SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI

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giovedì 30 giugno 2011

L'Agenzia Spagnola per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione raccomanda a donne incinte e bambini di non mangiare tonno e pesce spada

Già da tempo si evidenzia una presenza di metalli pesanti, principalmente mercurio, sempre più concentrata nelle carni dei pesci. Particolarmente alti i livelli negli animali di taglia più grande come tonno e pesce spada.
Sarebbe da sconsigliare a tutti l'assunzione di cibi contenenti tassi così elevati di mercurio; non solo a donne incinte e bambini.



Sanidad recomienda a embarazadas y niños no comer atún ni pez espada

mercoledì 29 giugno 2011

Droni: ma quale sicurezza???

 

Sono arrivati, ufficialmente, anche in Italia i droni (veicoli senza pilota); saranno un baluardo alla sicurezza nazionale!

Vorrei sapere quale sicurezza possono garantire dei manufatti che hanno l'hardware prodotto in Cina ed il Software creato in India...non so se sia ancora possibile -non ho alcun interesse a riguardo-, ma, sino a pochi mesi fa bastava pagare circa 40 euro per scaricare da internet un programma che ti connetteva direttamente alle telecamere di un drone volante, ..sicurezza?!

Nelle zone del Pakistan e dell' Afghanistan dove sono attivi gia' da tempo si sono verificati numerosi casi di veivoli guidati alla guerra - si manovrano come fosse un videogame davanti ad una postazione con schermo e joypad- da personale militare sotto effetto di alcol e/o droghe...

L'esasperazione del controllo tecnologico offre il fianco a pericoli ancora maggiori, un solo uomo, e non e' detto che sia quello giusto, potrebbe aver a disposizione un esercito meccanico che esegue pedissequamente gli ordini senza pensare...

meditate gente, meditate...


martedì 28 giugno 2011

Il pazzo e il pendolo

-Frattale IFS- 
 
" Titubanza e impedimento.
   Propizio è rimanere perseveranti.
   Propizio è costituire aiutanti."
 
Edgar Alpo continuava a pensare a quell'articolo appena letto 
su  Luna12: finalmente l'avevano capito, gli scienziati, che 
dovevano piantarla con gli acceleratori di particelle. Ce ne 
avevano messo di tempo a intuire che il
laboratorio non è in grado, coi suoi limiti fisici, di fornire la 
chiave interpretativa dell'intero cosmo!
Ma c'era qualcosa di molto più interessante fra le righe di quel
giornale,  i satelliti, che controllano il sistema di puntatura 
dei missili,devono introdurre ¬ nelle loro costanti¬ dei 
coefficienti di relatività;una mancanza di sincronia di tale 
calcolo aveva generato la traiettoria impazzita dei missili 
Stoirtað che, invece di intercettare missili nemici,esplosero su 
edifici alleati nelle terre dell'Oro Nero.  

Lo schermo telepanoramico stava trasmettendo i soliti bollettini 
di guerra, immagini cruente viaggiavano fra i pixels dello 
schermo; l'unico effetto che queste scene producevano ai più era 
un misto di inerzia ed impotenza, incollate assieme dalla non
lieve soddisfazione di essere col culo saldamente inchiodato 
all'interno dell' Impero,dove queste cose non succedevano.

Alpo era un osso da cani, uno di quei figli eterei dell'oscuro 
millennio nato e cresciuto con la convinzione che qualcosa di più 
grande del visibile scorresse e dominasse il mondo. Nuotava 
controcorrente nella vita che, capovolgendo i suoi valori, 
affermava la virulenta, primordiale legge di sopravvivenza:quella 
del più forte. Questo suo testardo attaccamento al mito sorpassato 
e obsoleto dell'esistenza di un senso nel khaos gli procurava una 
vita mediocre e sommersa. Odiava i cubicoli metropolitani, così era 
finito ad abitare  nella periferia di Urbania; in uno di quei 
fatiscenti ruderi destinati alla demolizione nei pressi 
dell'astroporto. Il quartiere era semi-deserto di giorno, ma la  
notte pullulava di tutti gli escrementi dei tempi moderni che 
avevano un gran da fare per sopravvivere ma nessuna   voglia di 
lavorare; tutta gente che viveva alla giornata,di mille espedienti 
e centomila inganni. 
Era uno dei pochi nel quartiere ad avere un lavoro ufficiale 
 in una agenzia olofunebre.

-Il progresso teknologico aveva figliato in modo assai 
prolifico, inondando il mercato economico con prodotti dal dubbio 
valore morale, ma assai commestibili, pericolosi gingilli con cui 
trastullarsi le cervella¬ che diventavano fonte di assuefazione e 
dipendenza.  

La primitiva televisione,quell'innocente arcano condensato di 
valvole, dai tubi catodici, sino agli ultramoderni microchip, aveva 
aperto la strada al mercato dell'alienazione degli esseri più 
deboli. Lo schermo elettrostatico divenne così per molti una 
magnetica mamma che dal suo ombelico lasciava intravedere il
mondo ad esseri sempre più implacentati nella solitudine 
disperata e nell'immobilismo. Via via che il progresso delle 
capacità di creazione delle immagini arrivava a quote sempre più 
alte, il mercato veniva inondato da nuovi  mandala 
incantatori, perfetti virus dell'autismo popolare.
L'avvento delle teknologie virtuali si era diffuso 
rapidamente, trovando applicazione in quasi tutti i campi dello 
scibile umano. L'impero sbandierava ai quattro venti la profetica 
creazione del paradiso in terra, proclamava di aver finalmente 
realizzato il nirvana tascabile senza controindicazioni.
Sette religiose nacquero così ispirate al padre di tutti i 
miracoli, il Data-glove; la loro dottrina asseriva che l'anima¬ 
abbandonato il corpo morente¬ aveva l'unica possibilità di 
sopravvivere nei circuiti delle machine, attraversando il vento 
elettrostatico del cyberchè e giungendo alla reincarnazione fra 
le fibre siliciche di un'intelligenza artificiale.
Anche la morte, almeno al cospetto dei vivi, sembrava sconfitta da 
questa nuova proliferazione di allucinogeni elettromagnetici. Così 
ad esempio, chi desiderasse trattenere invita un defunto, e avesse 
soldi a sufficienza per pagare un'agenzia olofunebre, poteva 
trovarsi a vivere con un'immagine olografica tridimensionale del 
caro estinto. Se poi era abbastanza ricco, aveva la 
possibilità, tramite l'acquisto di una speciale tuta spiritica, di 
avere rapporti tattili e orgasmi col proprio partner 
dell'aldilà. Chi non aveva moltissimi soldi, ma  un discreto conto 
in banca, si accontentava di una graziosa lapide virtuale: uno 
schermo tri-olo-vù dal quale i propri morti continuavano a vivere 
captivi dell'elettricità.
Il mercato della realizzazione dei sogni era ciò che di più 
prospero e remunerante esisteva. L'intero sistema economico 
globale si sosteneva  per circa la metà del suo volume di affare 
sul nuovo frusciante romanticismo magnetico. Certo,non tutti 
potevano permettersi un sogno®-

Non era un lavoro molto gratificante ma era pur sempre una fonte 
di sostentamento. Alpo aveva cominciato la sua brillante carriera 
nel settore dell'olopornofilia, con la romantica convinzione di 
svolgere un compito di prevenzione e cura dei mali sociali. I più 
grandi neuropatologi del secolo¬ asserivano¬ che, grazie alla 
realizzazione virtuale di molte psicopatologie violente, si 
potesse sconfiggere la sindrome di Caino.
e così Edgar, costruendo ologrammi per stupratori di 
minori,antropofagi incalliti, sadici omicidi, skinheads inferociti,
misogini e artemidi castratrici,pensava di svolgere un compito 
altamente socioterapeutico; ben presto si accorse che non era 
sempre così. Certo¬ dal punto di vista della profilassi¬ un comune 
e sano oloporno metteva al riparo da qualsiasi malattia 
venerea,permetteva ad ogni essere pagante di incontrare il
proprio ideale complemento e a tutti i cardiolabili di non
soffrire le pene dell'amore. Volendo,nessuna donna avrebbe mai 
potuto lasciare il suo uomo e viceversa,era sufficiente andare in
agenzia¬ e pagare¬ per avere sempre accanto a sé l'olotrì del più 
recalcitrante degli amanti. Per quanto riguarda la speranza di 
cancellare il crimine dalla faccia della Città,non tutto 
funzionava sempre a dovere;c'era anche chi,nel tepore delle 
pareti domestiche,violentava e squartava piccole fanciulle 
dodicenni olotrì e poi tornava tranquillamente a sedersi al posto 
di lavoro in banca o sugli scranni dell'ente  governativo. Ma,moltissima 
gente,che faceva un uso spropositato di 
"sogni",finiva col confondere la realtà virtuale con quella 
reale; durante un raduno di stupratori antropofagi di minorati 
psichici, la partecipazione collettiva ad un
olotrì a tema era stata interrotta da una setta di fanatici 
moralisti:evento  sufficiente a far precipitare in strada una 
folla di cannibali inferociti. 

