SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI

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mercoledì 27 aprile 2011

La Cellula


(una parte di me sa benissimo cosa è successo/ l’altra fa finta di niente per poter vivere lo stesso- 99). Ad H.P.L.

Gli   eventi   che  risalgono  al secondo  millennio  dell'era cattolica, vuota  e  blasfema, possono sembrare, alle  menti  più ristrette, come accadimenti straordinari e orribili, all'occhio più allenato  sulle  cosmiche  ciclicità del KHAOs , possono  solo apparire  come  i  confortanti  palpiti  ritmici  di   RA, signore mummificato dell' universo-sarcofago.
Nemesis aveva varcato le porte di OORT quando ebbe luogo la catastrofe  , o, come i saggi preferiscono ricordare : il GRAN  BALZO CICLICO.
Il pianeta Terra, Gea, dopo le quattro catastrofi che perpetrano  i cicli  di  rinnovamento -ultimo   di    tali    cicli  il "diluvio", ricordato nella teologia mondiale…gli altri  tre  sono rammentati  fra le leggende   azteche…era   nuovamente    in fase decadente...
La razza che aveva soppiantato le precedenti era il frutto della sedimentazione dell'oblio: il lento progredire dell'atrofizzazione del  luminoso vincolato in carne. Non solo avevano un  occhio  in
meno degli arcani, ma erano incapaci di veglia, sonnambuli immemori del grigio tutto.
Non c'era voluto poi molto, ai demoni del cosmo, di impossessarsi di    una    moltitudine   di    ignavi. Accadde    ai    primordi dell'era,quando,dimentichi   delle  orribili   avvertenze   degli avi, sulle  orde  mostruose e fameliche  di  virulenti  diaboliche forze, gli  uomini  cullarono in seno il germe  più  viscido e infetto che potesse concepire il loro cuore  incantato. Scacciati demoni  e dei si proclamarono padroni  assoluti; immaginate  quale eco produsse nel cosmo quest'isterica fola. a raccolta , i  peggiori succhiatori  di energia partirono da ogni dove:direzione  pianeta Terra.
Sorse  così l'impero nauseante e immondo delle  menti indotte, lo sviluppo della razza pose  a  fondamento lo spargimento  di sangue. Solo grazie  alla pratica del sacrificio umano in  tota-scala, esseri  si  inarcavano come  scimmie  per  contendersi  un trono, che  giaceva  sul promontorio della  putrefazione.
Lì, dove  rivoli  di  sangue  raggrumato circondavano il  trono ricoperto   dei   pullulanti   escrementi   dalle  stragi quotidiane, frutto  della  malvagia  insana  bramosia, dal  lezzo
nauseabondo dei cadaveri, dalla terra violentata  squassata dalle mani lorde di mercanti di morte, sorse Demogorgon.
Pochi  uomini soffrivano impotenti lo scempio della  creazione, le loro parole  si  perdevano nell'orgia dei  suoni  mostruosi  dei confratelli, primati   mancati; esseri   immondi  cui   era   stato succhiato via il senno, brancolanti automi in schiavitù del male.
Demogorgon aspettò che l'uomo crescesse in potenza, annientando i ribelli   che   avevano  ancora   lume; creò   enormi    templi sacrificali, diede loro il nome di sanatori, riformatori, prigioni, lager, classi differenziate, ghetti, laboratori di sperimentazione,
macelli, mattatoi, autostrade, stadi...
Sparse sul pianeta i suoi malefici mille venti:
DDT,CFC,Diossina,Anidridi,ossidi.
Gettando fiamme radioattive dagli occhi raggi ì , a , â ,creò  demoni minori : cancro e impotenza. le sue invisibili mille teste  avevano in  bocca  i  governi del mondo, vuoti fantocci  alla  coorte  del Nulla: chi  non apparteneva alla confederazione del"nuovo ordine mondiale", cioè  all'impero, era, non solo schiavo, ma volgare  carne da macello, vittima sacrificale, pasto del demone.
..."e le fu dato di dare spirito all'immagine della bestia, sì che ancora l'immagine della bestia parlasse: e di far che tutti coloro che non adorassero l'immagine della bestia fossero uccisi.
Faceva   ancora   che   a   tutti, piccoli   e   grandi, ricchi   e poveri, franchi e servi, fosse posto un carattere in su la lor mano destra, o in su le lor fronti; e  che  niuno potesse comperare o vendere, se non  chi  avesse  il carattere o il nome della bestia, o il numero del suo nome".

- Qual'é la sua matricola, prego?
- Carta di certificazione?
Mi dispiace, ma se non risulta qui, inserito nei nostri schedari  è come   se   non  fosse  mai  nato. lei  non   ha   alcun   dirittoall'esistenza.-
Demogorgon  orgasmava nelle guerre satollando le  masse, pregnando le  teste  di immagini piatte, dando al massacro  l'apparenza  del desiderio. Era ovunque vi fosse morte o inganno, divideva con  fili sottili  le  anime gemelle per il gusto di vederle  scannarsi  in nome dell'idiozia.
-Egli  non  aveva  orecchie per il radiofondo che  continuava  a pulsare-
Ma  tutto questo non era abbastanza, il suo sogno era  creare  del mondo un enorme mattatoio, imbrattato di liquidi  organici; doveva unificare  i centri  di comando dell'impero in  un unico polo ramificato ovunque. Da  vero tentatore qual'era diede  potere  ai numeri  di  svelarsi solo in parte agli uomini  come  eccezionale veicolo energetico.
-la  guerra  è finita, presto altre  ne  sorgeranno,voi, appiattiti
dalle onde induttive, non avete cuore, non memoria: quando vi sarete svegliati, coperti  di  brandelli di carne  nidificata  dai  vermi e, quando strapperete dai vostri occhi il sangue  raggrumato dei vostri fratelli, avreste il coraggio di invocare un perdono?-
Hardware  e  Software  furono i  figli  nati  dal connubio fra Demogorgon  e  la scienza  umana; ramificarono ovunque  strutture nervose  per  l'ubiquità del male  assieme al video, teknologica Medusa. Gli  scienziati si diedero da fare a creare il centro di Controllo mondiale ...

Gea che, come tutti dimentichiamo, è la più grande cellula  vivente sotto i nostri  piedi, si  scosse   e, impossessatasi   di quell'eccentrico centrosoma diede avvio alla profase:


si divise in due parti attraverso metafase, anafase e telefase.
Ed  è per questo motivo che, oggi, in quel sistema solare  possiamo ammirare due pianeti gemelli in cerca di protozoi un tantino più longevi. Vi  tralascio descrizioni di orrori sugli ultimi  istanti che  colsero i dormienti terrestri,i pochi svegli  approfittarono del balzo e,...e, Demogorgon?
Lavora come lavapiatti, qui, oltre il muro del cosmo, escrezione  di una cellula viva e per niente fragile.






P.S. la cellula è stata scritta nel 1991

sabato 23 aprile 2011

Siamo la Stella sul Kompost




Provo a guardare con occhi sempre nuovi

Inerpicando le membra

Lungo il vuoto a perdere che circonda




E,



A scorgere bene


Di lupi affamati di luce


Scovi le ombre ad ogni crocicchio



L'energia siderale


Vaga


Fra le particelle mie

A volte è travolgente impetuosa passione




Ma perche' si alterna al vuoto?



E ci deve essere pure




Un altro modo di crescere



Oltre evitare le ragnatele pericolose



I buchi neri delle menti indotte




Vorrei riuscire


Ad amare tutti




Per finire




Una vocina


Continua a ripetere :




Piu' umorismo ci vuole




Umore,

Non trovi sia una parola estremamente femminile?



