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domenica 25 luglio 2010

Kit di autodifesa personale e sopravvivenza urbana: art. 1


La dialettica eristica è l' arte di disputare, e precisamente l'arte di disputare in modo da ottenere ragione, dunque per fas et nefas [ con mezzi leciti e illeciti]. Si può infatti avere ragione objective, nella stessa cosa, e tuttavia avere torto agli occhi dei presenti e talvolta perfino ai propri. Ciò accade quando l'avversario confuta la mia prova, e questo vale come se avesse confutato anche l'affermazione, della quale però si possono dare altre prove; nel qual caso, naturalmente, per l' avversario la situazione si presenta rovesciata: egli ottiene ragione pur avendo oggettivamente torto. Dunque, la verità oggettiva di una proposizione e la validità della medesima nell'approvazione dei contendenti e degli uditori sono due cose diverse. ( A quest' ultima è rivolta la dialettica).



Da che cosa deriva tutto questo?



Dalla naturale cattiveria del genere umano. Se questa non ci fosse, se nel nostro fondo fossimo leali, in ogni discussione cercheremmo solo di portare alla luce la verità, senza affatto preoccuparci se questa risulta conforme all' opinione presentata in precedenza da noi o da quella dell'altro: diventerebbe indifferente o, per lo meno, sarebbe una cosa del tutto secondaria.

Ma qui sta il punto principale. L'innata vanità, particolarmente suscettibile per ciò che riguarda l'intelligenza, non vuole accettare che quanto da noi sostenuto in principio risulti falso, e vero quanto sostiene l'avversario. Se così fosse, ciascuno non dovrebbe far altro che cercare di pronunciare soltanto giudizi giusti: quindi dovrebbe pensare e poi parlare. Ma, nei più, all'innata vanità si accompagna ad una loquacità e una slealtà connaturata. Essi parlano prima di aver pensato, e se anche poi si accorgono che la loro affermazione è falsa e hanno torto, devono nondimeno apparire come se fosse il contrario. L'interesse per la verità cede ora completamente il passo all'interesse della vanità: il vero deve apparire falso e il falso vero.

Arthur Schopenhauer