* * *


“Ubiqua?”Parla pure Andro”.Posso farti una domanda?”Certo fa pure”, disse Ubiqua in conversazione elettromagnetica e afona.L'essere umano possedeva antiche conoscenze perdute?”Osserva queste immagini che ti sto inviando, sono dei disegni 
molto antichi, chiamati mandala. 
Dopo averli osservati fammi una associazione di questi con una 
realtà scientifico-matematica. Hai 3 secondi per rispondere”.Beh”, disse Andro, “ Ho trovato una fortissima associazione: 
Mandala e Frattali”. 
 Fine terzo episodio 

The song remains the same


domenica 19 giugno 2011

Il pazzo e il pendolo


"Draghi combattono fuori mura.

Il loro sangue è nero e giallo"


Andro era nel suo cubicolo, sembrava solo, apparentemente. Stava invece comunicando con Ubiqua, la base madre elettronica globale di ogni robot sulla Terra.


Ma, lasciamo per un momento Andro e le sue conversazioni con Ubiqua, e spostiamoci da Ginevra ad un imprecisato luogo dell' italico Stivale.




"Stupidi ciechi ammassi di pecore belanti ecco cos'è la


gente, questa massa di cervelli binari, così facili da


inscatolare!", disse dall'altare.


"Lo stivale è sistemato, presto sarà la portaerei imperiale".


"Svuoterò le tasche dei sudditi, in ogni dove, così da rinforzare


il mio esercito..,manovrine.., manovrone..,tanto li senti mai


ribellarsi,quelli lì?...Quasi quasi non c'è gusto ,come rubare


caramelle ad un bambino,come mi piacerebbe reprimere nel sangue


la rivolta del popolo!


Adesso...poi non voglio mica più permettere


a tutta sta marmaglia di crescere: l'istruzione è un diritto


riservato ai facoltosi,i pezzenti posso accoglierli come fratelli


solo se vestono le divise del mio esercito"...


Nel salone dei misteri,drappeggiato di porpora e oro zecchino,le


candele si scioglievano allo schiumoso alito del Fantapirla.


Il tempo gli era propizio,aveva cominciato la sua opera


filosofale di trans umazione senza incontrare alcuna


difficoltà.


Sorrideva della stupidità dell'umana gente:avevano


anzitempo scoperto i suoi progetti,le sue mire e ciò a cosa era


valso?


Il plebiscito si mostrava ovunque fosse possibile dare spazio


alla pornografia.


Il popolino festeggiava la propria auto-condanna al silenzio con baccano incongruo.


Immemore del sogno di gloria del signore dei compassi,si stava pian piano forgiando dolorosi ceppi; come in preda ad istinti di flagellati in processione, vagava incappucciato bramando sanguisughe alle membra per procrastinare il salasso.


-Era stato più che facile per lui avanzare allo scoperto:forse


conosceva bene,o almeno credeva di conoscere a fondo,le umane


passioni e le serie che possono creare o distruggere il


mondo.


Incanalare il dissenso per alimentare il cabalistico


incedere del male,era un gioco da ragazzi!


Ma non era ancora abbastanza,gli abbisognava un sistema gerarchico bipolare,non quel caos di buffoni che era il parlamento italico.


Sull'onda del dissenso,dicevamo,giocò la sua carta:il sistema uninominale monomandatario a turno unico,garantismo di poteri assoluti e fugatore di ogni pericoloso frammentarismo.


La sinistra storica fu colta dall'orgasmo di chi è stato per


decenni tenuto a pochi millimetri da una desiderevole lussuriosa


donna:  un'eiaculazione così precoce da non riuscire a possedere


alcunché. I più scaltri confratelli scudo-crociati,liberatisi dei


vecchi,obsoleti paragnosti, ripresero la spada e si trasformarono


confluendo con l'estrema destra  e lo pseudo-arianesimo-


Una voce atona interruppe i sogni di gloria del Fantapirla,era


l'interfono che annunciava la visita del coordinatore degli


affari armati, Mr. Falangette.


"Avete localizzato quel farneticante pirata  che tempesta i


canali comunicativi di scempiaggini?Nessuno deve interferire con


il cammino del nostro progetto!!".


Mr. Falangette tormentava il suo cappello con dita nervose.


"i messaggi sono stati localizzati,provengono dal centro di


custodia interorbitale, non siamo riusciti a saperne di più,per il


momento".


"Voglio quell'uomo al più presto",ruggì il Fantapirla, " ed ora prepara la macchina, devo incontrare il Vecchio a Ginevra".

fine secondo episodio

sabato 18 giugno 2011

Il caso Santoro ovvero la censura dell’audience, 5^ parte

Entrare nel dettaglio ed identificare, con estrema precisione chi/cosa ha supportato la fininvest e chi/cosa l’ha osteggiata sarebbe, invero, una analisi davvero preziosa perché ci aprirebbe uno scenario finanziario, altrimenti assente sui quotidiani, che ci renderebbe edotti sulla vera partita che, da diciassette anni almeno, si sta giocando.
Ma non soltanto richiederebbe una competenza tecnica – che non possiedo – ed un accesso ad alcuni dati riservati che potrei anche conseguire ma ci porterebbe, decisamente, lontano dal tema principale di questa disamina che ha preso le mosse proprio dal caso Santoro, dall’editoriale di Travaglio e, più in generale, dall’ingresso preponderante della propaganda che, nei fatti, ha soppiantato quel poco di informazione che persino in pieno doroteismo ha caratterizzato un certo modo di intendere il servizio pubblico.
Ad ogni modo la discesa in campo del cavaliere. nell’oramai lontanissimo gennaio del 1994, non ha fatto altro che svolgere una funzione propellente ad una pregressa linea di tendenza già sviluppatasi all’interno dei vertici della Rai a seguito della riforma del servizio radiotelevisivo pubblico in quanto che in quel periodo, nei fatti, abbiamo allegramente mandato alla berlina una qual sorta di censura politica – osteggiata, combattuta, denunciata e quant’altro – soppiantandola, però, con un’altra, paritetica, di matrice squisitamente commerciale sulla quale, però, non si leva una – una che sia una, dico ! – voce al riguardo.
Si chiama censura dell’audience il che sta a significare, in soldoni, che un programma, per quanto qualitativamente di altissimo profilo, non ha ragion d’essere su una emittente se non in quanto serbatoio di inserzioni pubblicitarie.
La censura dell’audience costituiva il presupposto della emittenza privata – censurata ab origine, dunque ! – che, però, ha colonizzato anche il servizio pubblico il quale, oggi, pensa e realizza dei palinsesti, di fatto, sempre più commerciali e con l’imperativo categorico degli sponsor.
Allestire, dunque, una sceneggiatura rigorosa – peraltro costosa – su una riduzione di un romanzo di Tolstoj, ad esempio, o dello stesso Manzoni non è più proponibile.
Molto più remunerativo, dunque, promuovere la nuova belloccia di turno e strizzare l’occhio alle morbose tendenze del momento siano esse le inchieste sulla pedofilia, ovvero le particolareggiate modalità con le quali è stata uccisa la povera Sarah Scazzi ovvero, ancora, le preferenze sessuali del presidente del consiglio di cui, oramai, conosciamo financo i dettagli.
E tutto questo in nome della libertà di informazione un diritto al quale, peraltro, sembra che nessuno decida, in coscienza, di rinunciare e, d’altro canto, un bambino stuprato – magari dai parenti prossimi con l’avallo dei genitori… perché no ? – conquista, immediatamente, le primissime pagine dei quotidiani specie, poi, se vengono riportati, con maniacalità certosina, i dettagli anatomici della violenza.
Subito dopo, si aprono i dibattiti e gli approfondimenti – di cui, naturalmente, si sentiva la mancanza, come no ? – dove vengono invitati pseudoesponenti delle comunità scientifiche sedicenti opinionisti a caccia di pubblicità in vista del nuovo libro da pubblicare inframezzati a volti noti del piccolo schermo che cominciano, sin dal mattino, a sezionare l’accaduto – una sorta di autopsia, insomma – con sempre più improbabili ricostruzioni sociologiche e l’aspetto, oltremodo, grottesco è che tutti, in quella sede, si stracciano le vesti puntando l’indice contro i malesseri della società salvo, poi, interrompere il dibattito per dare spazio agli inserzionisti pubblicitari.
Il sesso e la morte sono, da sempre, due tabù della vita dell’uomo per cui un omicidio su sfondo sessuale è, davvero, quanto di meglio si possa prefigurare in un format televisivo.
Ma non dimentichiamoci che la morte in diretta fu inaugurata il 13 giugno del 1981 quando perì, in un pozzo artesiano in quel di Vermicino, il povero Alfredino Rampi in una macabra diretta televisiva che nessuno, in Rai, ebbe la decenza di interrompere – una non-stop che urla vendetta – alla quale partecipò, come semplice comparsa, anche il caro Sandro Pertini, già presidente della repubblica, il quale, malato fradicio di protagonismo, non si peritò un istante di farsi immortalare dalle telecamere salvo sparire dal proscenio mediatico quando si rese immediatamente conto che la situazione stava precipitando.
E, piaccia o non piaccia, Berlusconi in quel periodo non faceva ancora televisione.

venerdì 17 giugno 2011

Il caso Santoro ovvero gli strani conflitti di interessi, 4^ parte.