La caffettiera

Borbotta il suo profumo


E' la voce della vita




Che mi richiama




Alla meravigliosa lotta quotidiana


Stupenda e irripetibile




Come ogni essere che riesce a mantenersi stella

giovedì 21 aprile 2011

Insegnare la lettura musicale ai fanciulli può garantirne una lunga durata delle funzioni cerebrali

Gli adolescenti che imparano a leggere e/o suonare la musica, anche se poi non suonano più uno strumento per lungo tempo, a distanza di decenni sembrano possedere un cervello più acuto rispetto ai coetanei che non hanno alcuna dimestichezza con le note musicali.

More information: "The Relation Between Instrumental Musical Activity and Cognitive Aging," Brenda Hanna-Pladdy, PhD, and Alicia MacKay, PhD, University of Kansas Medical Center; Neuropsychology, Vol. 25, No. 3
Provided by American Psychological Association (news : web )


http://medicalxpress.com/news/2011-04-childhood-music-lessons-lifelong-boost.html

mercoledì 20 aprile 2011

Have you ever had a dream, or it was just a trip?

Quale disperazione sara’ ancora necessaria per aprire gli occhi ai condottieri responsabili dell’umanita’, perche’ essi almeno possano evitare la seduzione?

[…]Se consideriamo lo spirito nella sua forma di archetipo, come ci appare nella favola e nei sogni, ne risulta un quadro stranamente diverso dall’idea cosciente dello spirito, scissa in tante eccezioni. Lo spirito e’ originariamente uno spirito in forma umana o bestiale, un demone che si fa incontro all’uomo. Ma il nostro materiale lascia gia’ discernere tracce dell’ampliamento della coscienza, che a poco a poco comincia ad occupare quel campo primitivamente inconscio, e in parte muta quei demoni in atti volontari. L’uomo si conquista non solo la natura ma anche lo spirito, senza rappresentarsi quello che fa. L’intelletto illuminato considera una rettificazione il riconoscere che quelli che credeva spiriti sono lo spirito dell’uomo e infine il suo proprio spirito. Tutto il sovrumano, nel bene e nel male, che i tempi primitivi affermavano dei demoni, viene ridotto, come iperbolico, ad una misura “ragionevole”; e con cio’ tutto sembra completamente in ordine. Ma le concordanti convinzioni del passato erano realmente e sicuramente soltanto esagerazioni?

Se non sono tali, l’integrazione dello spirito umano significa nientemeno che la sua demonizzazione, poiche’ le forze spirituali sovrumane, che prima giacevano avvinte nella natura, vengono accolte nell’uomo e gli prestano una potenza, che assai pericolosamente sposta i limiti dell’umano in qualcosa che rimane indefinito.

Devo porre una domanda al razionalista illuminato: la sua ragionevole riduzione ha portato a un benefico dominio sulla materia e sullo spirito?

Egli accennera’ con orgoglio ai progressi della fisica e della medicina, alla liberazione dello spirito dall’ottusita’ medioevale e -da cristiano benevolo- alla redenzione dall’angoscia dei demoni.

Ma noi domandiamo ancora: a che han portato le conquiste della civilta’?

La tremenda risposta sta davanti ai nostri occhi: non siamo liberati da alcuna angoscia, un tenebroso incubo pesa sul mondo.

La ragione e’ finora miseramente fallita, e proprio cio’ che tutti vogliono evitare accade con orribile progressione. Lottando, l’uomo ha fatto conquiste prodigiose nel campo dell’utilita’, ma per questo egli ha anche spalancato l’abisso del mondo; e dove si fermera’? Dove potra’ ancora fermarsi? Dopo l’ultima guerra mondiale si e’ sperato nella ragione; vi si spera ancora. Ma gia’ si e’ affascinati dalle possibilita’ della fissione dell’uranio e ci si ripromette un’ eta’ dell’oro: il mezzo migliore perche’ crescano smisuratamente gli orrori della devastazione. E chi compie tutto cio’? Il cosiddetto innocente, ingegnoso, inventivo, ragionevole spirito umano, che purtroppo e’ inconscio della sua parte demoniaca. Anzi, questo spirito fa di tutto per non vedere la propria faccia, e in questo ciascuno lo aiuta secondo le sue forze.

Ma niente psicologia, poiche’ questa stravaganza potrebbe portare alla autocoscienza!

Allora piuttosto guerre, delle quali e’ sempre colpevole l’altro; e nessuno vede che tutti fanno, come ossessi, quel che si fugge e si teme.

Mi pare, a dirla chiara, che i tempi passati non abbiano esagerato, lo spirito non si sia spogliato della sua natura demoniaca, e gli uomini, grazie al loro sviluppo scientifico e tecnico, si siano sempre più esposti al pericolo dell’ossessione. L’archetipo dello spirito e’ bensi’ caratterizzato dalla sua attitudine al bene come al male; ma dipende dalla libera – cioe’ cosciente- decisione dell’ uomo che anche il bene non si perverta nel satanico. Il suo peggior peccato e’ l’incoscienza, e in sua balia sono persino coloro che dovrebbero essere maestri e modelli agli uomini. Quando verra’ il tempo in cui non si presupponga semplicemente e rozzamente l’uomo, ma si cerchino con ogni serieta’ i mezzi e le vie d’esorcizzarlo, di strapparlo all’ossessione e all’incoscienza, facendo di questi il più importante compito della civilta’?

Non si comprende una buona volta che tutti i cambiamenti e i miglioramenti esterni non toccano l’intima natura dell’uomo, e che infine tutto dipende dallo stabilire se l’uomo, padrone della scienza e della tecnica, sia o no responsabile?

Il cristianesimo ha bensi’ aperto la strada, ma non si e’ spinto abbastanza profondamente sotto la superficie, come i fatti dimostrano.

Quale disperazione sara’ ancora necessaria per aprire gli occhi ai condottieri responsabili dell’umanita’, perche’ essi almeno possano evitare la seduzione?

Carl G. Jung

- La simbolica dello spirito-

martedì 19 aprile 2011

Il mio piano per un presidente della libertà

by Ron Paul -Lew Rockwell- march 5, 2010
titolo originale: My Plan for a Freedom President
translation: Luca Giammarco

