Una Salvazione solitaria che lasci il mondo alla sua sorte m'è quasi disgustosa. Sri Aurobindo
SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI
venerdì 30 marzo 2012
giovedì 29 marzo 2012
Omaggio ad Angelo Quattrocchi: come e perchè difendersi dalla TV
"Non v'è naturalmente, motivo perchè il nuovo totalitarismo debba rassomigliare all'antico. Governare con i manganelli ed i plotoni di esecuzione, con la carestia provocata artificialmente, con gli imprigionamenti di massa e la deportazione in massa non è meramente disumano... ma è, si può dimostrare, inefficace, e in un'era di tecnologia avanzata l'inefficienza è peccato contro lo Spirito Santo. Uno stato totalitario realmente efficiente è quello in cui l'onnipossente potere esecutivo dei capi politici e la loro armata di dirigenti controllano un popolo di schiavi su cui non è necessario esercitare coercizioni, perchè essi amano la loro schiavitù. Far sì che la amino è il compito assegnato..."
Aldows Huxley - Brave New World, 1932 Questo libro ha uno scopo, uno solo.
Quella di convincervi che la TV, troppa TV, fa male, a voi e ai vostri figli.
Che la TV è una droga.
E darvi qualche suggerimento per disintossicarvi.
Perchè questo è, in sostanza, la TV: un bombardamento quotidiano che inquina la vostra mente, vi impedisce di pensare da voi stessi, per voi stessi.
Il suo potere è immenso, potere di condizionare la vostra vita quotidiana con la sua presenza, di influenzare il vostro comportamento, con la pubblicità.
I dati, agghiaccianti, li avete davanti a voi ogni giorno. Milioni di famiglie tengono accesa la TV da mattina a sera.
Milioni l'accendono quando arrivano a casa dal lavoro, o per il telegiornale, e la spengono quando vanno a letto.
10 milioni di bambini ne vedono tre ore e più al giorno rovinandosi gli occhi, riempendosi la mente, e il cuore, di robaccia inutile, quando non dannosa al loro equilibrio, alla loro crescita.
E' così inevitabile?
No, se vi fermate a pensarci sopra, se riflettete sui danni che la troppa TV arreca a grandi e piccini.
Se decidete di passare da teledipendente, da drogato, a semplice, sensato teleutente, migliorando così (speriamo) la vostra vita e quella dei vostri figli.
Angelo Quattrocchi
DIFENDERSI DA COSA?
Sullo schermo non c'è nessuna immagine
Sullo schermo non c'è nessuna immagine: quel che vediamo è solo lo scintillio fosforescente di 300mila puntini luminosi che si accendono e si spengono in rapidissima successione 35 volte al secondo, dando vita alle ombre.
...
L'accendersi e lo spegnersi di 300mila puntini luminosi, di cui non abbiamo coscienza per via della velocità estrema del movimento provoca un 'effetto di scinitllazione' simile a quello della luce al neon. Si era pensato che non avesse effetti su di noi, ma ne ha, e come!
Effetti fisici: stanchezza, emicranie, e, in casi estremi, epilessia da TV.
Effetti psichici: primo fra tutti la 'trance' ipnotica che sta alla base della sua attrazione, e fa della TV una droga vera e propria.
Come fa la TV a catturarci?
Come fa la TV a catturarci, a tenerci legati a sé?
E' la grande quantità di movimento presente sullo schermo che ci attira, e gli dà un potere ipnotico. E poi la velocità con la quale si passa da un'immagine all'altra. Provate a contare le immagini che vi passano davanti, e sarete strabiliati: cambiano ogni 10 secondi, nei programmi più lenti, ogni 5/6 nei più veloci, e ogni 2/3 secondi nella pubblicità e nei cartoons. Da lì la forza d'attrazione della pubblicità sui bambini, che amano il movimento più delle parole.
Noi, nella vita, non smettiamo mai di pensare
Noi, nella vita, non smettiamo mai di pensare, lo facciamo automaticamente, è la nostra attività mentale.
Ma quando guardiamo la TV, lei ci riempie di immagini, e non pensiamo più.
Lei non ci dà il tempo per pensare, non ci dà il tempo per elaborare, interpretare quel che vediamo.
E' come ingollare continuamente senza masticare mai.
'Arrivo a casa che sono distrutto/a, troppo stanco/a per leggere, o far davvero qualcosa. Così non faccio altro che accendere la TV, e lei mi ipnotizza. La utilizzo come sedativo'.
La norma è una TV fatta -si dice- per rilassare, calmare, scaricare. In realtà ci inebetisce, ingozzandoci di immagini. E noi andiamo in trance.
Ho una TV perchè certe volte ho bisogno di farmi imbottire da quell'aggeggio. Non devo fare niente, solo piazzarmi davanti. Al resto pensa lui, non devo rispondergli, non devo dargli niente'.
Siete in una stanza semibuia, lo sguardo fisso...
Siete in una stanza semibuia, lo sguardo fisso, vacuo, la bocca semiaperta, a rimpinzarvi di immagini prefabbricate con contorno di musica ad effetto, fatte apposta per tenervi incollati/e all'apparecchio.
Le immagini corrono veloci e voi entrate in uno stato di quasi ipnosi, una trance leggera ma insidiosa, che vi succhia energia, che vi fa il lavaggio del cervello.
Ma forse è quel che volete, se siete un telespettatore incallito, un teledipendente, un drogato.
Volete proprio quella alterazione della coscienza, volete non pensare, volete la TV come una droga.
...
Lo spot è il cuore della TV
E' lo spot, la pubblicità, il cuore vero della TV, perchè è lo spot che paga tutto il resto. I programmi sono fatti perchè restiate incollati allo schermo, giorno dopo giorno, a ingollare gli spot. Se ve rendete conto che questo, e questo solo è la TV, a parte qualche buon programma, allora siete già un bel pezzo avanti, siete pronti per la disintossicazione, per passare dal 'vedere cosa c'è in TV' (perchè avete ormai sgamato che non c'è mai niente, o quasi ) al vedere qualche programma, che veramente vi interessa, se proprio non avete niente di meglio da fare.
La TV ha riportato il medioevo fra noi
La TV ha riportato il medioevo fra noi. Il dio terribile onnipossente del medioevo è ora calato sulla terra, è il dio denaro che si manifesta nei mille e mille prodotti pubblicizzati dalla TV. Un dio che tutto vede con le sue banche, che a tutto provvede con i suoi supermercati-cattedrali. Il piccolo schermo è il suo occhio onnipresente, gli spot le sue messe, le sue litanie, le sue campane.
Gli spettatori, ciascuno inchiodato al suo schermo come il servo della gleba al suo tugurio, silenziosi come i fedeli alle funzioni...
...
La TV ha distrutto riti, miti, feste
I riti e le feste dei secoli scorsi la TV li ha ridotti ad un pastiche di folklore consumista. Il Natale l'ha ridotto a un Santa Claus vestito di rosso con barba bianca, adatto ai supermercati.
Pasque, Ferragosti, altre feste son preannunciate, pubblicizzate, spetttacolarizzate, rese merce da consumare.