L’ingresso dirompente sulla scena di talk-show preconfezionati alla bisogna a fini propagandistici necessita, per poter assolvere adeguatamente a questa nuova funzione, di un piazzista in grado di monopolizzare la scena e, alla fin fine, di svolgere un ruolo trainante per gli inserzionisti pubblicitari, altrimenti latitanti, che con i loro sponsor sovvenzionano il programma.
E’ stato così per Funari i cui format – che presero piede nelle reti di Berlusconi – impazzarono, letteralmente, a cavallo della metà degli anni ’80.
D’altro canto lo stesso Funari veniva da una scuola televisiva di prim’ordine – la Rai, tanto per intenderci – e con la sua trasmigrazione sulle reti del cavaliere trovò quello spazio – altrimenti negatogli – che lo rese uno dei business man più remunerativi di quegli anni.
Funari, per la verità, non fu il solo a fare armi e bagagli ed allocarsi sotto l’egida del biscione perché, proprio nel medesimo periodo, Berlusconi inaugurò una qual sorta di campagna acquisti ante-litteram che porterà, sotto la madonnina, personaggi storici del piccolo schermo quali, fra gli altri, Corrado Mantoni, Sandra Mondani, Raimondo Vinello, Iva Zanicchi, Mike Buongiorno e, a fasi alterne, lo stesso Pippo Baudo.
Quando, poi, il cavaliere fondò il suo movimento e decise di entrare personalmente in politica – nel gennaio del ’94 – il dado era stato, per così dire, già tratto in quanto che lo scippo ai danni della televisione di stato era già stato, ampiamente, consumato.
Ma sostenere – come pure è stato sostenuto – a posteriori che il cavaliere avesse sin dagli anni ’80 – ovvero quattordici anni prima ! – posto le basi per l’allestimento del famoso piano di rinascita democratica del venerabile Gelli alla cui direzione si sarebbe dovuto accomodare Bettino Craxi è una corbelleria che non sta né in cielo né in terra anche perché, da buon imprenditore, a Berlusconi interessava capitalizzare la proprietà delle emittenti televisive unicamente per fini di lucro visto che di politica, nel senso più alto del termine, non capiva nulla allora e, ahimè, non è che adesso, pur avendone masticata per diciassette anni, abbia acquisito una dimensione tale da poterlo collocare nell’alveo degli uomini di stato data la sua caratura intellettuale – misera –, la sua personalità – alquanto fragile, per certi versi persino disturbata – nonché la sua statura istituzionale – parimenti assente – che non lo possono ammantare di una veste che non possiede.
Al fondo, quindi, Berlusconi resta quell’imprenditore imprestatosi alla politica ovvero una qual sorta di corpo estraneo al tessuto della classe dirigente di questo paese.
Ma, per converso, non è neanche un epigono di Mussolini né un peronista di plastica ; è la quintessenza dell’italiano medio che si barcamena per preservare i propri interessi.
Punto.
In ogni caso le programmazioni fininvest degli anni antecedenti l’ingresso in politica di Berlusconi – pur connotate dalle peculiarità tipicamente commerciali di una emittente privata – ebbero il pregio di dar voce, per esempio, a dei movimenti altrimenti assenti sul proscenio italiano a cominciare dalla Lega Lombarda di Bossi un partito che, proprio grazie alle reti del cavaliere, cominciò ad avere una visibilità mediatica altrimenti negatagli dalle emittenti di stato in un periodo nel quale il protettore politico di Berlusconi era, non dimentichiamocelo, proprio Bettino Craxi che vedeva, e correttamente da un punto di vista politico, il carroccio con il fumo negli occhi.
La famigerata discesa in campo del cavaliere determinò, ovviamente, una commistione di ruoli fra l’imprenditore – legato, però, mani e piedi al carrozzone politico dell’Italia di quegli anni – e l’uomo politico dando vita a tutte le problematiche attinenti il conflitto di interessi.
La cosa strana, però, è che questo famigerato conflitto già preesisteva in quanto la liberalizzazione delle frequenze radiotelevisive e la loro concessione a soggetti privati terzi era stata appannaggio, negli anni antecedenti, di una caleidoscopica gamma di piccoli imprenditori legati, su scala locale, a doppio maglio alle più variegate componenti politiche.
Il problema, guarda caso, cominciò a profilarsi quando uno di essi – il cavaliere, naturalmente – riuscì a conquistare una notorietà – meglio… visibilità ! – su scala nazionale ; eppure – siamo, è bene ricordarlo, intorno alla metà degli anni ’80 – nessuno solleva questa anomalia.
Perché ?
Probabilmente perché l’occasione – ghiotta – che si profila nell’immediato alla coeva classe dirigente è quella di utilizzare, pro domo sua, questa impresa e capitalizzarla a scopi di propaganda politica.
Che Bettino Craxi sia stato un protettore di Berlusconi è noto.
Ma Berlusconi non era, in fondo, così stupido da legarsi ad un solo referente politico consapevole che un eventuale rovescio di fortuna del leader del partito socialista lo avrebbe messo con le spalle al muro per cui strizzava l’occhio a destra e a manca.
Sulla rete, oggi, circolano molti ritagli delle partecipazioni del leader socialista, nonché degli esponenti più in vista di quegli anni come Claudio Martelli, ad alcune trasmissioni di approfondimento politico messe in onda dalle, allora, reti fininvest.
Latitano, però, clamorosamente quelle nelle quali troneggiavano i radicali, i missini, i democristiani e persino – udite ! udite ! – gli esponenti dell’allora partito comunista.
La fininvest, dunque, era una qual sorta di porto di mare dove chiunque, pagando ovvero partecipando, poteva conquistarsi il suo proscenio mediatico ed il cavaliere – scaltro come pochi altri – aveva interesse a preservare dei rapporti di buon vicinato con tutte le componenti architettoniche della prima repubblica e non certo legarsi ad un solo carro.
Peccato, però, che questo particolare sia, sistematicamente, sottaciuto ed obnubilato alla, invero scarsa, memoria storica dell’elettorato di centrosinistra.
Con la fininvest, quindi, il centrosinistra assunse il medesimo atteggiamento che opererà, più tardi, con la privatizzazione della S.I.P. ai fini, cioè, di preservare quel comparto per poterne, così, usufruire politicamente alla stregua, dunque, della Democrazia Cristiana e, naturalmente, del partito socialista.
Fu l’inchiesta di Mani pulite – che fece saltare tutta l’impalcatura politica di quegli anni – a mettere Berlusconi con le spalle al muro perché a quel punto gli unici interlocutori con i quali avrebbe potuto dialogare erano quelli post-comunisti.
Logica mi induce a pensare che, contestualmente allo smantellamento della classe dirigente della prima repubblica, Botteghe oscure avesse inoltrato alcuni messi al cavaliere per ridiscutere, su un nuovo piano di forza, la ridefinizione dei rapporti fra l’imprenditore Silvio Berlusconi e la nuova classe dirigente politica che – era opinione consolidata in quel periodo – si stava appropinquando alla guida del paese anche perché i fideiussori politici del cavaliere erano saltati come birilli per cui gli ammanchi finanziari del gruppo fininvest rischiavano, seriamente, di porre le basi per una ingiunzione fallimentare dell’impresa tenendo di conto che i vertici del partito democratico della sinistra erano pienamente al corrente del nuovo corso che Craxi stava imprimendo al partito socialista grazie, anche, ad un appoggio politico assai più consistente che stava contrattando proprio con Berlusconi.

