Una Salvazione solitaria che lasci il mondo alla sua sorte m'è quasi disgustosa. Sri Aurobindo
SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI
martedì 30 ottobre 2012
domenica 28 ottobre 2012
venerdì 19 ottobre 2012
Hawking, Escher e il multiverso --- Hawking's 'Escher-verse' could be theory of everything
-->
Stephen Hawking ha elaborato un modello descrittivo dell' universo che porterebbe a pensare che la geometria universale sia uguale alle immagini sbalorditive di M. C. Escher
Stephen Hawking ha elaborato un modello descrittivo dell' universo che porterebbe a pensare che la geometria universale sia uguale alle immagini sbalorditive di M. C. Escher
L' universo potrebbe avere la stessa
surreale geometria dei “mondi escheriani”; questa è la
conclusione di uno studio del più famoso scienziato vivente al
mondo, Stephen Hawking dell' Università di Cambridge.
La scoperta farà piacere ai fan
dell'artista olandese M. C. Escher, ma la squadra di Hawking sostiene
che tale studio fornisce un modo per conciliare le esigenze
geometriche della teoria delle stringhe, una proto-teoria del tutto,
con l'universo osservabile.
I loro calcoli si basano su una
distorsione matematica sinora considerata impossibile. Se “ha le
gambe”, il modello descrittivo potrebbe spiegare come l'universo
emerse dal big-bang e unificare teoria gravitazionale e meccanica
quantistica.
“Abbiamo una nuova via per costruire
modelli della teoria delle stringhe del nostro mondo,” afferma
Thomas Hertog, collega di Hawking, del “Institute for Theoretical
Physics at the Catholic University of Leuven” (KUL), in Belgio.
A giudicare dalle apparenze, l'idea che
le immagini di Escher possano descrivere la configurazione dell'
universo sembra in contraddizione con quanto conosciuto sinora.
Le immagini in questione sono
tassellazioni, disposizioni di forme ripetute, come le figure ad
incastro di pipistrelli e angeli visibili nel quadro Circle Limit IV.
Pur essendo piatte, queste immagini fungono da “proiezioni” di
una geometria alternativa chiamata “spazio iperbolico”, allo
stesso modo di come una mappa piatta del mondo rappresenta il globo
terrestre. Ad esempio, sebbene i pipistrelli nella proiezione piana
sembrano restringersi esponenzialmente verso i bordi, nello spazio
iperbolico sono tutti della medesima grandezza. Queste distorsioni
nella proiezione derivano dal fatto che lo spazio iperbolico non può
essere “appiattito”. Assomiglia invece ad una curva, un paesaggio
sinuoso di colline in forma di sella.
E' anche in espansione a ritmo
crescente, a causa di una misteriosa entità chiamata “energia
oscura”. Non sappiamo cosa sia l'energia oscura ne da dove
scaturisca, ma il linguaggio matematico fornito dalla teoria della
relatività generale ha modo di descrivere questa espansione
accelerata. Aderendo alla costante – nota come costante cosmologica
– nelle equazioni della relatività-generale l'espansione
dell'universo continua all' infinito, ma solo se la costante ha segno
positivo. Sinora, dicendo che viviamo in un universo in continua
espansione è lo stesso che dire che il nostro universo ha una
costante cosmologica positiva.
Restano, comunque, alcuni problemi in
sospeso. La relatività-generale riguarda l'aspetto dell'universo ma
non può descrivere il big-bang. Nè può unire la gravità, che
opera su larga scala, con la meccanica quantistica, che opera su
scale molto piccole.
La teoria delle stringhe, frattanto,
offre un bellissimo quadro completo della storia dell'universo e
connette la gravità alla meccanica quantistica – ma si adatta
maggiormente ad un universo a curvatura negativa, geometria
escheriana con costante cosmologica negativa.
Ciò lascia ai fisici un profondo
abisso da attraversare: da una parte c'è un universo che funziona,
ma manca una teoria completa, dall'altra una teoria completa che non
descrive l'universo attuale.
Adesso, Hawking, Hertog e James Hartle
dell' University of California, Santa Barbara, propongono un ponte.