Sin dalla mia campagna presidenziale del 2008 mi è stato spesso chiesto:
Come potrebbe un presidente costituzionalista avviare lo smantellamento dello stato guerrafondaio/assistenziale e ripristinare una repubblica costituzionale?” Questa è una questione fondamentale, poiché senza una chiara tabella di marcia e senza una serie di priorità ben definite, tale presidente correrebbe il rischio di avere il suo ordine del giorno pro-libertà ostacolato dai vari interessi acquisiti che traggono beneficio da un governo forte.
Naturalmente, come lo stato guerrafondaio/assistenziale non è stato costruito in 100 giorni, così non può essere smantellato nei primi 100 giorni di nessuna presidenza. Invece, il nostro obiettivo è quello di ridurre la dimensione statale il più velocemente possibile, assicurandoci sempre che le nostre proposte immediate abbiano il potere di minimizzare la disgregazione sociale e la sofferenza umana. Allo stesso modo, non dovremmo cercare di abolire la rete di sicurezza sociale repentinamente poiché ciò danneggerebbe coloro che sono cresciuti conseguentemente, grazie al sistema assistenziale governativo. Piuttosto, vorremmo dare agli individui che fanno affidamento sullo stato, il tempo di prepararsi al giorno in cui la responsabilità di fornire aiuto e assistenza verrà restituita a quelle organizzazioni più capaci nell’amministrare aiuti compassionevoli ed efficaci- gli enti religiosi e di beneficenza privati.
Ora, questo bisogno di un periodo di transizione non deve essere applicato a tutti i tipi di assistenzialismo. Ad esempio, io non avrei alcun problema ad interrompere il finanziamento di programmi di welfare societario come la Export-Import Bank o i salvataggi bancari Tarp all’istante. Ho difficoltà a nutrire molta simpatia per l’amministratore delegato della Lockheed Martin e della Goldman Sachs.
Indipendentemente da quello che vuole fare il presidente, i cambiamenti più rilevanti nei programmi di governo richiedono che la legislazione venga approvata dal Congresso. Ovviamente, l’elezione di un presidente costituzionalista sarebbe il segnale che le sue idee sono condivise dalla maggioranza dell’ opinione pubblica americana e ciò probabilmente porterebbe all’elezione di svariati deputati e senatori “pro-libertà”. In conseguenza di ciò, alcuni senatori e deputati addiverrebbero ad una “rinascita” costituzionalista, esclusivamente per un senso di “auto-conservazione”. Ciò malgrado, ci sarebbe ancora un buon numero di politici ostili alla nostra Freedom Agenda. Quindi, anche se un presidente avesse la voglia di eliminare ogni programma incostituzionale in un sol colpo, è molto improbabile che ottenga il necessario appoggio in seno al Congresso.
Ma un presidente per la libertà ed i suoi alleati legislativi possono fare significativi progressi, semplicemente modificando i termini dei negoziati attuati a Washington inerenti le dimensioni e gli scopi del governo. Attualmente, i negoziati sulla legislazione si verificano, principalmente, tra coloro che chiedono un aumento del 100% della spesa federale e quelli che vogliono un aumento del 50%. Il loro compromesso porta ad un aumento di spesa del 75%. Con un presidente che realmente e seriamente segue la Costituzione, e con il sostegno di un gruppo sostanziale di simpatizzanti fra i rappresentanti del Congresso, i negoziati di spesa avverrebbero fra quelli che vogliono mantenere i programmi finanziari del governo e quelli che ne pretendono la totale abolizione – il compromesso di un tale negoziato potrebbe allora realmente portare ad una riduzione delle spese del 50% !
Mentre un presidente che si attiene pedissequamente alla Costituzione
ha bisogno del consenso del Congresso per cambiamenti rilevanti nell’ingerenza e nelle dimensioni del governo, ad esempio per la chiusura dei cabinet departments, egli può usare la sua autorità costituzionale, come capo del ramo esecutivo e come comandante in capo, per compiere significativi passi in avanti per la libertà per conto proprio. Il settore nel quale un moderno capo ha grande possibilità di azione unilaterale è quello della politica estera. Sfortunatamente, il Congresso ha abdicato al suo potere costituzionale di dichiarare guerre, passa invece vaghe leggi di “autorizzazione alla forza” che permettono al presidente l’invio di qualsivoglia numero di truppe in ogni parte del mondo. La legislatura non usa effettivamente il suo potere di “ago della bilancia” per frenare l’esecutivo. Al contrario, il Congresso funge come poco più di un timbro di gomma alle richieste del presidente.
Se il presidente ha il potere di ordinare alle truppe americane se combattere o meno è ovvio che può ordinare il ritorno in patria delle truppe. Per questo motivo, un presidente costituzionalista, dal primo giorno del suo insediamento, può iniziare il ritiro ordinato delle forze Usa dall’Iraq e dall’ Afghanistan e dalle altre regioni del mondo. Gli Stati Uniti hanno più di 300.000 militari stanziali, in più di 146 paesi. La maggior parte, se non tutti, di questi schieramenti sono poco o per niente pertinenti alla salvaguardia della sicurezza del popolo americano. Ad esempio, dopo oltre venti anni dalla caduta del muro di Berlino, gli Stati Uniti mantengono ancora il loro contingente in Germania.
Entro i confini nazionali, il presidente può usare la sua autorità di impostare politiche e procedure per la burocrazia federale per ripristinare il rispetto delle libertà individuali e costituzionali. Ad esempio, attualmente i produttori di integratori alimentari sono soggetti a procedimento penale da parte della Food and Drug Administration (FDA) o della Federal Trade Commission (FTC) ,anche se fanno dichiarazioni veritiere sui benefici per la salute dei loro prodotti, se non attuano le costose e dispendiose procedure necessarie per ottenere l’approvazione del governo per le loro dichiarazioni. Un presidente può porre fine a tutto ciò semplicemente ordinando alla FDA e alla FTC di non perseguire questo tipo di casi, a meno che non vi siano prove evidenti della fraudolenza delle dichiarazioni del produttore. Allo stesso modo il presidente può ordinare alla burocrazia di interrompere la persecuzione di coloro che intendono vendere latte crudo nei confini dello stato.
Una politica di cruciale importanza che un presidente possa emanare per portare rapidi miglioramenti del governo è quella di ordinare alla burocrazia il rispetto del Decimo Emendamento e di astenersi dal compromettere le leggi statali. Stiamo già assistendo ad un po’ di rinnovato federalismo con la politica dell’attuale amministrazione di non perseguire i consumatori di marijuana, quando l’uso del farmaco è compatibile con lo stato medico legislativo. Una amministrazione costituzionalista dovrebbe anche rinviare alle leggi statali il rispetto per il rifiuto del REAL ID act e negando l’autorità federale sulle transazioni delle pistole dichiarate. Nessuna di queste azioni abroga una legge federale; riconoscono semplicemente la primaria autorità statale, come espresso nel decimo emendamento, per regolare la politica in materia.
In effetti, nessuna delle misure di cui ho parlato finora comporta l’abrogazione di leggi scritte. Possono essere portate avanti semplicemente da un Presidente che esercita la sua legittima autorità a stabilire le priorità per il ramo esecutivo. Un altro importante passo che può compiere è il ripristino del potere previsto dai Padri Fondatori che permette di abrogare ordini esecutivi anticostituzionali emessi dai suoi predecessori.
Gli ordini esecutivi sono un utile strumento gestionale per il presidente, che deve esercitare il controllo della vastissima burocrazia federale. Tuttavia, negli ultimi anni gli ordini esecutivi sono stati usati dai presidenti per creare nuove leggi federali senza il consenso del Congresso. Come ha detto il tristemente famoso consigliere del presidente Clinton, Paul Begala: “ tratto di penna, legge regionale, simpatico!” No, non è “simpatico”, ed un presidente coscienzioso dovrebbe intraprendere un lungo percorso per ripristinare la divisione, prevista dalla costituzione, fra i poteri, ordinando al suo consigliere o al procuratore generale un controllo capillare dei recenti ordini esecutivi in modo di consentire al presidente l’annullamento di quelli che oltrepassano le autorità di competenza. Se il Presidente ritiene che un particolare ordine esecutivo possa operare un valido cambiamento nella legge, dovrebbe lavorare assieme al Congresso per approvare una variazione legislativa.

Solo il Congresso ha il potere di abolire, direttamente, i dipartimenti governativi, il presidente può usare il suo potere manageriale per ridurre la burocrazia federale rifiutando di reintegrare i posti vacanti dovuti a dimissioni e pensionamenti. Ciò ridurrebbe drasticamente il numero di ufficiali federali che sprecano il nostro denaro e riducono le nostre libertà personali. Un modo per verificare se un posto vacante ha bisogno di un rimpiazzo è “il test dei dipendenti essenziali”.

Ogni qual volta che D.C. ( Distretto della Colombia) viene colpita da forti tempeste di neve, il governo federale ordina a tutto il personale federale “non essenziale” di rimanere a casa. Se qualcuno è classificato come non essenziale durante i giorni di neve, il paese probabilmente può sopravvivere se il posto vacante del lavoratore a fine carriera non sarà rimpiazzato. Un presidente costituzionalista potrebbe fare di ogni giorno in D.C. un giorno di neve!