Prendere in mano il progetto craxiano e gestire politicamente un gruppo imprenditoriale finanziariamente prossimo allo sfascio era una occasione politica davvero allettante che andava profilandosi alla dirigenza del PDS che avrebbe consentito al partito di poter gestire, da dietro le quinte, la più grossa holding delle telecomunicazini private e condizionare, pesantemente, la nomina dei dirigenti di viale Mazzini.
Gli eventi però, lo sappiamo, presero un altro corso.
E fu, ma guarda un po’, solamente dopo che Berlusconi annunciò la sua famigerata discesa in campo che il gruppo De Benedetti cominciò a tuonare contro quello che presero a definire come conflitto di interessi – una terminologia, pressocché, del tutto sconosciuta agli italiani fino a quel momento – e quant’altro metaforizzando la presenza del cavaliere in politica come l’espressione di una macroscopica anomalia antidemocratica nel sistema Italia laddove, però, la medesima posizione dominante di un soggetto privato in un settore nevralgico come quello delle telecomunicazioni era passato, fino ad allora, del tutto in sordina.
C’è da scommetterci ; se Tronchetti Provera dovesse fondare un nuovo partito a conduzione conservatrice, il gruppo l’Espresso tuonerebbe contro l’ennesimo conflitto di interessi.
Peccato che, da qualche lustro almeno, in Italia sia già presente una anomalia macroscopica che ha consentito ad un vecchio carrozzone di stato fascista di assumere, con una privatizzazione farsa che urla vendetta ed avallata dai vertici del centrosinistra tutto, una posizione dominante contro tutti i principi del libero mercato.
Si chiama Telecom.

giovedì 16 giugno 2011

Gli schiavi dell' IPad




Foxconn è la più grande manifattura di elettronica al mondo. Multinazionale taiwanese che rifornisce Microsoft, Apple e Nokia, impiega un milione di persone nella sola Cina continentale e nel 2010 ha fatturato 79 miliardi di dollari: una cifra che fa invidia ad alcuni suoi clienti ben più famosi di lei.
A livello internazionale, la Foxconn è nota soprattutto perché nel 2010 almeno 18 dei suoi operai si sono suicidati.
L'8 giugno, la Hon Hai Precision Industry Co Ltd, che controlla Foxconn, ha tenuto l'assemblea annuale degli azionisti. In quella sede, l'amministratore delegato Terry Guo Tai-ming ha rivendicato che la compagnia ha lanciato con successo un programma di prevenzione dei suicidi e aumentato sensibilmente i salari dei lavoratori. Ha aggiunto che il trasferimento di alcune linee produttive in nuovi impianti è stato recepito dai dipendenti come un miglioramento delle condizioni di lavoro.
La Students & Scholars Against Corporate Misbehaviour (Sacom), una Ong con sede a Hong Kong, denuncia come false le dichiarazioni di Foxconn. Per farlo, ha diffuso un video che documenta le condizioni di lavoro allo stabilimento di Chengdu, nel Sichuan, dove si produce esclusivamente per Apple (lì si assembla l'iPad).
Il filmato si intitola The Truth of the Apple iPad Behind Foxconn's Lies esiste sia in versione cinese, sia in quella sottotitolata in inglese.


Le riprese risalgono a marzo-aprile 2011, periodo in cui la Sacom ha svolto un'inchiesta tra i lavoratori della Foxconn di Chengdu. Dal documento emergono palesi violazioni da parte della multinazionale: offerte di lavoro ingannevoli, strutture pericolanti, misure di sicurezza inadeguate, lavoro straordinario obbligatorio ed eccessivo, dipendenti deprivati della propria vita sociale. A queste, si aggiunge l'allontanamento forzoso della popolazione rurale dai terreni requisiti per la fabbrica.
Sia Apple sia Foxconn dichiarano di rispettare i propri codici di condotta interni e le leggi locali, nonostante i media e Ong come la Sacom denuncino le continue violazioni.
La Ong di Hong Kong diffonde questo video per informare, sensibilizzare le autorità cinesi di vigilanza e invitare i consumatori di tutto il mondo ad agire al fianco dei lavoratori di Chengdu e degli altri stabilimenti Foxconn.


da: peacereporter

Il caso Santoro ovvero la discesa in campo della propaganda, 3^ parte.

Mi spiace deludere qualche aspettativa suscitata dalla seconda nota a latere ma chi presume che io mi scagli contro la Gregoraci, la Santarelli e la Rodriguez ha, clamorosamente, sbagliato strada.
Non posso, invero, biasimare chi è riuscita, in maniera più immediata, ad ottenere uno spicciolo di notorietà su scala nazionale e sul proscenio mediatico unicamente – o quasi – per aver ostentato il posteriore.
Come ebbi, tempo addietro, modo di sottolineare queste improbabili soubrettine da rotocalco sono le epigone, distorte finché si vuole ma pur sempre tali, proprio di un certo femminismo da operetta degli anni ’70 ovvero di quelle, per intenderci, che agognavano la liberazione della donna – da cosa, sinceramente, non era dato allora né, tantomeno, oggi di capire – ed una nuova consapevolezza sessuale e, sinceramente, chi usa il sesso in maniera consapevole, per l’appunto, onde affrancarsi dalle necessità finanziarie non può essere biasimata, oggi, da coloro le quali, ieri, ne rivendicavano proprio siffatte peculiarità.
Fa specie, anzi, che un certo perbenismo – questo sì, di salotto, di maniera – provenga proprio da un certo stuolo di donne facenti parti della composita galassia del centrosinistra i cui biasimi fanno, a dir poco, ridere a crepapelle anche perché le loro posizioni attuali fanno invidia a quelle assunte, negli anni ’60 e ’70, dalle gerarchie ecclesiastiche della Santa Sede quelle che, per intenderci, imposero le lunghe calze nere alle gemelle Kessler e che denotano, oggi, una penuria di coerenza ed onestà intellettuale decisamente preoccupante e che fa il paio, per altri versi, con la ricorrenza del 150esimo anniversario della unità d’Italia culminato, grottescamente, con l’ennesima contestazione al presidente del consiglio in quel di Torino da un gruppo di manifestanti che intonarono l’inno nazionale fratelli d’Italia.
Il mio biasimo, per quel che può valere ovvero nulla, si scaglia proprio contro coloro le quali, oggi, assumono delle posizioni integraliste come, ad esempio, la cara Conchita De Gregorio – tanto per non fare nomi – la quale, dal pulpito di Anno zero, si è lanciata, tempo addietro, in una sorta di reprimenda savonarolesca da far accapponare la pelle e da fare invidia a quelle, presumibili naturalmente, che potrebbe proferire papa Benedetti XVI il quale, però, è troppo scaltro ed intelligente per scivolare su queste boutade di così basso profilo.
Ed il mio biasimo, in ultima analisi, si scaglia proprio contro chi, fatte stanti queste posizioni ideologiche reazionarie, continuano, imperterrite, a consumare un certo tipo di produzione televisiva propinate loro proprio da quelle imprese che accludono, ad un certo tipo di programmazione, i loro inserti pubblicitari.
Tempo addietro la lolita Noemi Letizia assurse sulle prime pagine dei giornali in seguito alla relazione con il presidente del consiglio.
In quello stesso periodo la casa produttrice di intimo femminile “Noi di notte” cooptò proprio la Letizia per fare pubblicità ad un suo nuovo capo di abbigliamento onde per cui, per diversi mesi, i cartelloni pubblicitari della mia città – e, presumo, non soltanto quelli della mia – furono tappezzati da questo manifesto gigante nel quale campeggiava, in una posa a metà fra il seducente ed il grottesco, proprio la ragazzina napoletana.
Quale migliore occasione, pensai, per le donne di far sentite la propria voce e per boicottare la società produttrice.
Ovviamente non successe nulla di tutto questo per cui quel manifesto – che in una Italia bigotta e reazionaria degli anni ’50 non avrebbe avuto ragione d’essere – ha continuato a colorare gli angoli delle strade per diversi mesi a venire salvo, poi, cedere il passo ad un nuovo slogan e ad una nuova modella in quanto che come repentinamente assurgono ai fasti della ribalta altrettanto repentinamente scivolano nel dimenticatoio specie, poi, se l’opinione pubblica è così fatua, vuota ed inconcludente.
Ad ogni modo nell’ambito che più propriamente ci interessa – quello politico – la rivoluzione copernicana di cui sopra ha posto le premesse per un radicale stravolgimento anche della messa in onda di sedicenti rotocalchi di approfondimento e per una nuova generazione di moderatori.
Ho fatto, in precedenza, i nomi di Maurizio Costanzo, Gad Lerner, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, certo, ma il primo, in assoluto, che irruppe in maniera devastante sul piccolo schermo fu Gianfranco Funari che fu una qual sorta di innovatore del modo stesso di concepire e di condurre una trasmissione.
L’idea stessa della rubrica di approfondimento viene, così, minata dalle fondamenta.
Il moderatore deve perdere la neutralità e deve assurgere egli stesso al proscenio dello show – perché, oramai, di un mero spettacolo da basso impero si tratta – nonché tenere, ben salde, le redini della trasmissione alla quale, peraltro, ha già presenziato dietro le quinte e che, adesso, deve seguire un canovaccio prestabilito volto ad affermare una idea pregressa stesa da chi di dovere prima della messa in onda del rotocalco.
E per enfatizzare questa funzione si ricorre ad un pubblico lautamente prezzolato – facendo il verso alle vecchie claque di teatro – che, ammaestrato a dovere, deve coinvolgere emotivamente – con lazzi, applausi, ululati di disapprovazione etc. – anche i telespettatori da casa.
Gli studi televisivi, dunque, si metamorfizzano assumendo i grotteschi contorni di una arena nella quale il conduttore è un arbitro sfacciatamente di parte.
Strano davvero che, contestualmente, quel pubblico di telespettatori che tanto si esalta per una conduzione similare è, poi, il medesimo che si indigna se un arbitro di calcio viene coinvolto in uno scandalo sportivo atto ad alterare la neutralità delle sue funzioni.
Siamo, dunque, di fronte ad una dissociazione psichica ai limiti della schizofrenia nella quale un atteggiamento esattamente antitetico viene celebrato – ovvero biasimato – dalla stessa utenza radiotelevisiva.
Il giornalista stesso, dunque, dismette i panni deontologici della sua professionalità e va ad accomodarsi, metaforicamente, nei settori più caldi delle torçide politiche svolgendo, nei fatti, la funzione di capo claque.
E tutto questo, naturalmente, a scapito proprio della informazione e delle idee sovrastate dall’insulto, dalle urla, dalle gattare preconfezionate alla bisogna in una ottica assai più prosaica ovvero il conseguimento di indici di ascolto e di share.
E’ la nuova frontiera della informazione, dunque, che capitalizza, al meglio, proprio un certo modo di concepire la televisione di matrice squisitamente commerciale.
Chi non si adegua esce dal proscenio mediatico ; non a caso sono solamente due i giornalisti della vecchia guardia che restano ancora in auge ovvero Emilio Fede, trasmigrato per tempo sulle reti fininvest, e Bruno Vespa.
Di tutti gli altri si perdono, fisiologicamente, le tracce.
E con loro si perde, definitivamente, il senso stesso della informazione al cui posto irrompe, massicciamente, la propaganda.