Hanno trovato un modo per produrre universi in espansione
esponenziale, utilizzando una costante cosmologica negativa. Ciò
significa che la teoria delle stringhe, nonostante tutto, può
descrivere l'universo osservabile. La proposta nasce da un' idea che
Hawking e Hartle ebbero negli anni ottanta per aggirare le lacune
della relatità-generale riguardanti il cercare di rappresentare
un'immagine della cosmologia quantistica.
Nella meccanica quantistica, una
sola equazione, detta funzione d'onda, descrive tutti gli stati
possibili in cui può trovarsi un oggetto quantistico, e assegna ad
ognuno di essi una certa probabilità. Hawking e Hartle cercano una
simile funzione d'onda che possa generare la probabilità di vari
universi sorti dal big-bang. Essa descriverà tutti gli universi
possibili che avrebbero potuto essere – compresi quelli ove il
sistema solare non si è mai formato, o in cui la vita potrebbe
essersi evoluta in modo diverso.
Nei trent'anni passati, Hawking e
Hartle hanno forzato una costante cosmologica positiva nella loro
funzione d'onda, perchè ritenuto necessario. Ma ciò significava
sacrificare la precisione: semplicemente non potevano che ottenere
universi rappresentanti una goffa approssimazione della realtà.
L'ago della bilancia
I teorici delle stringhe sono stati
anche alle prese con universi con costante cosmologica positiva, che
tendono all'instabilità. Costruire tali sistemi è un po' come
cercare di bilanciare una matita sulla punta: potrebbe funzionare per
un po', ma lo stato massimo di stabilità energetica della matita è
quando giace piatta sul tavolo, e alla fine quindi cadrà. La
versione di maggior successo della teoria delle stringhe sarebbero
piuttosto a loro agio in una realtà escheriana.
“ La teoria delle stringhe con
costante cosmologica negativa funziona molto meglio,” dice Hertog.
Ma l'ultimo lavoro di hawking
suggerisce che questo presunto difetto potrebbe in realtà essere la
cosa che salda la teoria delle stringhe alla realtà. In un documento
pubblicato on-line, Hawking ed i suoi colleghi descrivono come hanno
prodotto una pletora di universi da funzioni d'onda con costante
cosmologica negativa, alcuni dei quali in espansione accelerata
(arxiv.org/abs/1205.3807).
“Alcuni di questi universi sono in
accelerazione, proprio come il nostro universo,” afferma Hertog. “
E' emerso che lo stato quantistico comprende entrambi i tipi di
universi, automaticamente.” Per una determinata funzione d'onda,
questi universi in espansione e accelerazione addirittura risultano
essere i più probabili.
La chiave di questa intuizione è stato
il riconoscere che gli universi generati dalla funzione d'onda
utilizzata dal team di studiosi potrebbero evolversi assomigliando
parecchio ad una particolare formulazione della teoria delle
stringhe, postulata da Juan Maldacena dell' “ Institute for
Advanced Study, Princeton, New Jersey nel
1997(arxiv.org/abs/hep-th/9711200).”
C'era connessione matematica, una connessione molto elegante,”
sostiene Hertog.
Una volta individuata questa
connessione alla loro funzione d'onda, la squadra di Hawking ha
deciso di provare a cucirle insieme, scrivendo una nuova funzione
d'onda a costante cosmologica negativa. Ciò consente di prendere in
prestito il meraviglioso quadro matematico completo dell'universo
fornito dalla teoria delle stringhe per produrre universi in
espansione accelerata.
mercoledì 10 ottobre 2012
L'uomo non ha la minima importanza per l'Universo
di Robert Sheckley
[...]si accostò alla radio e cominciò
a chiamare i suoi avamposti per farli rientrare al campo base.
Aveva la sensazione che stesse per
accadere qualcosa, e il tornado che scoppiò mezz'ora dopo non lo
colse completamente di sorpresa. Riuscì a far salire la maggior
parte dei suoi uomini nelle astronavi prima che la città di tende
fosse spazzata via.
Lerner entrò nel quartier generale
provvisorio che Morrison aveva installato nella propria nave, accanto
alla cabina-radio. -Che cosa succede?- chiese.