Un presidente può anche rafforzare le libertà e la sicurezza del popolo americano ordinando alle agenzie federali di interrompere lo spionaggio sui cittadini quando non vi è nessuna evidenza che coloro che sono spiati abbiano commesso un crimine. Il presidente dovrebbe ordinare alle agenzie di concentrarsi sulle responsabilità legittime del governo federale, ad esempio la sicurezza dei confini. Potrebbe anche ordinare alla Transportation Security Administration di interrompere lo spogliarello e la perquisizione delle nonne e l’inserimento dei bambini sulle no-fly list. Il modo per mantenere gli americani al sicuro è quello di concentrarsi sulle minacce reali e assicurarsi che una persona segnalata come potenziale terrorista agli ufficiali U.S. , dal proprio padre, non salga a bordo di un volo natalizio per Detroit con un biglietto di sola andata.

Forse il passo più efficiente che un presidente può intraprendere è quello di rimuovere gli impedimenti federali che hanno frustrato il tentativo di armare i piloti di bordo. Il Congresso diede disposizioni in merito, in risposta agli attacchi dell’ 11 settembre 2001. Malgrado ciò, le procedure per dare licenze federali per le armi da fuoco sono estremamente lente e scomode, e come risultato di ciò solo pochissimi piloti hanno ottenuto la licenza. Un costituzionalista nello Studio Ovale vorrebbe rivedere queste regolamentazioni semplificandole al massimo per i piloti che devono ottenere l’approvazione a portare armi da fuoco sugli aerei.

Mentre il presidente può fare molto per conto proprio, per ripristinare effettivamente la Costituzione e “potare” i numerosi programmi anticostituzionali che hanno ormai messo radici a Washington da oltre 60 anni, dovrà lavorare assieme al Congresso. Il primo passo nell’attuazione di una agenda legislativa pro-libertà è la capitolazione di un bilancio che delinei le priorità dell’ amministrazione. Sebbene ciò non ha alcun effetto giuridico, il bilancio serve come linea guida per i processi di stanziamento del Congresso. Un presidente costituzionalista dovrebbe effettuare le seguenti operazioni di bilancio:

  1. Riduzione della spesa federale
  2. Tagli nelle spese superflue, in special modo nelle spese militari
  3. Tagli nell’assistenzialismo aziendale
  4. Uso del 50% dei risparmi derivanti dal taglio di spesa all’estero per mantenere programmi di diritto acquisito e coloro i quali dipendono da tali programmi, l’altro 50% contribuirà al calo del debito.
  5. Imposizione di riduzioni della burocrazia federale e stesura di un piano per la restituzione della responsabilità educativa agli stati.
  6. Intrapresa di un programma di transizione dei diritti, da un sistema dove tutti gli americani sono obbligati a partecipare, in uno nel quale i contribuenti possono scegliere i programmi e dare disposizioni personali per il pensionamento e l’assistenza medica.

Se il Congresso fallisce nel produrre un bilancio equilibrato che incammini il paese un una direzione pro-libertà, un presidente costituzionalista può porre il suo veto alla legge. Ovviamente, la bocciatura del budget può portare alla caduta del governo. Ma, un costituzionalista coscienzioso non può essere scoraggiato da grida circa “l’irresponsabilità di affossare il governo!” potrebbe invece semplicemente dire: “ Ho offerto un ragionevole compromesso, la graduale riduzione delle spese, il Congresso lo ha respinto,

ha scelto invece un percorso estremo, continuando a mettere a repentaglio la libertà e la prosperità dell’America e rifiutando “l’addomesticamento” dello stato guerrafondaio/assistenziale. Io sono un moderato; coloro i quali pensano che l’America possa permettersi un governo così allargato sono degli estremisti.”

Una spesa pubblica incostituzionale, dopo tutto, è un doppio male: non solo rappresenta un furto dalle tasche dei contribuenti, significa anche sovvertire il sistema di limiti e divisioni governativi creato dai Padri Fondatori.

Basta semplicemente guardare come la spesa federale ha danneggiato il sistema educativo americano.

L’eliminazione del coinvolgimento federale nella K-12 education [ educazione primaria e secondaria; da Kindergarten, asilo 4/6 anni sino al 12°grado, 16/19 anni, n.d.t. ] dovrebbe essere la principale priorità nazionale di un presidente costituzionalista. La Costituzione non prevede alcuna ingerenza federale in materia di istruzione. E’ difficile pensare una

funzione meno adatta per un approccio burocratico centralizzato alla educazione. L’idea stessa che un gruppo di legislatori e burocrati in D.C. possano progettare un vademecum capace di soddisfare i bisogni di tutti gli scolari americani è ridicola. Il deterioramento di risultati delle nostre scuole, così come il controllo federale sulle classi scolastiche è cresciuto sino al parossismo dando a Washington più potere sull’educazione americana. La legge “ No Child Left Behind” del presidente Bush pretendeva di sostenere l’educazione rendendo le scuole pubbliche “ responsabili”. Tuttavia i sostenitori della legge non si sono resi conto che, rendere le scuole più responsabili nei confronti delle agenzie federali, anziché renderle più responsabili nei confronti dei genitori, era solo una perpetrazione del problema.

Negli anni in cui fu approvata la “No Child Left Behind” , non ricordo di aver parlato con nessun genitore o insegnante che fosse contento di quella legge. Per questo motivo, un presidente costituzionalista deve cercare la via per migliorare la vita dei bambini chiedendo al Congresso un taglio della burocrazia federale scolastica così come la possibilità di acconti su eventuali rimborsi del 100% delle spese scolastiche ai genitori.

Tradizionalmente, la battaglia per ridurre il ruolo federale nel campo educativo è lo scoglio più duro per i sostenitori di un governo-contenuto, anche i sostenitori di una educazione centralizzata sono riusciti a dipingere i costituzionalisti come “anti-istruzione”. Ma chi è realmente contro l’educazione? Coloro che continuano a sprecare i soldi delle tasse su vecchi schemi nazionalisti fallimentari, o quelli che vogliono ripristinare il controllo sull’educazione a livello locale? Se inquadriamo la discussione in questa ottica, non ho alcun dubbio che i pro-libertà vinceranno. Se ci pensi, l’argomentazione che il governo federale debba controllare l’educazione è un mostruoso insulto al popolo americano, perché ciò significa che la gente è troppo stupida o non curante per educare appropriatamente i propri figli. Contrariamente a quanti credono che solo il governo federale può garantire l’educazione dei bambini, io predico un ritorno all’educazione dove i genitori svolgano le funzioni che sono proprie al loro stato di primi educatori.

L’aula scolastica non è l’unico posto che non appartiene all’influenza del governo federale. Abbiamo anche bisogno di invertire la nazionalizzazione della polizia locale. Le sovvenzioni federali hanno incoraggiato la militarizzazione della autorità giudiziaria, apportando gravi danni alle libertà civili. Come l’ educazione, l’autorità giudiziaria è di per sé funzione locale, e chiudere programmi come il Byrne Grants è essenziale non solo per ridurre la spesa federale ma anche per ripristinare i diritti del popolo americano.

Ovviamente, un presidente ansioso di ripristinare un governo costituzionale e la responsabilità fiscale avrebbe bisogno di affrontare la instabile situazione acquisita, forse una delle aree di azione governativa ancor più difficile da affrontare rispetto all’educazione. E’ semplicemente ingiusto continuare a forzare i giovani a partecipare ad un programma di pensionamento obbligatorio, quando potrebbero fare un lavoro molto migliore preparando da soli il proprio pensionamento. Inoltre, il governo

non può permettersi le spese a lungo termine dei diritti acquisiti, anche se dovessimo ridurre tutti i programmi incostituzionali nazionali ed esteri.