martedì 14 giugno 2011

Il caso Santoro ovvero i falsi assiomi di un certo modo di pensare il liberismo, 2^ parte.

Le considerazioni dianzi esposte attinenti la qualità del prodotto televisivo della Rai non sono edulcorate da una vena nostalgica poiché quando mi accingo alla elaborazione di una analisi cerco sempre – è il rigore della logica che me lo impone – di esulare dall’aspetto, specificamente, emotivo.
Asserire che tutta la produzione della televisione pubblica fino, grosso modo, alla metà/fine degli anni settanta – ed, in sostanza, prima dell’avvento catastrofico delle emittenti commerciali ivi incluse quelle di Berlusconi – sia stata – lo ripeto : tutta ! – di altissima qualità è una sciocchezza madornale in quanto grossolanità ridondanti ce ne erano anche allora e, d’altro canto, un certo taglio pedagogico di molte rubriche era, sotto alcuni aspetti, decisamente irritante ed anacronistico anche perché a fronte di una società che cambiava, e repentinamente, il linguaggio televisivo ed un certo modo di intendere il servizio pubblico denotava un anacronismo, per l'appunto, alle volte davvero sconcertante.
Ma detto ciò – doverosamente, ritengo – uno sguardo disincantato alla vastissima gamma della produzione del servizio radiotelevisivo pubblico di quegli anni non può non ristagliare rispetto alla sterminata proposizione, e riproposizione, di palinsesti obsoleti, stantii, sovrapponibili, volgari e di scarsissima qualità – fatte salve, naturalmente, alcune lodevolissime eccezioni – onde per cui, cumulativamente parlando, non è minimamente paragonabile il taglio qualitativo di un certo tipo di programmazione televisiva di trent’anni or sono rispetto a quella contemporanea.
Il repentino mutamento ha coinvolto, ineluttabilmente, anche l’agone politico che si è, sempre più, spettacolarizzato smarrendo, sostanzialmente, sé stesso ed il suo linguaggio.
Se raffrontiamo, un istante, le vecchie tribune politiche ai talk-show odierni – ivi compreso Anno zero, ma non solo – non possiamo non evidenziare, alla base, una differenza strutturale fra le idee che presenziavano a quelle ed a queste rubriche di approfondimento.
A fronte di un esponente politico – generalmente un segretario di partito – si assiepavano, sugli scranni dello studio, un ristretto stuolo di giornalisti in rappresentanza delle più importanti testate nazionali che potevano rivolgere, all’ospite di turno, una sola domanda e senza diritto di contro-replica.
Era, infine, contemplato un secondo giro di interrogazioni nel quale i cronisti potevano riprendere il tema precedente trattato ovvero aprire un nuovo fronte di argomentazioni.
La funzione del conduttore – generalmente un giornalista specializzato della Rai – si ammantava delle vesti di fisiologico moderatore attento alla dinamica ed al rigoroso rispetto dei tempi concessi a ciascun interlocutore cercando, così, di garantire pari opportunità a tutti gli inviati dei quotidiani.
Quando l’ospite di turno rispondeva non era consentito, all’interrogante, alcuna interruzione di sorta anche laddove l’esponente politico avesse, clamorosamente, esulato dalle argomentazioni attinenti ma questa modalità di conduzione rispondeva, se vogliamo, ad una logica di equidistanza – direi, anzi, di neutralità – del conduttore in virtù della quale, alla fin fine, un giudizio di merito veniva delegato proprio ai telespettatori ed, in definitiva, all’utenza.
In questa ottica, quindi, la migliore conduzione era quella nella quale il moderatore spariva, letteralmente, dal proscenio mediatico in quanto che il focus del rotocalco di approfondimento dovevano essere, doverosamente, le argomentazioni addotte dal politico di turno.
Inutile, altresì, sottolineare che il tono delle trasmissioni – perbeniste finché si vuole – non consentiva, nel modo più assoluto, l’utilizzo sistematico dell’insulto ovvero del turpiloquio… altri tempi, evidentemente, dei quali, lo confesso, ho un pizzico di nostalgia.
Purtroppo l’ingresso – una iattura senza precedenti – dei primi talk-show – Bontà loro, per esempio, ma anche Milano-Italia, la stessa Samarcanda ovvero il Maurizio Costanzo show – ha posto le basi per un radicale capovolgimento di prospettiva e per una qual sorta di rivoluzione copernicana in ottemperanza alle quali le redini dei rotocalchi venivano assunte, in prima persona, proprio dal conduttore stesso che, abbandonata la propria funzione moderatrice, si lanciava sul proscenio dei riflettori divenendo, egli stesso, primo attore e mattatore della sua stessa pantomima.
E’ stato così per Costanzo, certo, ma anche per Michele Santoro e per Daniele Luttazzi.
Ed a questa rivoluzione copernicana si è abbarbicato un radicale stravolgimento della idea stessa che presenziava alla stesura della trasmissione epigona, purtroppo, della riforma del servizio pubblico operata, grosso modo, intorno alla metà degli anni ’70 che conferiva una gestione autonoma delle singole reti televisive ed, in definitiva, della raccolta delle utenze pubblicitarie.
E questo, beninteso, accadde prima dell’avvento delle emittenti private le quali se, da un lato, svolsero una funzione di propellente dall’altro, però, si inserirono in un contesto già deteriorato ed edulcorato in funzione della raccolta di cui sopra.
Con la riforma del servizio pubblico, quindi, si crearono i presupposti per una lottizzazione partitica delle emittenti di stato ed, in definitiva, per il tramonto di quello che era stato, fino ad allora, il concetto stesso di servizio pubblico.
E se la rete ammiraglia si rivolgeva, adesso, ad una utenza più tradizionalista quella ancillare – il vecchio secondo canale, per intenderci – strizzava l’occhio ad un pubblico nuovo – liberi professionisti, universitari, docenti ed, in definitiva a quello che, oggi, definiamo terziario – che, politicamente, era orientato verso altri serbatoi elettorali con precipua preferenza verso il nuovo partito socialista ed al nuovo corso impressogli dal segretario uscente Bettino Craxi.
Fu in quegli anni che si posero, così, le premesse per l’allestimento – nonché la messa in onda – di programmi fotocopia per cui se Corrado, dagli schermi di Rai Uno, intratteneva il pubblico con il primo format domenicale – Domenica in…, per l’appunto – Renzo Arbore, alla medesima ora, conduceva sul secondo canale un altro format – ovvero la celeberrima Altra domenica – e se la testata giornalistica del tg1 aveva, fino ad allora, presieduto al monopolio della informazione sportiva – Novantesimo minuto, la Domenica sportiva etc. – adesso anche la rete due si fregiava di programmi similari quali Gol flash ovvero Domenica sprint.
Furono, dunque, quei disgraziatissimi anni e quella disgraziatissima riforma che pose in essere quelle condizioni di concorrenza la quale, rispondendo all’assioma fallace in virtù del quale un maggior numero di produttori – leggi offerta – determina un consequenziale miglioramento del prodotto, fu prodroma di uno scadimento generale che avrà una paurosa accelerazione con l’ingresso, prepotente, delle emittenti private le quali, prive del canone, si autofinanziavano esclusivamente attraverso la raccolta degli introiti pubblicitari.
Finisce, così, un’epoca nella quale il mezzo televisivo aveva svolto – bene o male, questo è un altro discorso ! – una funzione pedagogica e comincia, così, una nuova era nella quale, viceversa, l’imperativo categorico diventa la ricerca dell’audience, degli indici di ascolto e dello share.
E per rincorrere, al meglio, questo nuovo tipo di target il prodotto deve dismettere, e celermente, i panni sontuosi e vetusti della pedagogia e venire incontro alle istanze, anche impulsive, più immediate dei telespettatori.
Non occorre più, quindi, reclutare i migliori attori della prosa e della drammaturgia italiana ovvero delle soubrette di alto rango : molto più semplice, e remunerativo, ricorrere a delle bambole gonfiabili pronte, immediatamente, a mettere in mostra le loro procacità.
Gli italiani, notorio popolo di santi, poeti e navigatori ed, altresì, fedelissimo frequentatore di bordelli a tutti livelli nonchè prigioniero degli stereotipi del più bieco maschilismo, si vedono così, all’improvviso, rovesciare addosso una splendida mercanzia – Pamela Prati, Valeria Marini, la stessa Alba Parietti etc. – a basso costo con delle ancor più improbabili ballerine che, però, hanno il pregio di indossare un abbigliamento sempre più audace e trasgressivo sapientemente enfatizzato dalla regia che inaugura la stagione delle inquadrature ginecologiche fino a toccare il fondo quando Gianni Boncompagni allestisce un format interamente rosaNon è la Rai – costellato da uno stuolo di ragazzine in età prepuberale.
E poiché il panorama mediatico – e, quindi, la raccolta pubblicitaria – non è più, oramai, monopolio della televisione di stato questa corsa al ribasso – qualitativamente parlando – della programmazione televisiva scatenata dalle emittenti private determina un celere adeguamento anche della RaiTV.
E’ l’inizio di una regressione del ruolo femminile sul piccolo schermo che porterà alla ribalta personaggi dello spessore artistico di Mara Carfagna, Elena Santarelli, Elisabetta Gregoraci e Belen Rodriguez.
Inutile, quindi, sottolineare che sul proscenio televisivo non può più esserci spazio per primedonne come Loretta Goggi, Mina, Bice Valori o Delia Scala.
E questo nel più assordante silenzio del pubblico pagante femminile.