L'antico rituale del settimo giorno, quello domenicale, è ormai telesport. Niente è rimasto. Feste e riti sono oramai simulacri, gusci vuoti. Anche il sacro è sparito, inghiottito dal piccolo schermo ingordo, che tutto ha divorato.
...
Siamo diventati più egoisti, menefreghisti, consumisti
E cosa è successo, allo spettatole felice, in questi 30 anni di regno della TV, in Occidente?
E' diventato più solo, meno vicino ai parenti, ai vicini di casa, agli amici. E' diventato più ingordo, più avido, più insofferente, più insicuro. E' diventato più mercenario e più menefreghista.
E' diventato più competitivo, più arrivista, più egoista.
E' diventato più inquieto e aggressivo. In una parola, più cattivo.
Più schiavo di miti di bellezza, richezza e giovinezza che lo schermo gli ha cacciato in testa: sottili elettroniche indistruttibili catene mentali.
...
I nostri figli stanno perdendo l'anima
Claude Allard è uno psicologo dell'infanzia parigino che si è fatto una certa fama perchè, dopo 10 anni di lavoro con i bambini difficili, nella banlieu della capitale, ha scritto un libro intitolato: ' Il bamino macchina: i bambini di domani saranno macchine?'
Il titolo allarmato e allarmante, parla della progressiva atrofizzazione della fantasia dei bimbi, causati dalla TV e dai giochi promossi dalla pubblicità TV.
La sua conclusione:
'I nostri figli stanno perdendo l'anima, e hanno già perso la fantasia. Peggio, il loro cervello è già quasi completamente meccanizzato, e noi nemmeno ce ne accorgiamo, per mancanza di tempo, e, soprattutto, di amore'.
tratto da: Come e perchè difendersi dalla Tv (e difendere i vostri figli) - N. 19/20 di 'Maremma e dintorni' , 1986
lunedì 26 marzo 2012
La Grande Opera
Scegli l'assioma
vola sull' algoritmo
Ciò che ho attorno,
solo l'espressione di un' epoca?
Basi
basilari
per i viaggiatori temporali
imprimi senso al cerchio
non aspettare miraggi
l'immobilismo
mummia dell'anima
grava
greve
sul grave
Per ogni buco nero
vampiro d'energia
un buco bianco
cornucopia dell'essere
Il tempo sembra cambiare
il fulcro resta lo stesso
sei TU
La Grande Opera
all'essere tripolare
spetta di compito far quadrare il cerchio
( dal terzo nasce l'uno quarto)
Mysterious objects at the edge of the electromagnetic spectrum
venerdì 23 marzo 2012
Gli ultimi Apache
fonte immagine: http://www.asianews.it/files/img/TIBET_-_Lhasa_marzo_2008.jpg
tratto da: Gli ultimi Apache di H. Clegg - titolo originale: Geronimo, Apache Warrior- editrice AMZ Milano.- 1961
Era il 17 febbraio 1909 quando Geronimo si spense a Fort Sill. Mancavano solo cinque anni allo scoppio della prima guerra mondiale. Un altro mondo era sorto sopra i resti della grande leggenda ottocentesca americana, un mondo nel quale combattenti come Geronimo potevano considerarsi soltanto dei sopravvissuti. Ora i pellerossa si vedevano al cinematografo, nella rivista, al circo. Lo stesso Geronimo era stato "ripreso" dagli operatori di Thomas Alvas Edison per un breve documentario. Nel suo ultimo viaggio verso l'Est, che era stato un giro di propaganda per una marca di automobili, anche se il vecchio condottiero Apache non se n'era neppure reso conto, gli era toccata un'altra esperienza nuova e straordinaria:
"Fui invitato alla Fiera Campionaria del 1904 a Saint Louis...Una volta i sorveglianti mi portarono in una stanzetta che aveva quattro finestre. Appena ci fummo seduti, la stanzetta cominciò a scivolare sul terreno. Più tardi mi dissero di guardare fuori e quando lo feci mi presi un grosso spavento, perchè vidi che la piccola casa nella quale ci trovavamo si era levata in volo per aria..."
Si trattava di una cabina ruotante d'una grande giostra. Ma Geronimo si rifece della paura con un personale successo di curiosità:
"Per sei mesi di seguito vendetti mie fotografie a venticinque centesimi l'una".
Queste ed altre curiosità furono raccolte da un intraprendente giornalista americano, che convinse Geronimo, nel 1906, a dettargli la storia di tutta la sua vita. Ne uscì un volume molto vivace, che si chiamò appunto Geronimo's Story of His Life, a cura di S. M. Barrett.
Ma non tutti i ricordi del vecchio Apache erano così esilaranti. Vale la pena di riprenderne almeno uno, tragico, senza il quale questo libro non potrebbe dirsi completo. Tanti più che si riferisce a due personaggi che abbiamo visto a fianco di Geronimo sin dal secondo capitolo: i suoi cugini Penna Bianca e Volpe Veloce.
L'episodio è uno dei più sensazionali di tutte le guerre indiane, e probabilmente il più incredibile: eppure è autentico. Se ne danno addirittura diverse versioni. Alcuni storici affermano che esso si è svolto tra le trobù Cheyennes anzichè tra gli Apache. Ma i veri protagonisti furono Penna Bianca e Volpe Veloce.
Bisogna riandare alle ultime scorrerie di Geronimo del 1886: le tribù indiane si arrendevano l'una dopo l'altra al potere dell'esercito americano. Dal Nord era giunta la notizia che anche gli invincibili sakem dei Sioux, Toro Seduto e Nuvola Rossa, stavano per capitolare, e che Cavallo Matto, il grande ribelle, il vincitore del colonnello Custer a Little Big Horn, aveva pagato con la vita la sua sete di libertà.
Ebbene, in queste circostanze, i due guerrieri Penna Bianca e Volpe Veloce, che fino all'ultimo avevano obbedito fedelmente a tutti gli ordini di Geronimo in pace e in guerra, decisero di scindere la loro sorte da quella del loro più celebre cugino. Penna Bianca, che pure aveva fatto da intermediario nelle trattative fra Geronimo e Nelson Miles, rifiutò la resa, e informò Geronimo che non lo avrebbe seguito nelle riserve.
Sono rimaste parzialmente oscurate le ragioni che allora spinsero a tale decisione il vecchio guerriero (Penna Bianca, come del resto Volpe Veloce e lo stesso Geronimo, avevano tutti varcato da un pezzo la cinquantina). Ma forse furono soprattutto l'ira e il desiderio di vendetta per aver veduto cadere, nella battaglia della vallata di Santa Cruz, il fratello Volpe Veloce gravemente ferito. Volpe Veloce, rimasto sul campo dopo il combattimento, era stato considerato morto da Geronimo. Ma, raccolto e curato da alcune donne della tribù, si era rapidamente ripreso e Penna Bianca lo aveva raggiunto nel suo tepee il giorno seguente alla resa di Geronimo al generale Miles.
- I nostri fratelli Mimbreno partono per le lontane contrade che i visi pallidi chiamano riserve - disse Penna Bianca al ferito.
- Ma il mio cuore è troppo colmo d'amarezza perchè io possa seguirli. Questa è la mia terra e non accetterò di allontanarmi da essa, fossi pure l'ultimo Apache vivente.
