SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI

*

martedì 16 febbraio 2010

Neuroni per la pace: impegnatevi, o scienziati del cervello!





Titolo originale: Neurons for peace: Take the pledge, brain scientists 



I neuroscienziati possono sentirsi orgogliosi degli innumerevoli contributi che il loro lavoro può concretamente fare per migliorare la vita umana. Questi (contributi) includono un migliore trattamento delle malattie, una migliore educazione, la creazione di macchine con sempre più sofisticata capacità di elaborazione delle informazioni e nuove intuizioni circa arcaici misteri umani come la natura della mente e del sé.
Ma c'è anche un lato oscuro delle neuroscienze. Come ogni ramo della conoscenza, può essere usata a fin di bene o a scopi malvagi. Eppure i neuroscienziati sembrano spesso essere inconsapevoli dei potenziali rischi e dei pericoli di questo campo dello scibile umano.
Guerre di aggressione e metodi interrogatori coercitivi come la tortura sono due egregie maniere per minacciare e danneggiare la vita umana. Ciò non è solamente immorale, è anche espressamente vietato dalle leggi nazionali ed internazionali. Durante il processo di Norimberga, in seguito alla sconfitta della Germania nazista, la guerra di aggressione fu giudicata, non solo come un crimine internazionale, ma come il “crimine internazionale supremo”. La prevenzione delle guerre fu una delle ragioni principali che portò alla creazione delle Nazioni Unite.
La neuroscienza può essere impiegata sia nelle guerre di aggressione che nelle tecniche interrogatorie coercitive. Contributi potenziali alla guerra di aggressione includono agenti farmaceutici che migliorano l'efficacia e le prestazioni degli eserciti o che danneggiano le truppe avversarie. Inoltre, la guerra è sempre più dipendente dall'impiego di robot, come ad esempio il MQ-9 Reaper (il mietitore ...!!!), drone aereo senza pilota utilizzato in Afghanistan e altrove.
Dei robot con autonomia di movimento, percezione, decisione e capacità di uccidere autonomamente sono in procinto d' uso, come ci illustra il cronista di scienze politico-militari Peter W. Singer nel suo libro: “ Cablato per la guerra”. I contributi della neuroscienza su questo progetto riguardano il sistema motorio, la percezione sensoriale, l'apprendimento e altre caratteristiche della robotica.
Anche i potenziali contributi della neuroscienza alla tortura sono lampanti; includono la creazione di droghe che causano dolori atroci, ansia e/o fiducia incondizionata, così come la manipolazione o la disattivazione focalizzata del cervello.
Comincia a circolare, fra i neuroscienziati di tutto il mondo, un appello con lo scopo di creare una maggiore consapevolezza del potenziale lato oscuro della neuroscienza. Ciò significa impegnarsi in due cose:
primo, rendersi conto delle possibili applicazioni che possono violare i diritti umani e le leggi internazionali;
secondo, agire in accordo a tali leggi e diritti rifiutandosi di partecipare in applicazioni illegali e immorali della neuroscienza.
I firmatari di tale appello  etico si impegnano ad agire responsabilmente in obbedienza alla legge e alla morale.Una volta raccolte le firme, le organizzazioni neuroscientifiche, come la “Federazione Europea di Neuroscienza” e la “Società per la Neuroscienza”, saranno chiamate a modificare i loro statuti etici per vietare la partecipazione nelle applicazioni “oscure” della neuroscienza.
Appelli simili e petizioni sono stati sottoscritti da scienziati di altre discipline. La maggior parte dei membri della “Associazione Americana degli Psicologi”ha firmato una petizione dichiarando che “ la psicologia non può e non deve operare in settori dove le persone sono detenute, o in violazione delle leggi internazionali (e.g. La convenzione ONU contro la tortura e la convenzione di Ginevra ) o della costituzione americana". Gli organi direttivi della “Associazione Americana dei Medici” e la “Associazione Americana degli Psichiatri” condanna la partecipazione alle torture.
Molti antropologi hanno firmato un appello rilasciato dal Network degli antropologi preoccupati circa la tristemente nota “guerra al terrore” condotta dagli Stati Uniti; l'appello dichiara che “ gli antropologi devono astenersi dall'assistenza dei militari USA durante combattimenti, turture, interrogatori e consigli tattici".
A differenza di psicologi, fisici o antropologi, i neuroscienziati difficilmente forniscono assistenza diretta alle forze combattenti, alla guerra di aggressione o alle torture. Tuttavia essi forniscono gli strumenti atti a realizzare tali fini e questo atto è comunque accessorio al crimine.
Le opinioni possono variare su come una data applicazione costituisca poi la tortura e su quando una guerra possa definirsi di aggressione. Possiamo farci guidare dalle leggi internazionali, così come enunciate nella Carta delle Nazioni, la convenzione di Ginevra e la Convenzione contro le torture. La guerra di aggressione, ad esempio, è definita semplicemente come una guerra non a scopo di autodifesa e nella quale non sono stati attuati tutti i metodi per risolvere un conflitto o una controversia prima di cominciare la guerra.
Le opinioni divergono in special modo sul concetto di guerra di aggressione, ma l'appello impegna semplicemente i firmatari, una volta che si è convinti dell'aggressività della guerra, a rifiutarsi di fornire al governo strumenti addizionali per la conduzione della guerra.
Firmare tale appello non fermerà certo le guerre di aggressione o la violazione dei diritti umani. E nemmeno l'uso della neuroscienza a tali scopi. Ma, firmando, i neuroscienziati contribuiranno a rendere tali applicazioni meno accettabili.
L'appello-impegno fornisce alla neuroscienza la possibilità di allearsi con altre professionalità per un passaggio dal militarismo e dalla violenza verso una cultura di pace e di rispetto della vita umana.
I professionisti e le rispettive organizzazioni hanno una speciale responsabilità a riguardo, poiché sono membri di una rispettata elite con conoscenze e influenze.
Il nostro obbiettivo come neuroscienziati ed esseri umani deve essere la creazione di una cultura che incoraggi le applicazioni che migliorano la vita umana e dissuada dal danneggiarla.
Se sei un neuroscienziato e sei in accordo con quanto enunciato, firma l'appello!

Curtis Bell è un neuroscienziato e “ Senior Scientist Emeritus” della “ Health and Science University in Portland”. L'appello può essere sottoscritto a: tinyurl.com/neuroscientistpledge