La farina di lupini riduce i rischi cardiaci legati alla pressione alta

Assumere regolarmente  cibi preparati con farina contenente il 40% di semi di lupino (lupinus, della famiglia delle Fabacee) riduce significativamente i rischi  di infarto e cardiovascolari legati alla pressione alta.


You can lower your risk of heart disease significantly, just by using flour containing 40 per cent lupin beans in the place of conventional wholemeal flour, according to research by Victoria University dietitian Dr. Regina Belski and colleagues from the University of Western Australia.

http://medicalxpress.com/news/2011-06-lupin-bread-life.html

lunedì 13 giugno 2011

Il pazzo e il pendolo

- Drago altezzoso avra' da pentirsi -

Vedi mio caro Andro”
- disse il Vecchio guardando negli occhi il suo robot androide personale-
L'essere umano e' come un orologio a pendolo”.
E' una macchina, che attraverso molle, ingranaggi e contrappesi espleta i suoi movimenti oscillanti e ciclici.
L' essere umano è come un orologio a pendolo: prima o poi si rompe una molla, salta il dente di un ingranaggio; tutto cio' che e' materia e' destinato all'entropia...puoi prolungare la durata delle parti meccaniche con la dovuta e debita manutenzione, comunque sono destinate al logorio e hanno una scadenza d'uso. Questo volevo dirti”.
Il Vecchio accarezzava la guancia inespressiva del robot con il dorso della mano.
Poi, con il fare solito, tipico di una abitudine protratta negli anni, si avvicino' al pendolo, e, con gesti che sembravano mischiare rito e scaramanzia, si accinse a caricare l'orologio.
La chiave per aprire il vano dei contrappesi era nascosta in alto, bisognava aprire lo sportello delle lancette: sulla destra accanto al pannello delle fasi lunari c'era una piccola chiavetta di ottone.
Chiuso lo sportello dell'orologio finalmente si poteva aprire la porta del vano pendolo, sulla parete di fondo erano posti tre contrappesi sorretti da tre catene: erano il fulcro di tutto l'apparato di movimento, il loro peso, grazie alla forza di gravita', garantiva il funzionamento della macchina. Quando arrivavano a terra, senza essere mai ricaricati, il pendolo cessava di battere e si arrestavano le lancette del tempo.
Vedi caro, tu sei un robot e non puoi capire tante cose, forse un giorno la tecnica arrivera' a farti essere onnisciente, come magari rendera' l'uomo immortale...ma questo tempo non e' ancora giunto.”
Il vecchio continuava a caricare i contrappesi, uno alla volta, tirando lentamente l'estremita' opposta della catena cui erano appesi.
Questo è un altro rischio di rottura del pendolo: caricare troppo anche un solo contrappeso provocherebbe gravissime conseguenze!”, detto cio' chiuse lo sportello del pendolo e, stancamente si affloscio' nella poltrona della scrivania.
-Il robot immobile sembrava parte dell'arredamento, non fosse per il suo aspetto umano e per uno sbrilluccichio nei bulbi oculari-
Sono l'uomo piu' potente sulla terra”, riprese improvvisamente il Vecchio, “ e sono destinato anche io a fare la fine del pendolo...a cosa mi è valso questo potere poi?...Beh, ho goduto di tutti i privilegi di cui possono usufruire i membri del Circolo Esoterico Mondiale...a proposito... caro Andro, conosci il significato della parola “esoterico?”
Il robot girò il volto verso il suo assistito e cominciò a parlare con una voce che non trapelava alcuna origine meccanica.
Esoterico, che ha a che fare con l'esoterismo, possiamo identificare le sue radici nella magia, un concetto assai discusso...”
Il Vecchio, assestando un vibrante pugno sulla scrivania, lo interruppe:
No, No, No, questa e' solo una storiella che circola per ingannare gli spiriti belanti e zelanti!
Il Circolo Esoterico Mondiale non ha a che fare con nessuna sciocca magia: è una entita' assai piu' concreta e materialista!
La parte vera della storia e' quella che dice che l'umanita' e' divisa in due cerchi di appartenenza. Un cerchio molto vasto rappresenta la moltitudine ed e' il cerchio essoterico, la maggioranza degli esseri umani; all'interno, o all'esterno come più ti aggrada,di suddetto circolo vi e' un esiguo gruppuscolo: il cerchio esoterico.
Il cerchio esoterico domina e vive alle spalle della moltitudine, della mossa massa; senza apparire causa degli eventi.
Cosi' va il mondo a memoria d'uomo, l'umanita' e' sempre stata schiava al servizio degli eletti, sin dai tempi dei tempi...c'e' stato qualche idiota che si e' lanciato nel tentativo di alfabetizzare e far crescere la coscienza del gregge, ma abbiamo provveduto poi a trasformare l'alfabetizzazione in standardizzazione e controllo quale eterna garanzia del nostro potere...mettici poi che abbiamo sostituito i sogni della gente con il desiderio per la merce e quelli lavorano come se fossero ancora all'ombra delle piramidi!”
Una risata acidula proruppe dal Vecchio che si fregava le mani.
Anche la medicina, nata con il sommo intento di alleviare e guarire le sofferenze ne ha fatti di passi avanti,...altro che Scuola di Salerno, altro che Ippocrate. Le holding del farmaco devono produrre dividendi...se la medicina arcaica voleva sanare i mali dell'uomo l'arte medica di oggi lo vuole perennemente ammalato.
I classici due piccioni con una fava: in primis le medicine si vendono piu' del pane,e poi ne ammazziamo un bel po' nell'ambito del progetto di controllo demografico globale.
Mi fanno ridere tutti quelli che ci accusano di aver reso la Terra il pianeta del perenne genocidio....vermi dementi! Se non fosse per le sante guerre che scateniamo da sempre, se non fosse per le catastrofi ed i malanni che spargiamo ai quattro venti, se non fosse per il nostro meritorio operato di stabilizzatori demografici ci sarebbero 15 miliardi di persone sulla Terra!!!”
Il Vecchio ora si era talmente infervorato che cominciava a sbavare e sputacchiare asteroidi di saliva biancastra e collosa in ogni dove.
Solo grazie a noi la razza umana continua a sopravvivere e questi ci dipingono come dei satanassi...sono solo dei vermi!
Ma ora gli daro' una lezione che non potranno dimenticare. Loro sono come schiavi egizi, io sono il faraone, e...
come ogni buon faraone che si rispetti, ho fatto in modo che la maggioranza dei miei schiavi vengano sepolti assieme al mio feretro nei tre giorni susseguenti il mio trapasso, per assistermi nell'aldila'.
Alla mia morte una serie di spaventose guerre e di eventi catastrofici di apparente origine naturale squasseranno il mondo: gli eletti si salveranno. Ora la tecnica ci fornisce i mezzi, possiamo rottamare la stragrande maggioranza dell'umanita' che oramai non e' piu' una forza lavoro conveniente! Ora abbiamo voi robot!
Cosi' dicendo cinse il robot alla radice del collo, sulle spalle, in un gesto affettuoso quasi come fosse un suo caro.
Potremmo anche creare una nuova era glaciale spargendo biossido di zolfo nell'alta atmosfera rifugiandoci al calduccio nella città sotterranea nota ai piu' come CERN di Ginevra! Aspetteremo poi il disgelo che ci donera' un pianeta risanato e fruibile...di sicuro posso dirti che non sopravviveranno piu' di 500.000/800.000 mortali; l'elite e il gruppo dei superspecialisti per l'appunto. Allora i miei discendenti potranno godere la terra come un novello Eden!
Ecco, questo dara' finalmente un senso al mio dipartire.
Adesso ritirati nel tuo alloggio, e' ora di ricevere alcuni membri del Consiglio delle Nazioni e dell' OMS”.
-Fine primo episodio-

domenica 12 giugno 2011

She's the one: buon compleanno Eve!!!

giovedì 9 giugno 2011

Il caso Santoro ovvero la tarda vocazione aristocratico-settecentesca delle frange estreme del popolo delle sinistre, 1^ parte.