- Glielo dico subito – rispose
Morrison, - una catena di vulcani spenti è in eruzione a dieci
miglia da qui, e il nostro osservatorio meteorologico annuncia
l'arrivo di un' ondata gigantesca che sommergerà metà di questo
continente. Qui non dovremmo avere terremoti, ma immagino abbia
sentito anche lei le prime scosse. E questo è solo il principio...
- Ma che cos'è? - gridò Lerner. -
Che cosa succede? Perché?
- E' in contatto con la Terra? -
chiese Morrison all'operatore.
- Tento ancora.
Rivera entrò di corsa. - Ancora due
squadre e siamo a posto – annunciò.
- Quando saranno tutti a bordo mi
avverta.
- Che cosa sta succedendo? - urlò
Lerner.
- Sento qualcosa – disse l'operatore
radio. - forse sono loro...
- Morrison – urlò Lerner. - Mi vuoi
spiegare?
- Io non so spiegarlo – disse
Morrison. - E' una cosa troppo grossa per me. Ma Dengue avrebbe
saputo.
Morrison chiuse gli occhi e immaginò
Dengue, in piedi davanti a lui, che raccontava una delle sue storie:
“ Sentite la storia del mollusco
sapiente del pianeta. C'era un mollusco che, persuaso d'essere nato
“sapiens” e reputandosi quindi superiore a tutto, si credette in
dovere di cambiare completamente la natura del mondo dov'era nato:
distruggendo senza pietà gli altri animali e le piante, appestando
la Terra di enormi città, nascondendo l'erba sotto distese
d'asfalto e di cemento, inquinando il mare e avvelenando persino
l'aria.
“Dopodiché, o perché fosse
soddisfatto del risultato, o – più probabilmente – perché il
proprio pianeta gli sembrasse ormai inabitabile, partì all'attacco
di altri mondi. E lì, continuando a moltiplicarsi senza freno,
ricominciò coi suoi soliti sistemi a “domare la natura”.
“Ora, la natura è vecchia, e lenta,
e paziente, ma alla fine, inevitabilmente, si stancò del
presuntuoso mollusco e delle sue imprese. E così venne il giorno in
cui un grande pianeta, sentendosi pungere la pelle, s'irritò contro
il mollusco e lo respinse, lo scrollò via, lo sputò fuori.
“Quel giorno il mollusco sapiente
comprese con meraviglia di aver vissuto la sua breve vita all'ombra
tollerante di forze a lui del tutto ignote; e cominciò anche a
capire – ma forse troppo tardi – che la sua sopravvivenza o la
sua estinzione non avevano per l'Universo la minima importanza...”.
- Che significa tutto questo? - chiese
Lerner.
- Credo che il pianeta non ci voglia
più – disse Morrison. - Credo che ne abbia abbastanza.
- La Terra! - gridò l'operatore. - ci
parli lei, Morrison.
- Shotwell? Senta, non possiamo
restare – disse Morrison nel ricevitore. - Sto facendo imbarcare i
miei uomini finché siamo in tempo. Non posso spiegarle, ora. Non so
neppure se riusciremo...
- Il pianeta non può essere usato in
nessun modo?
- Niente da fare. Spero che questo non
comprometta la posizione della ditta...
- Al diavolo la posizione della ditta
– grido Shotwell. - Il fatto è che... Lei non sa cosa sta
succedendo qui, Morrison. Si ricorda del nostro cantiere nel Gobi?
Una rovina completa, un disastro. E
non siamo i soli. Non so, non capisco più niente, Mi scusi, ma da
quando l'Australia è sprofondata...
- Cosa?
- Si, sprofondata, inghiottita, le
dico. E ora i terremoti stanno ricominciando da questa parte. E' il
caos, Morrison, non sappiamo più cosa fare...
- Ma Marte? Venere? I pianeti di Alpha
Centauri?
- E' lo stesso dappertutto. Ma non può
essere finita, vero, Morrison? Voglio dire, l'umanità...
- Pronto! Pronto! - gridò Morrison. -
Che è successo? - chiese.
- Hanno interrotto – disse
l'operatore. - Tenterò di nuovo.