- Sono con te - disse Volpe Veloce.
- Facciamo nostro il comandamento di Geronimo, ora che egli non lo rispetta più. Quel comandamento diceva: non dare quartiere a nessuno e non domandare pietà a nessuno. Per me esso vale ancora.
- Esso sarà la nostra lancia e il nostro scudo - disse fieramente Penna Bianca.
Trascorsero alcune settimane nel tepee, mentre Volpe Veloce riprendeva gradatamente le forze. Poi lasciarono a cavallo la vallata e mossero in cerca degli Apache rimasti.
Ben pochi ne trovarono. Geronimo era partito con il suo popolo verso quel viaggio di inganni e sotterfugi che già abbiamo raccontato, e che doveva relegarlo infine, anzichè nell'assolata Florida, nel freddo Alabama e poi nell'inospitale Oklahoma dal clima micidiale per gli indiani del Sud. I due fratelli scoprirono, attendati miseramente qua e là, alcuni
nuclei sparsi, privi di cibo, appiedati, in preda allo sconforto. Gli uomini erano poco più di una trentina; un centinaio le donne. Pochissimi i bambini, che la febbre e i digiuni s'incaricavano di falciare senza misericordia.
Ma quegli uomini possedevano delle armi, persino dei fucili, benchè non fossero più disposti a servirsene. Penna Bianca e Volpe Veloce invece se ne servirono ancora contro i bianchi.
Il capitano Crawford, rimasto a presidiare i contrafforti della Sierra Madre dopo l'esodo di Geronimo, vide con stupore che le aggressioni ricominciavano, le imboscate si ripetevano come ai tempi della guerriglia. I depositi viveri venivano saccheggiati quasi ogni notte. I corrals dei cavalli diventavano malsicuri. I misteriosi assalitori non lasciavano traccia di sorta. Erano Apache fantasma. Crawford, imprecando raddoppiava le sentinelle, ma i colpi di mano si rinnovavano inesorabili.
- Come mai queste pattuglie Apache si rendono invisibili? - si chiedeva il capitano. - Dove si nascondono, dove vivono?
Egli pensava di aver di fronte qualche contingente numeroso e ben equipaggiato; la soluzione dell'enigma che lo arrovellava consisteva invece nel fatto che i nemici erano soltanto due. Due indiani, specie due veterani quali Penna Bianca e Volpe Veloce, sanno rendersi praticamente invisibili.
Forse Crawford non avrebbe mai risolto il mistero se non avesse avuto al suo servizio, come esploratori ausiliari, trenta indiani delle antiche tribù Mescaleros. Furono costoro, in passato alleati dei Mimbreno, a scoprire la verità e a informare il capitano delle spericolate imprese dei due ultimi guerrieri Apache.
- Due? - ripetè incredulo l'ufficiale, fissando lo scout Mescalero che aveva alzato indice e medio della mano.
- Penna Bianca, Volpe Veloce - aveva risposto l'esploratore.
Crawford aveva esitato a lungo prima di prendere una decisione. Era un ufficiale molto umano, a sua volta esperto delle cose di frontiera. Sapeva che la fame, più d'ogni altro impulso, induceva i due guerrieri a quei colpi di mano, destinati a procurare un pò di cibo agli altri indiani estenuati e morenti tra le gole della Sierra. Un esercito non può muover guerra a due uomini.
- E' grottesco - disse ad alta voce. - per me la guerra è finita e non voglio riaprirla. Rafforzate ancora le sentinelle ai depositi, mettete dei reticolati, scavate delle buche. Impedite che i saccheggi continuino. Ma non sparate su quei due Apache. Non sarò io - concluse bruscamente, andandosene con le mani affondate nelle tasche - a cancellare dalla faccia della terra gli ultimi rappresentanti di una razza che era qui prima di noi.
Fu obbedito, ma la sua magnanimità non servì a nulla. Gli agguati di Penna Bianca e Volpe Veloce si moltiplicarono. Vi furono dei morti fra le sentinelle. Dal quartier generale un colonnello infuriato chiese un rapporto dettagliato su quegli strani avvenimenti. Crawford cercò di velare i fatti, ma non potè tacerli e così si seppe che da mesi un paio di Apache, letteralmente un paio, conducevano una vera e propria guerra personale contro l'esercito degli Stati Uniti d'America, il quale restava scandalosamente inerte e tollerava la situazione.
Un dispaccio di due righe giunse al capitano Crawford. Gli si concedevano tre giorni di tempo per " eliminare " i selvaggi disturbatori. Il messaggio non diceva cosa sarebbe accaduto in caso contrario, ma Crowford capì che ormai le sue spalline erano attaccate a un filo. Bisognava agire.
Si mise in moto uno squadrone di cavalleria, preceduto delle guide Mescaleros. Sui primi contrafforti della Sierra Madre si apriva un certo numero di grotte naturali, che il capo degli scouts indicò significamente al capitano.
- Là - disse.
Crawford si sentiva vagamente ridicolo. Ma dispose i suoi cavalleggeri in linea di fronte, sciabole sguainate come fossero in procinto di caricare. Poi, con dodici uomini e una bandiera bianca, avanzò a piedi verso le rocce.
Ed ecco apparire di fronte a lui l'armata nemica: Penna Bianca e Volpe Veloce. Erano a cavallo, armati di lancia e di fucile. Vedendoli, tuttavia, Crawford non ebbe più voglia di ridere della grottesca avventura. I due Apache erano sparuti, risecchiti, evedentemente affamati; nè i loro cavalli apparivano in migliori condizioni. All'ingresso delle grotte altre larve umane apparvero sbattendo penosamente le palpebre alla chiara luce del giorno: vecchi e donne Apache. Qualche bambino. Gli ultimi superstiti di un grande popolo.
- Ho l'ordine di trasferirvi nelle riserve - disse il capitano Crawford. - Non vi sarà fatto alcun male e avrete cibo,vestiti, cure per i vostri ammalati. Perciò deponete le armi e seguitemi in pace. Anche per le azioni contro i miei soldati, che hanno avuto luogo negli ultimi tempi, non vi sarà alcun castigo. Aspetterò nella pianura finchè il sole avrà compiuto metà del suo giro nel cielo. Se le mie richieste non saranno ascoltate, darò ordine ai miei cavalleggeri di salire sulla Sierra.
Non ottenne risposta. Gli Apache lo fissavano inerti, immoti, avvolti nei cenci. E le due statue a cavallo che li comandavano non batterono ciglio. I raggi del sole giocavano sulle canne dei due fucili.
Crawford si ritrasse e l'attesa ebbe inizio. Lo squadrone nella pianura, ad un comando del capitano, rinfoderò le sciabole. Poi vi fu solo silenzio e immobilità. Ogni tanti il nitrito d'un cavallo che proprio quel'insolito silenzio rendeva nervoso.
Finalmente gli Apache si mossero. Lentamente, in fila, inciampando sul sentiero, scesero verso il reparto schierato. A un cenno del capitano un sottufficiale li prese in consegna, distribuì a tutti del pane e della carne affumicata, e li avviò verso l'accampamento.
- Ne mancano due - disse il capitano.