Non amo Michele Santoro perchè il personaggio è agli antipodi da quello che dovrebbe essere un giornalista.
Non è, certamente, il solo a collocarsi ai margini di quella che dovrebbe essere la deontologia professionale di questa categoria ed, anzi, a ben vedere non riesco a trovarne uno - uno che sia uno, dico ! - che possa fregiarsi di questa qualifica con la sola, parziale, eccezione della Gabanelli assai poco amata dall'establishment politico nazionale.
Non ho mai tollerato - e lo scrive uno che è, fondamentalmente, intollerante per cui, se vogliamo, se ne intende - la sua conduzione nonchè la sua moderazione - nel senso di attività moderatrice all'interno dei suoi programmi - poichè invece di porre sul proscenio i suoi ospiti e le loro argomentazioni esula, clamorosamente, da questa funzione ed è, viceversa, egli stesso primo attore, protagonista e mattatore dei suoi talk-show disegnati e preconfenzionati, alla bisogna, su misura.
Rammento, assai nitidamente, una puntata nella quale il buon Santoro cedette, astutamente, la conduzione del programma ad Antonello Venditti che si prodigò in una reiterata serie di esternazioni demagogiche prive di senso logico che ne denotarono, laddove ce ne fosse ancora bisogno, la pochezza ma che, ponendosi in antitesi con la linea prestabilita della trasmissione, erano di capillare importanza per mantenere, integro, quel pathos elettrizzante pena il depauperamento degli indici di ascolto.
Eh già perchè Santoro - alla stregua di Bruno Vespa per intenderci - guarda con occhio maniacale proprio quegli indicatori - lo share, l'audience e quant'altro - che sono la stessa essenza di un certo modo di concepire la televisione che ha preso piede, in Italia, alla fine degli anni '70 in concomitanza con l'ingresso, preponderante, delle emittenti commerciali che hanno, completamente, stravolto il modo di pensare e di fare programmazione per il piccolo schermo strizzando l'occhio ai pruriginiosi appetiti della società italiana ed esulando da quello che dovrebbe essere il vademecum di un servizio che voglia definirsi, davvero, pubblico a scapito, naturalmente, della qualità del prodotto finale sia esso un mero contenitore di intrattenimento sia esso, ancora, una riduzione di un romanzo sia esso, infine, un mero rotocalco di approfondimento.
Programmi come "Processo alla tappa" di Sergio Zavoli ovvero "Non è mai troppo tardi" del maestro Manzi sembrano appartenere ad un'era paleolitica dei palinsesti televisivi ; eppure sono passati, appena, poco più di quarant'anni.
Tutti presi, come eravamo presi, dalla frenesia di liberalizzare l'offerta televisiva in base al postulato, assolutamente fallace e fuorviante questo si ideologico, in virtù del quale una maggior presenza di soggetti - e, quindi, dell'offerta, appunto - avrebbe comportato, come fisiologica conseguenza, un maggiore indice qualitativo dei programmi abbiamo, allegamente, mandato al macero una intera generazione di produttori, sceneggiatori, attori, giornalisti - quelli veri, intendo - orchestrali, costumisti etc. per lasciare il posto a delle semplici comparse.
Ieri, sul piccolo schermo, campeggiavano Annamaria Guarnieri, Alberto Lupo, Gino Cervi, Luigi Vannucchi, Gian Maria Volontè, Giorgio Albertazzi, Giulio Brogi, Giancarlo Giannini, Arnoldo Foà ; oggi, viceversa, ci trastulliamo con le procacità ridondanti di Alessia Marcuzzi, Aìda Yespìca e Belen Rodriguez per ridere, a crepapelle, con Giorgio Panariello e con i fichi d'India... un bel salto qualitativo, non c'è che dire !
Certo la televisione italiana non poteva restare ai margini della grande rivoluzione delle liberalizzazioni delle frequenze ma avrebbe dovuto preservare la centralità del ruolo di servizio pubblico puntando sulla qualità delle programmazioni ed affrancandosi dalla logica degli inserzionisti pubblicitari assumendo, così, i contorni di una vera e propria emittente generalista.
Il vizio di fondo, invece, consente il concomitante allignamento di un canone annuo richiesto ai telespettatori nonchè l'asfissiante presenza di spot pubblicitari alla medesima stregua, per intenderci, delle emittenti private le quali, almeno, hanno il beneficio - strumentale, fittizio e, parimenti ideologico senza meno - di non richiedere all'utente il versamento di suddetta gabella.
Purtroppo la commercializzazione - qualcuno potrebbe dire berlusconizzazione ! - della programmazione radiotelevisiva nazionale ha fomentato non soltanto l'avvento di personaggi altamente equivoci e paradossali sul proscenio del piccolo schermo bensì ha alterato, in maniera assai subdola ed altamente perniciosa, anche la percezione dei parametri qualitativi di un prodotto sia esso un rotocalco di approfondimento, sia esso un talk-show, sia esso un gioco a premi etc. nonchè estendensosi, a macchia d'olio, su scala generalista.
Sostenere, ad esempio, che il quotidiano Il fatto sia un buon prodotto avvalorandone la tesi esponendo i dati vendita del foglio di Travaglio rientra in una logica di tipo commerciale la quale, a ben vedere, è la medesima che sottende alla sceneggiatura ed all'allestimento de Il grande fratello mediasettiano ovvero de L'isola dei famosi della Ventura.
D'altro canto l'indice di ascolto di una trasmissione - al di là della specifica metodologia utilizzata per statisticizzare alcuni dati che, poi, influenzano l'esborso degli inserzionisti pubblicitari e sulla quale ci sarebbe da scrivere un libro e, perdonatemi, non è questa la sede - non è un parametro di qualità intrinseca del prodotto stesso.
Ci sono trasmissioni con alti indici di ascolto di pessima fattura che fanno il paio, in maniera inversamente proporzionale, con altre trasmissioni qualitativamente elevatissime ed assai poco apprezzate dal pubblico televisivo.
La rassegna stampa di questi giorni che campeggia in tute le edicole - reali e virtuali ovvero presenti qui sul web - hanno, da due punti di vista esattamente speculari squisitamente politici e niente affatto estetici, enfatizzato il divorzio di Santoro dalla Rai biasimandolo ovvero misconoscendolo e plaudendolo, seguendo un copione tipicamente dicotomico senza, peraltro, cercare di andare oltre al fatto in sè - il divorzio, appunto - ma puntando a fomentare la classica antiteticità tipica del fanatico supporto di una curva da stadio - ovvero, se preferite, di due faide mafiose oppure, ancora, fra due fedi religiose - determinando, così, la fisiologica formazione di due partiti pro e contro Santoro com'era, d'altronde, estremamente facile a prevedersi.
E fin qui nulla di nuovo perchè son talmente avvezzo ad ascoltare questi ciarlatani che non mi meraviglia punto l'impostazione ideologica fornita al dibattimento in corso.
La cosa, però, che mi ha lasciato perplesso è stato un fondo a firma, proprio, di Marco Travaglio.
Dalle sue pagine il giornalista ha parlato di suicidio del servizio pubblico avocando, a suffragio della sua tesi, lo share conseguito da Anno zero imputando l'estromissione del conduttore a motivazioni niente affatto tecniche bensì politiche facendo chiaro riferimento all'ingerenza politica del cavaliere nonchè alla sua enorme preoccupazione che un palinsesto suddetto potesse determinare un vertiginoso crollo di consenso all'interno dell'elettorato del centrodestra.
Che il presidente del consiglio possa avere influenzato, dall'esterno, questa decisione non vi è ombra di dubbio alcuno anche perchè, fra l'altro, fra il buon Santoro ed il caro Silvio i rapporti non sono stati sempre idilliaci - lo furono, però, in un particolare frangente quando, cioè, fu proprio Santoro ad approdare alla corte del cavaliere in quel di Italia uno... peccato, però, che questa notizia si sia, repentinamente, obnubilata dalla memoria degli italiani - per cui sin dai tempi del famigerato editto bulgaro - un autogol clamoroso di Berlusconi del quale, gioco forza, ha fatto ammenda tant'è che in questa vicenda, specifica, ha preferito agire da dietro le quinte - fra i due non è corso, certo, buon sangue.
Ma presumere che il cavaliere abbia operato in tal senso per la paura, non troppo recondita, di perdere consenso è l'ennesima idiozia artatamente propinata da decenni da una certa carta stampata vicina a Carlo De Benedetti e, se vogliamo, all'intero elettorato del centrosinistra che, periodicamente, si affaccia sul proscenio mediatico tenendo banco per qualche settimana salvo, poi, sparire e rifare capolino alla medesima stregua dei pedofili e dei pitbull assassini stranamente silenti in questo periodo e che, c'è da scommetterci, assurgeranno nuovamente agli albori della cronaca con la fine dei lavori a Montecitorio e palazzo Madama quasi avessero, tutti, preso una qual sorta di time-out per non disturbare il manovratore.
Purtroppo l'unico modo per rispondere, in concreto, a questa obiezione è una analisi dei flussi elettorali dal 1994 - anno nel quale Berlusconi fece la sua famigerata discesa in campo - ad oggi.
L'ho fatta ed elaborata in sessanta posts su queste pagine ed è lì a disposizione di chiunque voglia farsene una idea utilizzando, esclusivamente, i dati ufficiali del ministero dell'interno.
Inutile dire che è stato un lavoro vano perchè cercare di smontare dei feticci fideistici con la logica equivale al disperato tentativo di far diventare ateo papa Benedetto XVI con la differenza, sostanziale però, che almeno il pontefice non soltanto mi avrebbe ascoltato ma avrebbe confutato, punto su punto, le mie argomentazioni.
Sostenere, quindi, che - numeri alla mano - lo scostamento elettorale delle due grandi aree politiche del paese in, circa, diciassette anni di consultazioni politiche nazionali ha fatto registrare delle percentuali da prefisso telefonico non poteva, certo, far mutare, in sostanza, l'idea che senza l'ausilio delle proprie emittenti il cavaliere non sarebbe seduto lì a palazzo Chigi e che, magari, il Partito delle Libertà sarebbe una infima minoranza.
E se a domanda secca molti convinti sostenitori del centrosinistra rispondono che la proprietà del gruppo televisivo Mediaset è, in realtà, un falso problema, in concreto, poi, non lesinano critiche all'ingerenza pericolosa del cavaliere nonchè al suo perpetuo tentativo di manipolare la coscienza civica degli italiani che sarebbe, dunque, un popolo, senza meno, talmente imbecille da votarlo perchè edulcorato dalle trasmissioni del gabibbo salvo, poi, ritrovare la propria coscienza quando sostiene, come nelle amministrative ultime scorse, Giuliano Pisapia a Milano ovvero Luigi De Magistris a Napoli.
Gli italiani sarebbero, così, un popolo di perfetti idioti ma a fasi alterne - nel '94, certo, quando Forza Italia divenne il primo partito ma non nel '96 quando, di contro, ascese a palazzo Chigi Romano Prodi salvo, però, ripiombare nel baratro nel 2001 per, poi, miracolosamente ridestarsi nel 2006 e precipitare, nuovamente, nella imbecillità cogente nel 2008 - retaggio, questo, di una concezione niente affatto popolare ma aristocratica proprio perchè nessuna altra classe sociale come l'aristocrazia ha guardato, con forte timore e scetticismo, i repentini mutamenti umorali delle classi meno abbienti.
D'altro canto sostenere che un programma televisivo - quale che sia - possa influenzare realmente la coscienza politica dei telespettatori è, ancora una volta, un subdolo artifizio che nasconde, appunto, proprio una certa vena reazionaria di un certo tipo di elettorato - quello di centrosinistra, tanto per intenderci - che guarda, alla medesima stregua di un vetusto sovrano del settecento, alle masse - una società civile, dunque, equiparata alla massa... una terminologia davvero raccapricciante e ridondante di ben altre considerazioni - con estrema diffidenza biasimando, senza reticenza alcuna, la famigerata casalinga di Voghera - ma esisteranno realmente queste benedette cassalinghe in quel di Voghera ? Mah ! - che passa le ore accanto al piccolo schermo seguendo i programmi di intrattenimento sin dalle prime fasce del mattino mentre, indaffaratissima, suole allestire di tutto punto la propria dimora e la cui cultura, senza meno di bassa estrazione, la farà preda inerme della propaganda occulta del cavaliere e del suo pattume televisivo vittima inconsapevole, così, della manipolazione delle coscienze operata dal feroce caudillo arcoriano senza, però, guardare, con la stessa rigorosità logica, alle masse di operai metalmeccanici che affollano le piazze quando vengono scanditi i tradizionali appuntamenti retorici contro la lotta alla disoccupazione - di cui, per inciso, non frega niente a nessuno : nè ai sindacalisti che non possono spillare fondi ai precari nè, tantomeno, agli stessi operai che si trastullano del proprio contratto nazionale consapevoli che, alle loro spalle, vige la più forte associazione di categoria - ed in difesa del posto di lavoro - al quale, invero, gli operai sono molto più sensibili - facendo, però, il paio con le masse oceaniche che, qualche tempo addietro, riempivano le piazze di tutto lo stivale con una, però, marginale - ed al contempo sostanziale - connotazione cromatica perchè in quegli assembramenti il colore predominante non era il rosso bensì il nero onde per cui se quelle adunate erano, giocoforza, indice del degrado e dell'imbarbarimento del popolo italiano quelle nelle quali, viceversa, campeggia il rosso - anche se, a dire il vero, si è alquanto sbiadito negli ultimi anni - trasudano democrazia e, quel che più conta, partecipazione attiva e cosciente di popolo.
Siamo, quindi, in presenza di una latente schizofrenia che fa il paio, però, con quella che alligna dall'altra parte.
Una idiozia allo stato puro alla quale, consentitemi, non prendo parte e non per vanagloriosa spocchia paraintellettuale narcisista bensì per triste riscontro di assoluta incapacità di analisi logica.
Ed io sono divenuto assolutamente intollerante al cospetto del deficit di critica e , in fin dei conti, di intelligenza.