- Lascia perdere – disse Morrison.
In quel momento Rivera piombò nella cabina.
- Tutti gli uomini sono imbarcati –
disse. - I portelli sono chiusi. Siamo tutti pronti per partire,
signor Morrison.
Guardavano lui. Morrison si abbandonò
nella poltrona e sorrise stancamente.
- Siamo pronti – disse. - Ma per
andare dove?
sabato 6 ottobre 2012
L'Italia pronta al suicidio agricolo col grano OGM
In Italia arriva il mais OGM e al Nord semineranno il MON810 nel 2013
EU sides with Monsanto in 'GMO Cancer Corn' word war
Mentre la Russia blocca le importazioni di grano ogm della Monsanto in quanto ritenuto tossico,
l' europa (l'Italia) boccia lo studio francese che bolla gli ogm come tossici e accoglie a borse aperte i prodotti Monsanto.
Basterebbe constatare il fallimento totale degli ogm, sia vegetali che animali, ad esempio in India, dove il cotone ogm ha pienamente fallito causando oltre 300.000 suicidi tra le popolazioni contadine a causa del mancato mirabolante raccolto promesso.
Le piante e gli animali ogm si ammalano e hanno molti più problemi di quelli naturali, senza dimenticare che questo grano ha bisogno dei neonicotinoidi...
La Germania aveva da tempo congelato l'importazione del grano mon810, in quanto ritenuto tossico per l'uomo e l'ambiente...
La politica agricola europea dunque, dopo aver vietato l'uso e la vendita dei semi tradizionali (quelli tramandati di padre in figlio da generazioni) si genuflette alle multinazionali ogm: carestia e depopolazione: non vedo altra logica in tutto ciò, oltre al sibilante dio danaro... la arcinota decrescita, già!
mercoledì 3 ottobre 2012
Alimurgia : Le erbe spontanee come risorsa alimentare
tratto da:
le piante alimurgiche, le piante spontanee di uso alimentare nel Territorio Etneo - del Dipartimento di Botanica Università degli Studi di Catania
L'uso delle verdure spontanee quali fonte di sostentamento, soprattutto per le popolazioni rurali, non è limitato solo al territorio etneo, ma è diffuso anche nelle altre regioni del nostro Paese.
Sull'utilità delle erbe commestibili si hanno ampie tradizioni orali e diverse testimonianze scritte; la prima pubblicazione che affronta l'argomento sotto il profilo scientifico è quella del medico fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti e risale al 1767. L'opera tratta i rimedi mediante i quali le popolazioni, ricorrendo all'uso dei prodotti spontanei della terra e principalmente delle verdure, riuscivano a sfamarsi durante le carestie (era appena passata quella del 1764), le pestilenze, le guerre, le calamità naturali, eventi, questi, che impedivano lo svolgimento delle normali pratiche agricole. L'opera dal titolo De alimenti urgentia e sottotitolo Alimurgia, ossia modo di rendere meno gravi le carestie, proposto per il sollievo dei popoli, introduce la locuzione alimurgia dalla quale deriva il termine fitoalimurgia che, ancora oggi, designa lo studio delle piante a scopo gastronomico e che deriva da tre vocaboli greci, phytón = pianta, alimos = che toglie la fame ed ergon = lavoro, attività.
Dopo TARGIONI-TOZZETTI (1767), diversi ricercatori si sono occupati di fitoalimurgia; tralasciando quelli dell'Ottocento, nel nostro secolo e particolarmente in coincidenza con le due guerre mondiali e l'autarchia fascista, segnaliamo MATTIROLO (1918), RICCARDO (1921) e ARIETTI (1941). Inoltre, in relazione alla crisi socioeconomica collegata alla seconda guerra mondiale, il prof. A. Tukakov ha redatto una carta fitoalimurgica dell'Istria e dell'Illiria per aiutare le popolazioni locali a superare, con le piante spontanee, le notevoli difficoltà alimentari dovute principalmente alle ristrettezze economiche (LANZANI ABBÀ, 1960). E' interessante sottolineare che, durante l'ultimo conflitto, le truppe statunitensi sbarcate in Italia disponevano di un manuale di fitoalimurgia, approntato da una commissione di botanici americani, da utilizzare come prontuario di sopravvivenza. Nello stesso periodo di stretta sussistenza, anche le nostre popolazioni locali, a prescindere dall'apporto scientifico di questa disciplina, della quale sconoscevano anche il nome, andavano per le campagne a raccogliere le verdure più impensabili per rifornire la parca mensa. Furono recuperate le più antiche tradizioni fitoalimurgiche locali, ad esempio, l'uso alimentare del Mazzacani (Carlina hispanica Lam.) e della Cicerchia (Lathyrus articulatus L.), e ne furono sperimentate altre, importate dagli sfollati provenienti da altre regioni, come la commestibilità dei Guddizzuni (Arctium lappa L.).