Come ho detto nell’introduzione di questo articolo, sarebbe sbagliato tagliare semplicemente questi programmi e gettare coloro che ne dipendono in “mezzo alla strada”. Dopo tutto, i destinatari attuali di tali programmi fanno affidamento su questi, e molti di loro sono in situazioni tali che non possono provvedere a se stessi senza l’assistenza del governo. Il pensiero di persone che perdono la capacità di procurarsi da soli il necessario, poiché sono stati indotti erroneamente a dipendere da una rete di sicurezza governativa che gli è stata strappata via, dovrebbe preoccupare noi tutti. Tuttavia, è lampante che se il governo non smetterà di spendere denaro per l’assistenzialismo e la guerra, l’America potrebbe presto affrontare una crisi economica che porterebbe molta gente nelle strade.

Per questo motivo, è necessaria una transizione del regime di diritto. Ed è per questo motivo che un presidente costituzionalista dovrebbe proporre di devolvere il 50% dei soldi ricavati dai tagli alle spese militari e agli affari esteri, al welfare corporativo e a inutili e incostituzionali fondi burocratici per puntellare la Social Security, Medicare e Medicaid, fornendo fondi sufficienti per finanziare gli obblighi di governo per coloro che sono già “bloccati” nel sistema e non possono fare diversamente. Questo reindirizzamento della spesa permetterebbe il taglio delle imposte sui salari. L’obiettivo finale sarebbe il cambiamento verso un sistema completamente volontario dove la gente paga le tasse alla Social Security e a Medicare solo se sceglie di partecipare a tali programmi. Gli americani che non intendono partecipare dovrebbero essere liberi di farlo, ma possono scordarsi qualsivoglia aiuto e beneficio dalla Social Security e da Medicare dopo il pensionamento.

Un ultimo campo che dovrebbe essere al centro di una agenda costituzionalista è quello della politica monetaria. I Padri Fondatori ovviamente non intendevano che il presidente avesse molta influenza sulla moneta nazionale- infatti, non hanno mai concepito nessuna parte del governo federale per operare una politica monetaria come quella attualmente concepita. Comunque, oggi un presidente può giocare un ruolo importante nel ripristino di una politica di stabilità monetaria e sul valore del dollaro. Per cominciare, battendosi per ingenti riduzioni della spesa, una amministrazione costituzionalista potrebbe rimuovere una delle maggiori giustificazioni per le politiche inflazionarie della Federal Reserve, la necessità di monetizzare il debito pubblico.

Ci sono ulteriori passi che un presidente pro-libertà può compiere nel suo primo mandato per ripristinare la “politica del denaro sonante”. Potrebbe chiedere al Congresso di sostenere due parti della normativa che ho presentato nel 110°Congresso. La prima è il disegno di legge sulla revisione della FED, che consentirebbe al popolo americano di apprendere come la Federal Reserve ha condotto effettivamente la politica monetaria americana. L’altra è il “Free Competition in Current Act” che abroga le leggi di moneta a corso legale e tutte le tassazioni dell’oro e dell’argento. Ciò introdurrebbe

concorrenza valutaria e porrebbe sotto controllo la Federal Reserve facendo in modo che la gente possa avere alternative alla moneta prodotta dal governo.

Tutte queste misure proposte porteranno ad un enorme lavoro – più di quanto qualsiasi persona, compreso il presidente degli Stati Uniti, possa espletare da sola. Per poter ripristinare nel paese il genere di governo che intendevano per noi i Padri Fondatori, un presidente costituzionalista necessita del supporto di un movimento di attivisti pro-libertà.

Gli attivisti della libertà devono essere pronti ad esercitare pressione sui legislatori indecisi per resistere agli interessi di parte e per mantenere la “rotta verso la libertà”. Così, quando verrà il giorno in cui qualcuno che condivide le nostre convinzioni siederà nello Studio Ovale, gruppi come Young Americans for Liberty e Campaign for Liberty avranno ancora un ruolo vitale da svolgere. Non importa quanti politici pro-libertà saranno eletti in carica, l’unica via per garantire un governo costituzionalista passa attraverso l’educazione e l’attivismo pubblico dedicato agli ideali della libertà.

Per ciò, il lavoro di Young Americans for Liberty che introduce i giovani alla filosofia della libertà e li coinvolge nei movimenti per la libertà è vitale per il futuro del paese. Ringrazio personalmente tutti i membri e i sostenitori di YAL per la loro dedizione al cambiamento del dibattito politico in questo paese, affinché in un futuro non lontano avremo effettivamente un presidente ed un Congresso che discuteranno sul modo migliore di smantellare lo stato guerrafondaio/assistenziale e ripristinare la repubblica.


This essay originally appeared in Young American Revolution, the magazine of Young Americans for Liberty.

2000 men


Very special thanks to/ Ringraziamenti speciali al programma gratuito di elaborazione foto, e non solo, puoi addirittura crearti i pennelli, che mi consente di decorare questo spazio (il programma è anche in italiano) : The Gimp2.6

venerdì 15 aprile 2011

TAV: Sua eccellenza, l' ingegnere, si fermo' a mangiare








L'unica Rivoluzione possibile


L' unica rivoluzione possibile è quella che ci riporta al senso cosmico di questo termine:
"La rivoluzione è il movimento ciclico (in genere ellittico) che un pianeta o un altro corpo ( celeste ) compie attorno a un centro di massa.
Il termine si può dunque riferire al moto della Terra attorno al Sole, ma anche al moto di un satellite attorno a un pianeta o a quello di una stella attorno al centro galattico.
Da Wikipedia"


La sola rivoluzione possibile è quella di impossessarsi del proprio centro di gravità e dare continuità ai propri gesti, alle parole,  ai sentimenti e a zittire il chiacchiericcio inutile di pensieri inutili ossidati nelle sinapsi neurali
distibutori automatici del sonno

giovedì 14 aprile 2011

Il disco della storia s'incanta sempre al terzo riff!

Preferisco i giornalai ai giornalisti


TINGETE LE PENNA COL SANGUE

GRONDATE

DEL TANFO PUTRIDO DEI NECROFILI


RAZZA DI VERMI DEMENTI

CON GIOIA SBAVATE

SUL VOSTRO DESCO ABBONDANTE



DIETRO A VIDEOKAMERE


CON  L’ORGASMO DEI CASTRATI

INQUADRATE   NEL VETRO

IL VOMITO DEI FATTI


SIETE 

ILVELENOSO FIELE DELLE SCIMMIE

CHe SI CHIAMANO STATO


GIORNALISTI OPPORTUNISTI

ESAURITA LA VOSTRA GIORNATA

PUTREFATTO IL VOSTRO CORPO DI MASCHERE MENZOGNERE

RESTA SOLO L’IMPOTENZA DELLA FALSITA’



GIORNALI

SOLO CARTA STRACCIA

CHE DORME SULLE SUE PAGINE

 