Sapeva che non sarebbero mai scesi a patti. Il sole era ormai allo zenit, ma Penna Bianca e Volpe Veloce erano rimasti lassù sulle loro rupi, fucile imbracciato, lancia in resta. Non s'erano scambiati neppure una parola tra loro.
- Bisognerà andare a prenderli. Maledetti testardi - grugnì il capitano fra i denti.
Invece non fu necessario. Ciò che accadde fu ancora più strano e drammatico. non fu lo squadrone a caricare i due Apache, furono i due Apache a caricare lo squadrone. Impugnarono le briglie e Penna Bianca guardò Volpe Veloce:
-Eravamo in tre contro Tres Alamos, ancora in tre contro santa Rita - disse - e abbiamo vinto. Oggi siamo in due, fratello, contro la cavalleria dei visi pallidi.
- E sia. All'assalto - rispose Volpe Veloce. - Tanto non si tratta più della nostra vittoria, ma dell'onore della nostra razza.
Allentarono la briglia e mossero a corsa folle giù per la petraia, lanciando il grido di guerra. I cavalleggeri di Crawford li guardarono arrivare con gli occhi sbarrati, come di fronte a un incubo.
No, i due Apache non serzavano: combattevano la loro battaglia, per l'ultima volta. A testa bassa, chini sulla criniera dei cavalli, andavano a urtare contro la muraglia dello schieramento dei vidi pallidi.
Crawford masticò un' imprecazione.
- Aprite le file! Che nessuno spari! - ordinò a gran voce. Fu obbedito appena in tempo. Penna Bianca e Volpe Veloce erano arrivati sparando e bilanciando la lancia. lo squadrone si aperse a ventaglio, senza un grido, e formò un lungo corridoio nel quale gli indiani s'immersero a capofitto attraversandolo da un capo all'altro. Per fortuna nessuno dei soldati era stato colpito dalle pallottole dei due guerrieri.
- Arrendetevi! Arrendetevi o sarò costretto a comandare il fuoco! - urlò Crawford.
Era come parlare al vento. Già i due indiani avevano trattenuto i cavalli, avevano eseguito un rapido dietrofront e si preparavano a caricare di nuovo.
Un mormorio ostile si levò fra i cavalleggeri, e qualche fucile si alzò in posizione di tiro.
- Fate largo ! Lasciateli passare ! - ripetè freneticamente l'ufficiale, che vedeva ormai precipitare la già critica situazione.
In mezzo alla siepe dei fucili dello squadrone Penna Bianca e Volpe Veloce percorsero ancora l'intera lunghezza del reparto. Non scagliavano la lancia, per non restare disarmati; cercavano di colpire qualche soldato al volo. Non vi riuscirono. Avevano entrambi gettato via i fucili, segno che i proiettili erano terminati.
Ritornati sulle giogaie della Sierra, sempre al galoppo, si preparavano ora al terzo attacco. Crawford aveva i nervi tesi. Certo sarebbe stato facile stringere i due ossessi tra le due ali dello squadrone, come in una morsa, e disarmarli e rovesciarli di sella. Ma sarebbe stato un modo di immeschinire l'impresa. di avvilire il significato ch'essa rivestiva per i due Apache.
Crawford lo capiva. Era un modo selvaggio di rispettare l'onore guerresco, ma era anche il modo di trasformare una sconfitta definitiva in una apoteosi.
- Vogliono morire combattendo - disse il vecchio sergente che caracollava accanto a Crawford - non chiedono altro. Bisogna ucciderli capitano.
- Non voglio ucciderli - ripetè Crawford - non è giusto. Voglio dimostrare che sono loro amico.
- Ucciderli, è ora il solo gesto d'amicizia che ci rimane - disse il sergente,e lentamente portò alla spalla il fucile. Senza che il capitano parlasse, in silenzio perfetto, tutto lo squadrone prese la mira. Nella valle echeggiava solo il grido di guerra dei due Apache e il galoppo dei due magri cavalli lanciati per la terza volta all'assurda carica.
Penna Bianca precedeva Volpe Veloce. Alzò la lancia sopra la testa e con un moto roteante delò braccio la avventò contro i soldati. Un uomo colpito di striscio, cadde di sella.
Crawford diede l'ordine di fuoco? Non si seppe mai, nè lui stesso avrebbe saputo dirlo con sicurezza. Certo fu l'unico a non sparare. Un uragano di proiettili eruppe da tutti i fucili e avvolse le epiche figure dei due Apache al galoppo. L'urlo di guerra cessò di botto, come tagliato da una lama. Penna Bianca, Volpe Veloce e i loro cavalli morirono insieme, come un essere solo.
L'eco invece perdurò a lungo, rimandata da una catena di colline all'altra, al di là delle pendici della Sierra. Rimbombò nelle grotte oramai abbandonate, arrivò fino all'orecchio dei vecchi e delle donne che, scortati dalla cavalleria, si dirigevano verso le lontane riserve dei visi pallidi. Nessuno volse il capo. Nessuno si rigirò a guardare per l'ultima volta quella terra di sole e di pietre, la terra degli Apache sulla quale non esisteva più nemmeno un Apache.
tratto da: Gli ultimi Apache di H. Clegg - titolo originale: Geronimo, Apache Warrior- editrice AMZ Milano.- 1961
giovedì 22 marzo 2012
'micidiali '90: Contro la guerra del petrolio!
GIUSTA, BREVE, PULITA. Questi sono gli aggettivi che più ricorrono, nella propaganda dei mezzi di informazione borghesi, per qualificare la guerra nel Golfo.
Questa guerra non è giusta. Il diritto internazionale e la libertà del Kuwait sono scuse pietose. Delle risoluzioni dell' ONU il governo Usa e i suoi vassalli si ricordano solo quando fa loro comodo. Per quanto riguarda il popolo del Kuwait essere oppressi dall'emiro o da Saddam non fa una gran differenza. Se non altro l'invasione del Kuwait è un colpo al dominio e allo sfruttamento del capitalismo sui paesi del Terzo Mondo.
Ma forse quando certi signori parlano di libertà intendono la loro libertà di sfruttare gli altri.
Questa guerra non sarà breve. Dura già da un mese e le operazioni di terra non sono nemmeno cominciate. E i bombardamenti proseguono così a lungo proprio perchè le forze alleate sanno che l'avanzata delle loro truppe non sarà per niente facile e rapida. Intanto le azioni delle imprese costruttrici di bare salgono alle stelle a Wall Street.
Tantomeno la guerra si può dire pulita. Prima i mass-media dei padroni parlano di bombe intelligenti capaci di colpire l'obiettivo con na approssimazione di due metri, e quindi in gradi di limitarsi a colpire gli obiettivi militari. Peccato però che non abbiano ancora inventato le schegge intelligenti. Adesso però hanno fretta e non vanno più tanto per il sottile; sono passati ai bombardamenti a tappeto coi B-52. Il massacro del rifugio di Bagdad lo dimostra. La Raf inglese dice che per errore ha ammazzato 120 persone in un mercato rionale.
L'ex ministro della Giustizia statunitense Ramsey Clark ha dichiarato che i morti civili iracheni sarebbero 6-7mila. Veramente un'operazione di polizia in grande stile. Altri parlano di 100mila morti.