L'impiego alimentare delle verdure spontanee è una pratica diffusa in tutta l'Italia (ALIOTTA, 1987), ma la scelta delle piante può variare nei diversi distretti regionali; mentre alcune specie sono ritenute mangerecce su tutto il territorio nazionale, ad esempio il Caccialepre (Reichardia picroides (L.) Roth), altre, invece, vengono raccolte e consumate solo all'interno di delimitate aree geografiche (GULINO, 1984).
Nel territorio etneo, se da un lato si consumano specie la cui valutazione di commestibilità è esclusiva, dall'altro vi sono piante che nessuno raccoglie, pur essendo ritenute eduli in altre regioni italiane (CORSI e PAGNI, 1979a; ALIOTTA, 1987; MANZI, 1987); fra le prime citiamo il Cavolicello (Brassica fruticulosa Cyr.), la Bellavedova (Hermodactylus tuberosus (L.) Salisb.), il Guado (Isatis tinctoria L.), la Bacchetta del re (Asphodeline lutea (L.) Rchb.), la Salsapariglia (Smilax aspera L.), la Barbatella (Tolpis quadriaristata Biv.) e la Carlina spagnola (Carlina hispanica Lam.). Fra le seconde, invece, menzioniamo le piante qui appresso indicate con i loro nomi dialettali etnei, volgari e scientifici:
Nell'Italia centro-settentrionale, ad esempio, la Fedia cornucopiae (L.) Gaertner, detta Piede di gallina, è considerata la "regina delle insalate" (CORBETTA, 1991), mentre sull'Etna, dove pure forma copiose popolazioni, nessuno la utilizza come alimento, tant'è che non possiede alcun nome dialettale.
Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato: non più necessità alimentare, ma puro interesse per i prodotti naturali. Durante gli ultimi anni, diversi studiosi, quali FRANKE (1985), SOUCI (1986) e FRITZ (1989), hanno evidenziato che le verdure spontanee contengono elevate concentrazioni di sali minerali, proteine, un alto tasso di vitamine A e C e notevoli percentuali di fibre, in quantità maggiori rispetto agli ortaggi coltivati. Per queste proprietà esse risultano utili a integrare e migliorare l'alimentazione, al giorno d'oggi particolarmente ricca di cibi a base di carne e di piatti elaborati che favoriscono l'insorgenza delle cosiddette malattie del benessere (arteriosclerosi, obesità, ecc.). L'introduzione nella dieta di prodotti naturali, quali le verdure, così ricchi di fibre e di principi nutritivi ridurrebbe la richiesta, nelle farmacie e nelle erboristerie, di correttivi alimentari, più o meno artefatti, primi fra tutti i cosiddetti ispessenti (prodotti a base di fibre vegetali come ad esempio la comune crusca).
Le conoscenze fitoalimurgiche rendono, inoltre, possibile l'individuazione e la conservazione dell'enorme potenziale genetico (germoplasma) delle specie spontanee. In un'epoca nella quale i processi di selezione artificiale sono orientati verso poche cultivar merceologicamente produttive ed imposte dalla strategia di mercato, la salvaguardia di tale patrimonio assume un ruolo di estrema importanza. A proposito dei rischi della monocoltura, diversi agronomi del nostro Paese, fra cui BIANCO e PIMPINI (1990) e BRANCA (1991), stanno svolgendo accurati studi fitoalimurgici al fine di individuare le verdure spontanee che manifestino potenzialità alimentari, in modo da poter trarre nuove forme orticole e produrre miglioramenti genetici (maggiore rusticità, maggiore resistenza alle malattie) nelle attuali varietà di ortaggi, mediante incroci con le specie spontanee botanicamente affini; risultati soddisfacenti, ad esempio, sono già stati ottenuti nel pomodoro (Lycopersicon esculentum Miller).