NEANCHE AL VENTO PIACE,

SI LIMITA A DARLE UNA STROPICCIATA


POI LA ROVESCIA

NEL TURBINE


DEGLi OGGETTI DA SPAZZAR VIA

mercoledì 13 aprile 2011

Il lamento di Cassandra


Non giocate con la ionosfera e la magnetosfera
lasciate in pace la cavità di Schumann
o fulminati!
Mentre i guerrieri si battono fra gli dei
Io, sola, ho già il futuro.
Vorrei provare a regalarne un pò loro
ma temo che mi ripaghino con l'unica moneta che conoscono,
il sangue.
Sono così ipnoticamente intenti alle loro spade
che cercano l'universo sui riccioli schermigliati d'uno scudo.
Sono così profondamente misogini , frustrati per secoli dalla
società Matriarcale ; quella che divenne il rito di nostra
signora, Iside , nera madonna e, solo alla fine della carriera, vergine.
Sono veramente inchiodati, del futuro non vogliono saper nulla.
Non conoscono Proserpina e i segreti delle ombre, non ricordano
neanche più le fasi del grano; una volta il natale era il giorno
del sole invincibile, il calendario era una luna, e la pietra
angolare della chiesa di Cristo, il primopietro era lui, il mastro
del cantone, signore della materia, angelo della luce, Prometeo,
precipitato dal regno di Dio col silmarillion di luce a schiarire le tenebre.
Ve l'ho detto, sono incapaci, insensibili al futuro, badano al
sodo, al luccichio dei lapislazzuli, agli averi, dimenticano
facilmente gli esseri. E sono così pieni di loro,sono così
convinti di essere il perno motore del tutto, che non recepiscono
gli avvertimenti ed odiano la verità diversa dal loro sogno di
gloria. Uccidono per mantenere il loro innaturale status quo. Sono
dimentichi attorno al diritto....d'altronde non riescono
nemmanco ad apprendere i vangeli!
E quando mancherà l'acqua non sapranno far altro che
impadronirsi degli acquedotti per uso esclusivo delle famiglie
della loro tribù, non sanno far altro: generare odio,....aè! Se
avessero scambiato due chiacchiere con Persefone! Quanto più
alto concetto della vita e della creazione avrebbero!
Quando i poli si scoglieranno dischiudendo al mondo l'ultimo
giardino, anche lì, discariche da mangiare.
Arroccati,
i castelli son scomparsi da tempo,
arroccati in barocche poltrone, spiegano le forze in campo a difesa del feudo,
attorno
ogni cosa può marcire, terre bruciate dal vento della guerra per
un trono sul fango.
Terra bruciata, quella che non si può possedere!

martedì 12 aprile 2011

Speciale signoraggio




lunedì 11 aprile 2011

Don’t ask, don’t tell zittisce il Dream Act

Tolkien 2011

i vulcani e le falde sismiche del pianeta
salutano l'atomo degli atolli
con risvegliato clamore

i nazgul ronzano nei cieli
gli orchi
appestano le terre di liquami putrescenti

I Pueblo commerciavano turchese per cioccolato

Il cioccolato potrebbe aver fornito un dolce stimolo al commercio tra le antiche società del nord e del sud delle Americhe. Una nuova analisi chimica di reperti archeologici, pubblicata sul Journal of Archaeological Science, dimostra che i Pueblo, abitanti in quello che oggi è il sud-ovest degli Stati Uniti, bevevano una bevanda a base di cacao che veniva importato da popoli dell’America centrale.
L’ipotesi dall’archeologa Dorothy Washburn, autrice della ricerca, è che i gruppi di Pueblo e una società a sud abbiano commerciato turchese per cacao mesoamericano per cinque secoli, dal 900 al 1400 circa.

L'intero post è sul blog: Il Fatto Storico

La privatizzazione della Banca Centrale libica e dei diritti petroliferi

Regime Change Libya: Privatization of their Central Bank and the Theft of their Nationalized Oil Profits

Il te verde ed il tai chi rafforzano la salute del sistema osseo e riducono l'infiammazione della menopausa

Uno studio della "Federation of American Societies for Experimental Biology" dimostra che l'assunzione regolare di te verde, ricco di polifenoli, congiunta con ginnastica tai chi (una ginnastica dolce di origine cinese) aumenta la salute del sistema osseo e riduce le infiammazioni nelle donne in menopausa.

Green tea and tai chi enhance bone health, reduce inflammation in postmenopausal women

domenica 10 aprile 2011

Attivisti Quantistici




Nel 1975 Fritjof Capra – fisico e teorico dei sistemi – pubblica Il Tao della Fisica, un libro destinato a fare la storia e continuamente ristampato in tutto il mondo, con grandissimo successo, ancora a distanza di 35 anni.
Capra, nel suo libro, dimostra le straordinarie analogie tra quanto veniva predicato nelle antiche filosofie orientali e quanto veniva scoperto dalla moderna fisica quantistica.
Mistica e scienza, in epoche diverse e in culture diverse, sembra arrivassero a conclusioni straordinariamente simili.
Da quel momento, una serie di pensatori ha avuto uno strumento in più per cercare quell’incontro tra scienza e spiritualità che in passato costitutiva la norma, ma che nell’epoca moderna sembra inconcepibile.

I grandi matematici, nell’antichità, erano infatti sempre grandi filosofi e i grandi filosofi erano grandi matematici. Non a caso, persino l’inventore del celebre teorema di Pitagora, che intimorisce da sempre i bambini sui banchi di tutto il mondo, viene poi riscoperto nei libri di filosofia.


Nonostante questo, nel moderno occidente era probabilmente inevitabile e “sano” che la scienza si emancipasse dalla spiritualità. La “nostra spiritualità”, infatti, si era canalizzata, nei secoli, negli austeri dogmi delle religioni monoteistiche: ebraismo, cristianesimo, islamismo. Tre grandi religioni che, però, si sono spesso opposte alla scienza e che la scienza ha poi considerato come un nemico. Mentre l'incontro tra la spiritualità orientale, o quella dei greci, e la scienza tout court è stata in qualche modo naturale e forse inevitabile.
Con la fisica quantistica, però, è forse finalmente giunto il momento di un nuovo confronto tra le due facce della medaglia. Scienza e spiritualità possono per la prima volta incontrarsi percorrendo una via occidentale. La fisica quantistica sta veramente rivoluzionando l’intera concezione della realtà. Le implicazioni delle scoperte degli ultimi decenni, tuttavia, non hanno ancora nemmeno cominciato a scalfire le nostre convinzioni. Ma, quando cominceremo ad intuire le implicazioni di quanto scoperto dagli scienziati, il mondo non potrà più essere lo stesso...


http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=9096

Come il tutto può stare in una parte

Riunione conviviale nella casa di un pittore paulista che vive a New York. Chiacchieriamo di angeli e alchimia. A un certo punto, tento di spiegare ad altri invitati l'idea alchimistica secondo la quale ciascun essere umano racchiude l' Universo intero - ed è responsabile di esso.
Lotto con le parole, tuttavia non riesco a trovare un'immagine vivida che possa spiegare questo concetto. Il pittore, che ascoltava in silenzio, chiede ai presenti di guardare dalla finestra.
"Che cosa vedete?"
"Una strada del Village," risponde qualcuno.
Il pittore appiccica un foglio sul vetro - adesso non si riesce più a vedere la via. Poi, con un temperino, ritaglia un piccolo quadrato nella carta.
"Adesso, se qualcuno guarda da qui, che cosa vede?"
"La stessa strada," replica un altro invitato.
Il pittore ritaglia vari quadrati sul foglio.
"Come ogni finestrella di carta contiene la stessa strada, ciascuno di noi racchiude il medesimo Universo," dice.
[...]


Paulo Coelho- Sono come un fiume che scorre

Il Giappone sverserà nell'oceano l'acqua radioattiva dei reattori di Fukushima

Japan to pump radioactive water until Sunday

sabato 9 aprile 2011

Euforia dei modelli imitativi

L'archetipo    è  un   'icona   di    memoria    del    sistema
elettromagnetoneurale. Gli    archetipi   sono    , allo    stesso
tempo, specchio  delle ere emozionali del presente e binari  di
proiezione temporale, basamento  d'appoggio  dell'archetipo   che
verrà.


