psicoanalisti sondano il nostro
inconscio scoprendovi mostri che si credevano estinti, la
cerebro—chirurgia rivela che possediamo tre distinti cervelli e
che, in sostanza, i nostri antenati rettili continuano a coabitare
nel nostro cranio. la moderna etologia riafferma il valore degli
istinti aggressivi e la loro funzione determinante per l'equilibrio
psichico e per quello sociale. Il "lato oscuro", dunque,
esiste, e in ognuno di noi, in perenne agguato. La risposta
occidentale a questa constatazione è consona a tutta la sua cultura:
l’aggressività, la violenza, la pulsione verso la morte vanno
represse, negate, esorcizzate...
In
questo modo l’uomo finisce col convivere con un altro se stesso che
non conosce e che, di conseguenza, non sa e non può dominare.
Quando
il lato oscuro decide di emergere, a dispetto di tutto e di tutti, lo
fa, quindi, in modo indomabile. Ciò che le pagine di cronaca nera
dei quotidiani chiamano "raptus", “improvvisa ed
inspiegabile crisi di pazzia", è, spesso, solo il fulmineo
manifestarsi della nostra parte nera.
Per
di più ciò che non si conosce possiede sempre un particolare
fascino: quando il Male che non si sapeva albergasse in noi compare
con prepotenza o s'insinua lentamente nel nostro animo e facile
abbandonarsi alle sue suggestioni.
Ed
e proprio il modo di pensare che vede il bianco nettamente separato
dal nero, che facilita il completo abbandono, repentino, al lato
oscuro: è dalla grande devozione al Bene Assoluto che nascono gli
orrori ed i sadismi dell’Inquisizione, sono i "cittadini
integerrimi" che si trasformano in "giustizieri della
notte"...
E'
la mancanza di capacità d’essere semplicemente uomini, con le
proprie nobiltà d’animo e le proprie bassezze, che crea i fanatici
di ogni tipo, dal mistico assassino di prostitute al tifoso di calcio
violento. Un tempo le Arti Marziali servivano a ciò: scoprendo poco
a poco i propri aspetti più riposti e meno accettabili si apprendeva
a non averne paura e, nel contempo, a non subirne il fascino.
Tratto da:
Bruno Abietti - Ninjutsu - L'arte dell' invisibilità- 1986