"Il presidente (Bush) parla di bombardamenti accurati. Ebbene, lasciate che vi dica che in prossimità delle zone bombardate che ho visto non c'era nessun danno collaterale ad installazioni militari", afferma rincarando la dose Ramsey Clark. E come se tutto ciò non bastasse, vari esponenti dell'amministrazione Bush e dei vertici militari alleati hanno cominciato a ventilare l'ipotesi di usare il bombardamento nucleare per vincere la guerra.
Fare piazza pulita dell'Iraq e della sua popolazione, questo è il loro concetto di guerra pulita.
Adesso, dopo un mese di guerra e migliaia di morti non c'è più lo choc dei primi giorni. Nelle piazze non si vedono più folle oceaniche che inneggino alla pace e magari gridino "Chi non salta è un iracheno".
La guerra c'è malgrado gli appelli - cinici o onesti che siano- alla pace. Questo fatto ha cambiato l'atteggiamento di milioni di persone. Ancora una buona parte degli italiani (dicono i sondaggi) è contro l'intervento italiano, ma molti pensano che non resta che sperare in una vittoria rapida degli Usa perchè "tanto noi non possiamo fare niente per fermarla".
Non è strano che ci sia questo stato d'animo se consideriamo come si sono comportati i dirigenti del sindacato e quelli del Pci-Pds.
I primi, dopo aver convocato uno sciopero di 5 minuti (!!!) il 15 gennaio "per la pace" hanno resistito a tutte le pressioni dei consigli di fabbrica e dei singoli lavoratori che il 17, il 18 e il 19 sono usciti a centinaia di migliaia in piazza esigendo la convocazione dello sciopero generale contro l'intervento nel Golfo e per il ritiro delle truppe italiane dal Golfo.
I secondi, dopo un "acceso" dibattito nel congresso di Rimini, hanno approvato una mozione per il ritiro delle truppe italiane dal Golfo. Ma il giorno dopo l'hanno messa nel cassetto e niente è stato organizzato per portarlo a compimento. I dirigenti di "Rifondazione Comunista", Cossutta e Garavini, hanno promesso che presenteranno la mozione in parlamento, ma finora non si è vista una spiegazione e una mobilitazione nelle piazze, senza la quale la mozione parlamentare ha solo un valore testimoniale.
Non ci possiamo stupire di tutto ciò se consideriamo che per mesi tutti questi dirigenti - tra cui Cossutta e Garavini - hanno appoggiato l'embargo e le decisioni dell' ONU limitandosi in alcuni casi a chiedere la continuazione delle pressioni diplomatiche.
Su queste basi, se si accetta che la colpa ce l'ha tutta Saddam, allora non ci si può opporre all'intervento e dunque la giuerra! Infatti l'embargo è già una misura di guerra e se si dimostra insufficiente è ovvio che si passi a misure più serie. Non ci si può limitare a negare le conclusioni della politica di Bush quando se ne condividono tutte le premesse.
E' necessario fare chiarezza e spiegare attraverso quali passaggi si è arrivati all'attuale crisi del Golfo. Certo un' analisi di questo tipo mette in crisi non solo la politica dei governi italiano, Usa e degli altri paesi verso questa nazione, ma anche lo stesso "sviluppo" dei paesi industrializzati, costruiti sullo sfruttamento dei propri lavoratori (40mila morti sul lavoro in Europa nel 1989) e delle popolazioni del Terzo Mondo. Solo in questo modo è possibile costruire un'alternativa all'attuale governo pentapartito, fermare la guerra e impedire che ve ne siano in futuro.
Purtroppo gli stessi problemi che si pongono al movimento operaio italiano si vedono anche in altri paesi; quello che manca è una direzione politica in grado di guidare la classe lavoratrice fuori da una guerra fatta esclusivamente per gli interessi dei padroni.
mercoledì 21 marzo 2012
Guerre Stellari: il Giappone e Pyongyang --- Japan says may try to shoot down N. Korean rocket
Il ministro della difesa giapponese Naoki Tanaka ha affermato che il Giappone potrebbe abbattere il razzo koreano per la messa in orbita di un satellite che, nonostante il veto delle Nazioni Unite, Pyongyang intende lanciare a breve.
"Se il razzo volerà sopra le acque o i territori del Giappone, prenderò seriamente in considerazione di ordinarne l'abbattimento", ha affermato il ministro.
"The Pirate Bay" mette le ali: La Galassia è il Sistema più resiliente --- Drones to host Pirate Bay servers flying over intl waters
Il sito di file-sharing "The Pirate Bay" che negli anni scorsi ha avuto parecchi problemi legali dovuti alla scambio e alla condivisione di file protetti dal copyright cerca di rinascere dalle proprie ceneri varcando i confini dell'aere.
L'idea? Piazzare i propri server su droni volanti, in "orbita bassa" e inviarli in volo sull'oceano in acque internazionali.
"Con i moderni trasmettitori radio siamo in grado di inviare dati a 100 megabit al secondo per nodo in un raggio di 50 Km. Per il sistema proxy che stiamo costruendo, è più che sufficiente. In questo modo per oscurare i nostri server bisognerà farlo con un attacco aereo. Un vero atto di guerra," afferma il blog "The Pirate Bay".
Sebbene illegale, l'idea ha suscitato commenti più che lusinghieri.
Controversial file-sharing website The Pirate Bay has had
more than its share of legal troubles over the past few years –
investigations, raids, fines. Now the site has come up with a radical
new plan: hosting its servers on unmanned flying drones.
According to TPB’s most recent blog post, being down-to-earth is
just not doing it for them anymore. So they are looking to take
advantage of advanced technologies like the super-small Raspberry Pi
computer, GPS-controlled drones and far-reaching cheap radio equipment.
The
plan is to mount the cheap radio devices and computers on drones (“Low
Orbit Server Stations”) and launch them high above neutral territory
over the ocean.
"With modern radio transmitters we can get
over 100Mbps per node up to 50km away. For the proxy system we’re
building, that’s more than enough. This way our machines will have to be
shut down with aeroplanes in order to shut down the system. A real act
of war,” the blog says.
For what it is worth, most of the
comments on the blog post are very supportive of this outlandish idea.
And it certainly would lend support to TPB’s slogan, “the galaxy’s most resilient system”. The question now is: will they actually be able to pull it off?
martedì 20 marzo 2012
Avviso agli ortolani: Tarta è uscita dal letargo
Tarta è uscita dal letargo. In barba a tutti i tentativi umani di previsione meteo le tartarughe sanno sempre perfettamente quando uscire dal terreno: dopo l'ultima gelata invernale!
Il loro rapporto con il campo elettromagnetico terrestre nelle sue cicliche variazioni è molto più intimo del nostro.
mercoledì 14 marzo 2012
La magnetosfera resiste nonostante il buco nella ionosfera e quello dell'ozono
La tempesta solare perfetta è passata senza arrecare danni. La NASA in persona si è prodigata, da lungo tempo, ad allertare su eventuali pericoli di alterazioni elettromagnetiche dagli esiti imprevedibili dovuti a tempeste solari estremamente potenti.