Proprio    osservando   le varie  sedimentazioni    temporali
dell'archetipo  si scorge quanto sia andato impoverendo  sino  ai
giorni nostri, sino al dilagare dei gorghi elettromagnetici.
E il  basamento  dei nostri giorni, cosl caotico  e lacerato  da
energie  antitetiche  che non    hanno    ancora    trovato
equilibrio, assomiglia tanto a quell'alkemica merda, che forgerà la
stella di domani.


Per oggi accontentiamoci di saper distinguere e di preservare la
nostra icona memoria dagli attacchi dell'oblio.
Da  sempre,attraverso l'archetipo, mistico, religioso o  laico  che
sia, si son dati i codici di interpretazione del reale, dei modelli
imitativi attraverso l'educazione: e quali sono i modelli  imitativi e gli archetipi di oggi¿
Prova a  guardarti  attorno, non con  l'occhio  pronto  che vi
trasmette la  varietà  del  tutto, con l'occhio  un  po’ miope e
assente; quali immagini, icone, idoli, postmoderni feticci, assorbono
la vastità del campo sensorio¿
L'archetipo  ha  subito  un brusco sfratto, preso  dall'era  si  è
spogliato della sua tradizione oral-scritto-tinto-musicale  per
vestire i   veloci   e tentacolari   panni   della   macchina
elettromagnetoartificiale.
Ho   osservato  il  comportamento  dei  fanciulli  con   problemi
affettivi, lasciati per ore a marcire davanti al televisore.
I  film  violenti  visti  la  sera  prima  venivano  puntualmente
reinterpretati  il giorno successivo nella palestra della  scuola
all'interno della tribùmaschile dagli individui dominanti.
La situazione menzionata può essere facilmente sdrammatizzata,se
non  si assumono atteggiamenti repressivi e semplici  imperativi
senza un significante capace di interazione.
La scuola stessa, soprattutto quelle scuole dove i bambini dai sei
anni  in  poi  sono costretti a trascorrere sino a  otto  ore al
giorno, le stesse ore lavorative di  una  buona   parte dei
genitori... è un'archetipo ostile e cupo.
Al  di  fuori della struttura scolastica molti erano  solo  degli
emozionabili.
E'  facile capire come i modelli imitativi interagiscano nei  più
massicciamente, e, visti gli attuali suddetti modelli, non possiamo
che non aver chiaro il quadro dell'involuzione generale, le sue
cause e trarne qualche suggerimento per il dafarsi.
Si  comincia  (a  cambiare il mondo)  dal  bambino  diceva  Mario
Lodi,insegnante:



"Il bambino non è proprietà dei genitori ‚  nè della  scuola  né dello
Stato. 

Quando  nasce ha diritto alla felicità. L'uomo libero non  è
proprietà  di nessuno e non possiede nessuno. Tanti uomini  liberi insieme possono  diventare una  forza  invincibile capace di cambiare il  piccolo mondo dove vivono  e l'intera  società. Per liberare questa forza bisogna cominciare dal bambino,che è sotto a tutti, "proprietà” di tutti e senza difese. Il resto verrà da  sé perchè se siamo capaci di liberare il bambino,spezziamo dentro di noi anche le altre catene".

Cominciare dal bambino,Mario lodi-1977

giovedì 7 aprile 2011

Fra il nulla e il vuoto...c'è di mezzo il mare



visto su: Internazionale

mercoledì 6 aprile 2011

Bean's return ovvero il ritorno di mister Bean, parte terza

Savoiardescamente... Bean !!!