Consulta le schede delle piante alimurgiche etnee
Piante alimurgiche del Veneto
Piante alimurgiche Lombardia
P.S.: Gli elenchi delle piante non sono completi ma utili
le piante alimurgiche, le piante spontanee di uso alimentare nel Territorio Etneo - del Dipartimento di Botanica Università degli Studi di Catania
L'uso delle verdure spontanee quali fonte di sostentamento, soprattutto per le popolazioni rurali, non è limitato solo al territorio etneo, ma è diffuso anche nelle altre regioni del nostro Paese.
Sull'utilità delle erbe commestibili si hanno ampie tradizioni orali e diverse testimonianze scritte; la prima pubblicazione che affronta l'argomento sotto il profilo scientifico è quella del medico fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti e risale al 1767. L'opera tratta i rimedi mediante i quali le popolazioni, ricorrendo all'uso dei prodotti spontanei della terra e principalmente delle verdure, riuscivano a sfamarsi durante le carestie (era appena passata quella del 1764), le pestilenze, le guerre, le calamità naturali, eventi, questi, che impedivano lo svolgimento delle normali pratiche agricole. L'opera dal titolo De alimenti urgentia e sottotitolo Alimurgia, ossia modo di rendere meno gravi le carestie, proposto per il sollievo dei popoli, introduce la locuzione alimurgia dalla quale deriva il termine fitoalimurgia che, ancora oggi, designa lo studio delle piante a scopo gastronomico e che deriva da tre vocaboli greci, phytón = pianta, alimos = che toglie la fame ed ergon = lavoro, attività.
Dopo TARGIONI-TOZZETTI (1767), diversi ricercatori si sono occupati di fitoalimurgia; tralasciando quelli dell'Ottocento, nel nostro secolo e particolarmente in coincidenza con le due guerre mondiali e l'autarchia fascista, segnaliamo MATTIROLO (1918), RICCARDO (1921) e ARIETTI (1941). Inoltre, in relazione alla crisi socioeconomica collegata alla seconda guerra mondiale, il prof. A. Tukakov ha redatto una carta fitoalimurgica dell'Istria e dell'Illiria per aiutare le popolazioni locali a superare, con le piante spontanee, le notevoli difficoltà alimentari dovute principalmente alle ristrettezze economiche (LANZANI ABBÀ, 1960). E' interessante sottolineare che, durante l'ultimo conflitto, le truppe statunitensi sbarcate in Italia disponevano di un manuale di fitoalimurgia, approntato da una commissione di botanici americani, da utilizzare come prontuario di sopravvivenza. Nello stesso periodo di stretta sussistenza, anche le nostre popolazioni locali, a prescindere dall'apporto scientifico di questa disciplina, della quale sconoscevano anche il nome, andavano per le campagne a raccogliere le verdure più impensabili per rifornire la parca mensa. Furono recuperate le più antiche tradizioni fitoalimurgiche locali, ad esempio, l'uso alimentare del Mazzacani (Carlina hispanica Lam.) e della Cicerchia (Lathyrus articulatus L.), e ne furono sperimentate altre, importate dagli sfollati provenienti da altre regioni, come la commestibilità dei Guddizzuni (Arctium lappa L.).
L'impiego alimentare delle verdure spontanee è una pratica diffusa in tutta l'Italia (ALIOTTA, 1987), ma la scelta delle piante può variare nei diversi distretti regionali; mentre alcune specie sono ritenute mangerecce su tutto il territorio nazionale, ad esempio il Caccialepre (Reichardia picroides (L.) Roth), altre, invece, vengono raccolte e consumate solo all'interno di delimitate aree geografiche (GULINO, 1984).