Barbie distrugge le foreste: Ken la molla in diretta!!!

La guerra segreta degli USA in Yemen

Truppe americane si sono infiltrate da tempo nello Yemen compiendo atti di sabotaggio e di bombardamento.
La guerra è condotta principalmente mediante l'impiego di droni (veicoli aerei, terrestri e anfibi senza pilota che si manovrano a distanza), già tristemente noti in Pakistan: nel loro primo anno, ufficiale, di impiego (2010) hanno causato circa mille vittime...

Estados Unidos mantiene una "guerra encubierta" en Yemen contra objetivos relacionados con Al Qaeda, a los que ataca mediante aviones no tripulados aprovechando el vacío de poder en el país.

domenica 5 giugno 2011

La Cina si è liberata del 97% dei buoni del tesoro USA in suo possesso

China has divested 97% of Its Holdings in U.S. Treasury Bills

L'uso intensivo di antibiotici negli allevamenti industriali favorisce la creazione di stafiloccocchi sempre più virulenti nel latte di vacca

Come ci spiega Wilhelm Reich nel suo libro "L'assassinio di Cristo" la natura non è una entità meccanica, ma funzionale.

Un sistema meccanico è formato da una serie di meccanismi che generano un determinato moto: il suo funzionamento è sempre uguale a sè stesso ed intervenendo sui parametri noti, gli ingranaggi o meccanismi, si ottengono modifiche esatte del  sistema stesso.


Un sistema funzionale è invece un apparato composto interamente di funzioni (matematiche, fisiche, d'onda, etc..etc... ) che costituiscono uno stato fisico del sistema quantistico. 


In parole povere, i meccanismi lavorano con ingranaggi e sono soggetti a leggi fisse (o variabili dipendenti) mentre un apparato di funzioni è soggetto sia a leggi fisse, le variabili dipendenti, che a leggi incognite o indipendenti, le variabili indipendenti.


Per questo motivo l'uso indiscriminato degli antibiotici nell'allevamento industriale non produce salute alimentare ma crea ceppi di virus e batteri sempre più virulenti.



Per questo motivo il tentativo geoingengneristico di controllo climatico (e.g.: la dispersione di biossido di zolfo in alta atmosfera per combattere il surriscaldamento globale), gli impianti nanotecnologici e ogni attività compiuta dall'uomo per modificare o controllare il sitema funzionale Terra presentano sempre, scientificamente, incognite e variabili indipendenti.


New MRSA superbug discovered in cows' milk