In realtà, tempeste solari siffatte ci sono già state in passato. Quello che preoccupava oggi è proprio il foro che si è aperto nella magnetosfera causato, pare, da mancanza di ioni nella ionosfera.
Ancora una volta dovremmo da ciò trarre insegnamento della nostra profonda ignoranza. Ci figuriamo antropocentristicamente come semidei e non conosciamo nemmeno i principi basilari su cui si basano le forze. Abbiamo concentrato il nostro essere all'esplorazione e alla conoscenza (e al possesso) della materia e invece, oltre all'universo materia, esiste anche l'universo dell' energia o plasma, l'universo musicale dei fononi, l'universo antimateria che si avvinghia a noi poco distante dall'atmosfera terrestre...il multiverso insomma!
Noi non siamo semidei, il nostro campo percettivo è limitato: come scriveva il sociologo Bellasi siamo come una finestra aperta, o, come preferiva Platone, in una caverna a guardar fuori. Sai benissimo che dalla finestra non puoi afferrare la realtà a 360°, puoi dare solo una sbirciata...
Consci di questa nostra prerogativa, affidiamo ora i nostri auruspici al logaritmo sintetico dei computers che non potrà mai uguagliare il logaritmo vivente e possediamo allegramente la materia come fosse l'unica certezza. Delle certezze la materia è la più grossolana e la meno duratura, oltre allo sciamano ora te lo dice anche lo scienziato.
Lo sai che dopo la tua morte la carica elettrica del tuo cervello resta viva per mesi e mesi?
Che cacchio stanno combinando con i "riscaldatori ionici" e le "scie chimiche"?
lunedì 12 marzo 2012
Come sollevare pesi senza rompersi la schiena
Le immagini sono liberamente tratte da:
MANUALE DEL CORSO DI FORMAZIONE
PER ASPIRANTI VOLONTARI DEL SOCCORSO
Corso per Operatori Pronto Soccorso Trasporto Infermi (PSTI),
opera rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-
Non opere derivate 2.5 Italia.
mercoledì 7 marzo 2012
La vitamina D3 e la curcumina possono aiutare l'organismo ad spurgare dal cervello l'amiliode beta, principale costituente delle placche senili correlate all' Alzheimer --- Scientists pinpoint how vitamin D may help clear amyloid plaques found in Alzheimer's
A team of academic researchers has identified the
intracellular mechanisms regulated by vitamin D3 that may help the body
clear the brain of amyloid beta, the main component of plaques
associated with Alzheimer's disease.
martedì 6 marzo 2012
lunedì 5 marzo 2012
La pistola perfetta --- The perfect gun
Lo sviluppo delle armi dette "non letali" - ma che poi tanto non letali non sono - prosegue senza sosta. Si passa dai fucili accecanti ai cannoni sonori, dalle micro-onde alle schiume paralizzanti sino ai taser...
Due ricercatori giapponesi hanno messo a punto una pistola in grado di inceppare l'espressione verbale. Funziona creando un micro ritardo tra la parola pronunciata e la effettiva ricezione sonora da parte dell'oratore, che sente in ritardo quello che sta dicendo.
Un pò come un ritorno di cuffia in ritardo rispetto al microfono emittente. Ciò crea, in buona parte degli oratori, un disturbo psichico che cessa smettendo di parlare...secondo i due non vi sono effetti collaterali psicofisici permanenti...
venerdì 2 marzo 2012
giovedì 1 marzo 2012
Vincere l'inerzia sociale --- Social inertia the main obstacle
Intervista con Richard M.
Stallman, fondatore del
progetto GNU e sostenitore del software libero.
di: PRASANTH RADHAKRISHNAN
RICHARD M.
STALLMAN è un infaticabile attivista per la causa del software
libero da circa 29 anni. Fondò il progetto GNU nel 1983 e istituì
la Free Software Foundation (Fondazione Software libero- FSF) nel
1985, ed è stato l' ideatore della Licenza pubblica Generale GNU –
uno dei primi esempi di licenza “copyleft” - che ha rivoluzionato
la percezione di concetti come “proprietà” e “diritti di
proprietà intellettuale” ( un termine che Stallman disprezza).
I
programmi GNU ( un acronimo ricorsivo che sta per GNU's not Unix- GNU
non è Unix) in combinazione con il kernel Linux offrono una varietà
di pacchetti software e strumenti accessori che vengono usati da
milioni di persone in tutto il mondo e hanno
una vasta gamma di applicazioni che vanno dai programmi gestionali,
agli educativi , dalla sanità all'animazione. L'idea principe di un
software libero è che l'utente possa liberamente utilizzare un
programma software in qualsiasi versione e a qualsiasi scopo, e possa
anche modificare il codice sorgente, creando e distribuendo nuove
versioni dello stesso.
In
India organizzazioni come la FSF-india e il Free Software Movement
of India (FSMI) si operano per diffondere la consapevolezza
dell'ideologia e dei benefici pratici del software libero. L'FSMI è
un'organizzazione ad ombrello composta di 16 sottogruppi regionali e
settoriali e mira a "colmare il divario digitale attraverso la
diffusione del software libero e a mobilitare i bisognosi".
Stallman
è stato in Chennai di recente per una conferenza presso l'IIT Madras
sul tema "Software libero, libertà e istruzione",
organizzato dalla Free Software Foundation, Tamil Nadu, che è una
parte del FSMI. Estratti da un'intervista che ha rilasciato a
Frontline:
Ci sono molti nella comunità accademica e nell'industria che
usano termini come Open Source, FOSS (Software Libero e Open Source)
e FLOSS (Free / Libre / Open Source Software), facendo riferimento al
software libero. Esattamente come si fa a distinguere?
Lasciami
spiegare le differenze e i rapporti fra questi termini. Ho lanciato
il movimento software libero nel 1983 per la libertà degli utenti di
software. L'idea era che gli utenti meritano di controllare il
proprio computer. I software di proprietà privata soggiogano gli
utenti. E' una ingiustizia e non dovrebbe esistere. Così abbiamo
voluto sviluppare un software libero con lo scopo specifico di
consentire alle persone di fuggire dal software di proprietà
privata. La prima cosa che facemmo fu sviluppare un sistema operativo
libero chiamato GNU.
Sebbene
GNU, in combinazione con il kernel Linux, riscontrò un certo
successo a partire dai primi anni '90, c'erano moltissime persone che
non aderivano al movimento software libero o che non ne avevano mai
sentito parlare che comunque utilizzavano il software a scopo
pratico. Così, nel 1998, queste persone coniarono il termine “open
source” e impostarono un discorso differente innescando numerose
problematiche. Non hanno sollevato affatto la questione in termini
etici o dichiarato che era una questione di modi “buoni” contro
“cattive” metodologie di distribuzione del software. Hanno
supportato la questione unicamente per quel che riguarda i benefici
pratici. Così ci sono due filosofie che divergono profondamente in
base ai valori di fondazione.