Nel territorio etneo, se da un lato si consumano specie la cui valutazione di commestibilità è esclusiva, dall'altro vi sono piante che nessuno raccoglie, pur essendo ritenute eduli in altre regioni italiane (CORSI e PAGNI, 1979a; ALIOTTA, 1987; MANZI, 1987); fra le prime citiamo il Cavolicello (Brassica fruticulosa Cyr.), la Bellavedova (Hermodactylus tuberosus (L.) Salisb.), il Guado (Isatis tinctoria L.), la Bacchetta del re (Asphodeline lutea (L.) Rchb.), la Salsapariglia (Smilax aspera L.), la Barbatella (Tolpis quadriaristata Biv.) e la Carlina spagnola (Carlina hispanica Lam.). Fra le seconde, invece, menzioniamo le piante qui appresso indicate con i loro nomi dialettali etnei, volgari e scientifici:
Nome
dialettale
|
Nome
volgare
|
Nome
scientifico
|
Ainisca
|
Farinaccio
|
Chenopodium
album L.
|
Ardica
|
Ortica
|
Urtica
dioica L.
|
Erba
di ventu
|
Parietaria
|
Parietaria
officinalis L.
|
Ruvettu
|
Rovo
|
Rubus
ulmifolius Schott
|
Paparina
|
Papavero
|
Papaver
rhoeas L.
|
Ciuri
di majo
|
Ingrassabuoi
|
Chrysanthemum
coronarium L.
|
Guddizzùni
|
Bardana
|
Arctium
lappa L.
|
Nell'Italia centro-settentrionale, ad esempio, la Fedia cornucopiae (L.) Gaertner, detta Piede di gallina, è considerata la "regina delle insalate" (CORBETTA, 1991), mentre sull'Etna, dove pure forma copiose popolazioni, nessuno la utilizza come alimento, tant'è che non possiede alcun nome dialettale.
Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato: non più necessità alimentare, ma puro interesse per i prodotti naturali. Durante gli ultimi anni, diversi studiosi, quali FRANKE (1985), SOUCI (1986) e FRITZ (1989), hanno evidenziato che le verdure spontanee contengono elevate concentrazioni di sali minerali, proteine, un alto tasso di vitamine A e C e notevoli percentuali di fibre, in quantità maggiori rispetto agli ortaggi coltivati. Per queste proprietà esse risultano utili a integrare e migliorare l'alimentazione, al giorno d'oggi particolarmente ricca di cibi a base di carne e di piatti elaborati che favoriscono l'insorgenza delle cosiddette malattie del benessere (arteriosclerosi, obesità, ecc.). L'introduzione nella dieta di prodotti naturali, quali le verdure, così ricchi di fibre e di principi nutritivi ridurrebbe la richiesta, nelle farmacie e nelle erboristerie, di correttivi alimentari, più o meno artefatti, primi fra tutti i cosiddetti ispessenti (prodotti a base di fibre vegetali come ad esempio la comune crusca).
Le conoscenze fitoalimurgiche rendono, inoltre, possibile l'individuazione e la conservazione dell'enorme potenziale genetico (germoplasma) delle specie spontanee. In un'epoca nella quale i processi di selezione artificiale sono orientati verso poche cultivar merceologicamente produttive ed imposte dalla strategia di mercato, la salvaguardia di tale patrimonio assume un ruolo di estrema importanza. A proposito dei rischi della monocoltura, diversi agronomi del nostro Paese, fra cui BIANCO e PIMPINI (1990) e BRANCA (1991), stanno svolgendo accurati studi fitoalimurgici al fine di individuare le verdure spontanee che manifestino potenzialità alimentari, in modo da poter trarre nuove forme orticole e produrre miglioramenti genetici (maggiore rusticità, maggiore resistenza alle malattie) nelle attuali varietà di ortaggi, mediante incroci con le specie spontanee botanicamente affini; risultati soddisfacenti, ad esempio, sono già stati ottenuti nel pomodoro (Lycopersicon esculentum Miller).
Consulta le schede delle piante alimurgiche etnee
Piante alimurgiche del Veneto
Piante alimurgiche Lombardia
P.S.: Gli elenchi delle piante non sono completi ma utili
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