Così,
c'erano quelli che volevano studiare le metodologie pratiche della
comunità ed evitare qualsiasi schieramento di campo; alcuni di
costoro cominciarono ad usare il termine FLOSS, che dava uguale peso
ai due schieramenti, altri usano il termine FOSS, e puntano
l'attenzione, principalmente, alla “risorsa libera” (open
source). Inoltre, non vi è nulla che indichi che il termine
“free-libero” è usato nel senso di “freedom-libertà”. Così
la gente finisce per identificare il “free-libero” con il
“gratis- gratuito”.
Quindi
se vuoi usare terminologie siffatte, usa FLOSS e non FOSS. Del resto,
io non voglio essere neutrale rispetto a queste due posizioni
politiche, io voglio portare l'attenzione alla libertà. Per questo
motivo, io non dico FLOSS o FOSS. Io dico, libero, swatantra
software.
Conosco
come dire “libero” come “libertà” un alcune lingue e conosco
altrettanto come dire “gratis”. Così posso spiegare la
differenza a più gente possibile.
Spesso gli studenti e
anche gli attivisti chiedono che cosa c'è di così speciale in un
nome quando si usa lo stesso prodotto.
Un
nome ha il suo significato. Tu usi un nome differente ed ha un
significato diverso. Inoltre, non si tratta solo di usare lo stesso
programma. Non mi piace riferirmi al software libero come ad un
prodotto. Un prodotto è qualcosa che hai creato per la vendita. Io
penso al sistema GNU come qualcosa che abbiamo creato per poter
vivere in libertà.
Per
tale motivo non uso il termine prodotto. Ma, se gli altri lo fanno,
ciò riflette la scuola filosofica dalla quale guardano alla
questione. Pensano alla faccenda unicamente come qualcosa che può
essere preso da qualche parte e usato. E questo è vero, ma non è
tutto. Tuttavia, è la sola cosa di cui vogliono essere consapevoli.
Così
essi misconoscono la sua importanza. Quando c'è un 'idea di
software libero e la gente che sostiene l' open source non aderisce a
questa idea, allora abbiamo come causa la diversificazione delle
denominazioni; sono nomi diversi per usi diversi.
Il progetto GNU ha
più di 30 anni. Quale pensi sia stato il suo più grande successo?
Il
nostro più grande successo è che ora esiste un sistema operativo
libero e che in varie macchine tu puoi più o meno sostituire
software di proprietà. Questo è il nostro successo. Infatti, era
quello a cui puntavamo dall'inizio. Ma, nei fatti, siamo andati oltre
il semplice sistema operativo libero dal momento che un sacco di
persone lo usa ed altrettante stanno contribuendo ad esso.
Quali sono le principali sfide per il progetto GNU?
Sono
svariate. Molti computer non possono funzionare con software libero o
perché una parte delle specifiche hardware è segreta o perché
questi computer sono tiranni e non vogliono consentire agli
utilizzatori di scegliersi il proprio software. Questi sono i
principali ostacoli diretti.
Ad
un livello più profondo, il più grande ostacolo è l'inerzia
sociale – il fatto che così tante persone usano software di
proprietà e così facendo inducono molti altri ad usare il medesimo
software proprietario; il fatto che molte istituzioni sociali
influenti spingono le persone ad usare software di proprietà. E
spesso, ciò succede perché ricevono offerte dai proprietari di
software. Quindi quando Microsoft e Apple e AutoCad offrono il loro
software alle scuole, sappiamo cosa stanno facendo. Stanno
pianificando di acquisire influenza sulle scuole come parte di un
piano finale, che è quello del mantenimento del loro impero
coloniale.
“Liberazione del
cyberspazio”
In uno dei suoi saggi
ha scritto che “l'interesse per il software libero sta crescendo
più velocemente della consapevolezza della filosofia sulla quale è
basato e che ciò crea un problema”. Perché?
Il
nostro obiettivo era la liberazione del cyberspazio. Vorremmo che
tutti usassero software libero e che tutti utilizzassero
esclusivamente software libero perché in questo modo otterremo la
libertà. E' un obiettivo a lungo termine.
Il nostro scopo non è quello di
massimizzare il numero di persone “liberate” ad un anno da
adesso. Il nostro obiettivo è liberare il cyberspazio, e ci vorrà
molto più di un anno. A parità di condizioni, è probabilmente
meglio se un maggior numero di persone utilizzano programmi liberi
fra un anno rispetto ad un minore utilizzo di tale software . Ma non
è l'obiettivo principe. Certo le persone che sviluppano i programmi
hanno la tendenza a considerare questo aumento di utilizzo come un
risultato. Essi pensano, “ Voglio che il maggior numero di persone
usino il mio programma entro pochi anni” e cercano più
utenti facendo le cose che fanno male alle libertà degli utenti. E
poiché il lungo cammino verso la libertà dipende dalla domanda di
libertà e dalla valorizzazione della libertà, tutto ciò che
suggerisce agli altri che la libertà non è lo scopo finale
significa meno libertà.
Quindi se la tua
preoccupazione principale concerne il numero di persone che usa il
tuo programma nel breve termine e magari fai un sito per distribuire
add-ons (componenti aggiuntivi) per il tuo programma e consenti ad
altre persone di rilasciare add-ons a pagamento, stai praticamente
uccidendo l'idea che la libertà è l'obiettivo finale.
“ La censura è
tirannia”
Uno dei maggiori
vantaggi del software libero è la possibilità di localizzazione.
Quanto è importante questa caratteristica?
La
localizzazione è uno dei motivi per il quale gli utenti possono
modificare il software libero. E possono fare questo proprio in
conseguenza della libertà che abbiamo sviluppato creando il software
libero. Ma, a dirla tutta, sarei la persona sbagliata a cui
rivolgere questa domanda, io non ho bisogno di localizzazione.
La
recente controversia riguardante le leggi antipirateria SOPA( Stop
Online Piracy Act) e PIPA (Protect IP ACT) negli Stati uniti e il
caso giudiziario in corso in India contro i giganti di Internet come
Facebook e Google hanno fatto fare alla gente parallelismi tra le due
istanze. Quanto ciò corrisponde al vero?
SOPA/PIPA
dovrebbe instituire un sistema specifico di censura atto ad impedire
lo scambio e la condivisione di dati. Ma, come effetto collaterale,
false affermazioni sul diritto d'autore, che vengono frequentemente
usate per censurare l'informazione, diverrebbero più significative e
ciò renderebbe molto facile la chiusura di un sito basata su di una
accusa di infrazione del copyright.
Ora,
quello che si sta facendo in India è molto diverso. Qui stiamo
parlando esplicitamente e in maniera non dissimulata di censura. La
censura è tirannia e il peggior tipo di tirannia è la censura delle
idee. Si basa sull'idea che alcune persone non devono essere offese,
dal fatto che altri non hanno il diritto di dire alcunché che li
offenda. Ora, ciò è una ingiustizia intrinseca perché nessuno può
avere questo tipo di privilegio ed è tirannia anche dare a qualcuno
il poter di costringere le persone a tacere. La libertà di parola
significa il diritto di criticare e eventualmente offendere
chicchessia. Le persone hanno il diritto di esprimere qualsivoglia
punto di vista – che sciocchezza! I governi si stanno lentamente
trasformando in tirannidi, è una tendenza mondiale.
C' è, naturalmente,
il problema che alcune delle argomentazione sollevate contro la
censura in India sono di giganti di Internet che hanno in precedenza
collaborato coi governi nella cancellazione di contenuti “offensivi”
o che non detengono un buon primato quando si tratta della privacy
degli utenti.
Quando
si tratta della lotta contro la censura, sono felice di vedere la
partecipazione altrui. Quando combattiamo una battaglia ardua e
qualcuno si offre di aiutarti, è un errore dire, “ Il loro aiuto
non è puro e non è buono.” E' un aiuto e se ci facilita nel
vincere la battaglia, non bisognerebbe respingerlo. Adesso, ciò non
significa che dobbiamo far finta che siano puri; possono essere
ipocriti o incoerenti ma almeno ci hanno aiutato quel giorno.
Sei stato una voce
critica sui rischi del social networking. Cosa sono e quale
alternativa ci può essere?
Io
non uso alcun social networks e non voglio farlo perché è scomodo
per me. Tutto quello che faccio è sottolineare alcune delle cose che
fanno male nei social networks esistenti. Innanzitutto, i siti di
social networking non dovrebbero incoraggiare la gente a pensare di
non avere alcuna privacy. Se metti qualcosa su di un sistema di
social network e lo lasci vedere ad alcune persone, qualcuno potrebbe
pubblicarlo. Tuttavia, un sistema etico di social networking dovrebbe
ricordare spesso ai suoi utenti che ciò è possibile e che se
fossero imbarazzati da qualcosa che potrebbe apparire su di un
giornale, farebbero meglio a non inserirlo nel sistema.
Ora,
ci sono altre brutte cose che vengono fatte attivamente. Per esempio,
sorveglianza – raccogliere informazione su quello che fa la gente
senza che le persone sappiano nulla circa queste collezioni di dati
personali; non lasciano la possibilità alle persone di recuperare i
propri dati, ect. Facebook fa altre brutte cose come usare la faccia
delle persone per pubblicità a pagamento. Distribuisce anche video e
flash. Facebook è una piattaforma che offre vari servizi ed alcuni
di essi sono nocivi per altri motivi. Vorrei raccomandare alle
persone di usare un sistema di social networking peer-to-peer
affinché non vi sia alcun server centrale e, quindi, nessuno possa
collezionare un sacco di informazioni sulle persone per passarle al
Grande Fratello.
Le questioni della
censura e delle restrizioni governative sulla libertà di parola
hanno profonde implicazioni sulla domanda di trasparenza da parte del
governo...
Io
non chiedo trasparenza, io mi batto per la libertà. La trasparenza è
utile, ma è una piccola cosa paragonata alla cessazione di cose
realmente orribili che sappiamo il governo sta facendo, come la
tortura, l'imprigionamento senza processo, l'uccisione arbitraria
delle persone, il lancio di guerre d'aggressione. A volte abbiamo
bisogno di indagare per scoprire ciò che sta succedendo, ma spesso
le cose accadono dinanzi ai nostri occhi.
“I diritti umani
sono agonizzanti”
Mi riferisco anche
ad un caso come quello di Bradley Manning ( un soldato americano
arrestato in Iraq nel maggio 2010 con l'accusa di aver passato dati
riservati a WikiLeaks), verso i quali la società civile americana
sembra piuttosto impotente a fare alcunché.
Bene,
Obama è assai ostile nei confronti di chi denuncia le irregolarità.
Obama protegge la tortura, perciò non sono sorpreso che egli non
vuole che la gente sappia quel che sta succedendo. Forse, se milioni
di persone si alzassero dicendo 'Bradley Manning, se è colpevole, è
un eroe e merita una medaglia', allora Obama potrebbe forse dar loro
ascolto. Ma il numero delle persone che lo affermano è abbastanza
contenuto. Quindi il sostegno ai diritti umani è debole anche negli
Stati Uniti.
Ad
esempio, una legge che è stata approvata circa un mese fa permette
l'incarcerazione indefinita senza processo. Tutto ciò che lo stato
deve fare è tacciare una persona quale fiancheggiatore di Al Qaeda;
e ovviamente non deve assolutamente provare le sue asserzioni. Si
può mettere una persona in carcere senza concedergli alcun diritto.
E Obama sostiene tutto questo. Quasi tutti i membri del congresso
hanno votato a favore di questa legge. Ciò significa che i diritti
umani in America sono agonizzanti. Essi sono in parte ancora in vita,
semplicemente alla deriva. Ma ogni volta che c'è la possibilità di
attaccarli, vengono attaccati. E molti americani apparentemente
supportano tale atteggiamento. Essi non apprezzano i propri diritti.
Devono dire a loro stessi, “ Nessuno potrà mai chiamarmi
fiancheggiatore di Al Quaeda.” devono dire a loro stessi, “nessuno
nel mio governo mentirebbe mai.”
Sembrerebbe che la
politica del governo americano sia curiosamente bipartisan su questo
tema.
Si,
è sorprendente. E ci può essere qualcosa dietro. Non posso
affermarlo con sicurezza. Ma, apparentemente, nel caso di questa
legge, al senato erano i Democratici ad essere a favore della legge e
alla Camera dei Rappresentanti, sono stati i Repubblicani. Non posso
pero dire perché ciò è accaduto in questo preciso momento.
Il movimento Occupy
Wall Street ha provato ad organizzare una protesta contro queste
tendenze. Pensi potrebbe essere l'origine di una soluzione
praticabile?
Non
posso dirlo realmente. Ci sono molte cose che potrebbero funzionare
ma come compiere questo lavoro è la parte più difficile. Tanta
gente sperimenta cose e alcune volte, funzionano per un po'. Ma le
cose spesso diventano sempre peggio. Occupy Wall Street ha realizzato
proteste di medie dimensioni, accampandosi nei luoghi. Ma il governo
ha sfruttato questa opportunità per dichiarare che il campeggio
stazionario nei luoghi di protesta non è consentito.
Fondamentalmente, ora è vietato negli Stati Uniti. MI dispiace che
questa contromossa si rivelerà come principale effetto del
movimento. E' diventata una opportunità per gli Stati Uniti per
vietare ulteriori proteste. E questo è successo perché il governo
non sostiene i diritti umani o la democrazia. Esso lavora per la
mega-corporation. La maggiore condanna dei manifestanti riguarda
l'asservimento del governo alle mega corporations. E se il governo
può ridurre la possibilità di protestare, ciò sarà considerata un
vittoria dal nostro governo.
RICHARD M. STALLMAN has been an indefatigable campaigner for the
cause of free software for nearly 29 years now. Stallman founded the GNU
project in 1983 and established the Free Software Foundation (FSF) in
1985, and was the brain behind the GNU General Public Licence – one of
the first instances of a ‘copyleft' licence – which has revolutionised
the perception of “ownership” and “intellectual property rights”(a term
Stallman despises).
GNU (a recursive acronym for GNU's not Unix) programs in combination
with the Linux kernel have a variety of software packages and tools that
are being used by millions of people all over the world and have
wide-ranging applications ranging from governance, education and health
care to animation. The central idea of the free software is that users
should be free to run any version of a software program for any purpose,
modify the source code and create a new version and distribute the
program.
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