E’, quantomeno, curiosa la tesi propugnata da mister Bean secondo la quale il fascismo operò negli ambiti contemplati dall’architettura costituzionale coeva ma prima di sbilanciarmi attendo un istante perché temo che anche questa sua uscita possa essere l’ennesimo tranello tattico per colpirmi, fulmineo, con le sue ripartenze per cui lascio, dopo un istante di surreale silenzio, che prosegua nella sua disquisizione. Bean sostiene che nessun regime totalitario, ad eccezione del fascismo appunto, ha mai prestato una così maniacale attenzione agli aspetti costituzionali dell’architettura del potere perché il partito non si è limitato ad occupare ed a presiedere la gestione della res pubblica ma ha operato una serie di accorgimenti, taluni addirittura maniacali secondo lui, per consolidare la sua struttura e questo, a ben vedere, nell’ottica di un superamento del fascismo stesso.
Non lo seguo molto, in verità, perché questa idea secondo la quale il fascismo abbia lavorato per porre fine a sé stesso mi sembra una asserzione, a dir poco, fantasiosa laddove, secondo Bean, questa evoluzione politica era intrinseca al movimento stesso e per cercare di capirne le recondite motivazioni il nostro eroe sposta la macchina da presa ed inquadra il fenomeno da svariate angolazioni antitetiche ma, al contempo, speculari.
Da un lato – mi dice – occorre prendere in considerazione la personalità del futuro duce. La storia politica di Benito Mussolini quella, per intenderci, che connotò il suo trascorso prima che desse i natali al nuovo movimento in quel di piazza San Sepolcro a Milano, fu costellata dalla sua appartenenza al socialismo rivoluzionario una corrente, questa, decisamente antiborghese e antisistemica, per così dire, poiché alla stregua dei movimenti più radicali non si proponeva di modificare dall’interno, e per vie legali, lo sviluppo politico del paese bensì di sradicarne gli apparati con una azione violenta ed extraparlamentare attitudine questa che, se vogliamo, preservò, almeno in parte, fino all’alba della sua ascesa ai vertici dell’esecutivo in seguito alla famigerata marcia su Roma del ’22.
Ma una volta acquisito e, soprattutto, consolidato il potere il partito – a quel punto partito unico, naturalmente – cominciò ad operare una serie di stravolgimenti non soltanto pratici ma, ed è quel che più conta in questa sede, soprattutto teorici apportando alcune modifiche sostanziali all’architettura costituzionale del paese.
Questo aspetto, praticamente misconosciuto o quasi ai non addetti ai lavori, fu una peculiarità che caratterizzò, come nessun altro, proprio il totalitarismo fascista il che lo pose, quindi, agli antipodi con i meri stati di polizia nei quali, allora come oggi, era sufficiente l’abrogazione dei diritti civili e l’applicazione della legge marziale contemplata, peraltro, come estrema ratio persino nelle strutture apparentemente più democratiche. Il fascismo, infatti, non sospese affatto i diritti civili limitandosi ad abrogare quelli potenzialmente perniciosi – la libertà di associazione ovvero di opinione e quant’altro – nell’ottica, però, di una struttura omogenea e coerente e, costituzionalmente, legittima.
E per far questo Mussolini si avvalse dei più insigni giuristi presenti nel Regno che, pur stravolgendo la vecchia carta costituzionale che si riallacciava, sostanzialmente, al più che vetusto statuto Albertino del 1848, si adoperarono per edificarne una nuova maggiormente in linea ed in sintonia con i tempi e con la prospettiva di inquadrarla non già in una democrazia liberale bensì in un totalitarismo ed il ricorso, ad esempio, ad un giurista come Alfredo Rocco, per ridisegnare il codice di procedura penale rientrava proprio in questa ottica.
Per i non addetti ai lavori la figura di Rocco si è ammantata, naturalmente, di una accezione, a dir poco, dispregiativa tant’è che, troppo spesso, si utilizzano delle locuzioni, del tutto a sproposito, tipo “roba da codice Rocco” laddove, di contro, per coloro i quali, viceversa, si occupano, ovvero si sono interessati, degli aspetti giuridici e costituzionali suddetta figura assume ben altra valenza tant’è che persino nel dopoguerra i padri fondatori della Repubblica Italiana han preservato moltissime di quelle direttive promulgate dal giurista in quanto, tecnicamente, ineccepibili persino in una democrazia parlamentare tant’è, molti lo ignorano, che il nostro attuale codice di procedura penale rispecchia, fedelmente, la struttura di quella varata dal docente napoletano.
I motivi per i quali il fascismo si prodigò alacremente per ridisegnare la struttura costituzionale nonché i rapporti fra i cittadini modificando, quindi, il codice di procedura penale nonché civile vanno ricercati in una serie svariata di motivazioni, naturalmente, che però possono riassumersi in due linee di fondo contemplanti il duce stesso e la monarchia sabauda.
Da un lato, come detto anche dianzi, c’era la personalità di Mussolini il quale nutriva punta, ovvero scarsa, fiducia sull’esito politico del fascismo una volta che fosse, giocoforza, uscito di scena in quanto consapevole che il movimento a cui dette i natali sarebbe, per così dire, naufragato con lui e, d’altro canto, le furibonde lotte intestine già allignanti all’interno del partito gli avevano fatto baluginare, per sommi capi, l’eutanasia a cui sarebbe andato incontro il regime.
Lungi dall’essere monolitico, infatti, all’interno del fascismo allignavano, già allora, una serie variegata di correnti centripete che, in quel frangente, erano tenute insieme proprio dalla straordinaria personalità del capo, nonché dal suo prestigio personale, ma Mussolini era, parimenti, consapevole che all’interno del partito non esisteva una figura dotata del suo carisma in grado, quindi, di preservarne e consolidarne la struttura che avrebbe, anzi, corso il serio rischio di sfaldarsi repentinamente nel corso degli anni a venire e, d’altro canto, erano solamente tre le figure in grado, almeno potenzialmente, di prenderne in mano le redini ovvero Italo Balbo, Dino Grandi e Galeazzo Ciano.
Balbo, però, perì nei cieli libici ufficialmente per una disgraziatissima avaria al motore del suo velivolo anche se, allora come oggi, si sussurrò che fosse assurto, suo malgrado, ad una sorta di preconizzatore del povero Enrico Mattei ancorchè, va sottolineato, una prova certa di un eventuale coinvolgimento del duce in questa sciagura – ovvero attentato – non è stata mai rinvenuta né allora né dopo.
Quanto a Ciano, invece, Mussolini, con estrema cordialità visti i rapporti di parentela, lo detestava reputandolo decisamente inadeguato – e non a torto, aggiungo, visto che la famigerata mozione Grandi del ’43 fu sottoscritta anche da Ciano che non si rese minimamente conto di quel che andava siglando di suo pugno denotando un acume politico prossimo allo zero assoluto – nonché esponente di quella aristocrazia che il suo trascorso da socialista rivoluzionario gli faceva vedere col fumo negli occhi.
Quanto a Grandi, infine, sarebbe stato, invero, l’uomo più consono ed accreditato ma gli scenari geopolitici offuscarono la sua stella in quanto l’entrata in guerra dell’Italia fascista accanto alla Germania nazionalsocialista misero il gerarca, notoriamente filobritannico, in posizione subalterna.
Non che non vi fossero altri, potenziali, aspiranti alla sua successione ma, certamente, la prospettiva di affidare le redini del partito ad uomini come Pavolini ovvero Farinacci non baluginò, neanche un momento, nei pensieri del duce che temeva – proprio perché la conosceva assai bene da vicino per essersene, reiteratamente, servita in più di una occasione – l’ala dura del fascismo nonchè la sua assoluta miopia politica che avrebbe rischiato di far scivolare il paese nel baratro della guerra civile cosa che, se vogliamo, avvenne dopo il ’43 all’indomani della costituzione della fantomatica Repubblica di Salò a testimonianza, tragica e postuma, che la visione politica di Mussolini era, ancora una volta, corretta cosicché l’unica possibilità che restava era quella di integrare il fascismo nelle strutture e nei cardini dello stato e, dunque, statalizzarlo.
Gli ossessivi richiami, propagandistici, allo stato fascista, all’Italia fascista e quant’altro, erano una sorta di eco di un processo, però, assai più sostanziale e profondo che avveniva, per così dire, dietro le quinte volto, quindi, ad istituzionalizzare il movimento all’interno di un quadro costituzionale nuovo e profondamente omogeneo nel quale il fascismo sarebbe stato, per così dire, osmotizzato e fu in virtù di questo recondito disegno politico che il duce si avvalse, nei campi più disparati, delle migliori risorse intellettuali e tecniche che l’Italia – tutta – in quegli anni, metteva a disposizione per cui se è vero che il fascismo fu un regime totalitario è, altresì, corretto sottolinearne il suo carattere specificamente tecnocratico visto che per riedificare le strutture economiche e politiche del paese il duce si rivolse ai grandi atenei del paese. Inoltre mister Bean ha parlato, nella sua nota precedente, di totalitarismo detotalizzatorio intendendo che, per quanto totalizzante fosse, il fascismo aveva sempre un contraltare forte nella corona sabauda. Si è troppo spesso enfatizzato il ruolo della monarchia negli eventi antecedenti la nomina di Mussolini al capo dell’esecutivo all’indomani della marcia su Roma e, parimenti troppo spesso, obnubilato quello assunto nel corso degli anni del consolidamento, e del consenso plebiscitario, del regime avvenuto, grosso modo, intorno alla metà degli anni ’30. La corona non aveva soltanto un mero ruolo notarile all’interno delle istituzioni né fu mai avulsa da un nefasto attivismo politico che, in virtù di non si sa quale diritto divino, contrassegnò sempre l’operato dei nostri monarchi sabaudi ed, in particolar modo, proprio di Vittorio Emanuele III° una figura che definire indegna rischia di essere persino un complimento.
Il re non soltanto preservò, per sé, il controllo dell’esercito ma intraprese una lunghissima, ventennale, schermaglia contro il duce frapponendogli, sistematicamente, i suoi veti ma non già in virtù dell’ambito costituzionale – che contribuì, come nessun altro, a sfaldare – concessogli bensì in grazia di un non meglio identificato protagonismo squisitamente politico che gli suggerì di cavalcare il fascismo nel pieno del suo apogeo nonché scaricarlo – e nel peggiore dei modi, aggiungo – non appena i venti cominciarono a spirare in direzione avversa.
Mussolini aveva scarsissima considerazione per questo reuccio da quattro soldi ma, certamente, non avrebbe mai potuto immaginare fin dove si potesse strascicare la meschinità di quest’uomo che, all’alba della presentazione delle sue dimissioni da capo dell’esecutivo, non trovò niente di meglio da fare che predisporne gli arresti in quel di villa Savoia facendo precipitare il paese nel baratro della guerra civile nonché riparando, vigliaccamente, in quel di Brindisi sotto l’egida del comando angloamericano di cui, fino ad una settimana prima, era acerrimo nemico.
Mister Bean è, decisamente, furioso !
Non l’ho mai visto perdere, in questo modo, la sua proverbiale flemma britannica eppure, amici miei, non riesco proprio a dargli torto ; d’altronde, prosegue, Vittorio Emanuele III° è stato un degno epigono di una casata invereconda che ha protratto la sua mala genìa persino ai giorni nostri ; non riesco a trovare parole adeguate – soggiunge – per descrivere la nausea che mi ha dato il vedere un principe esibirsi, come l’ultimo dei buffoni di corte, in una rassegna canora !
Non so voi, amici miei, ma questa rievocazione della partecipazione del principe Emanuele Filiberto al festival di Sanremo mi ha fatto rimpiangere, amaramente, il mio caro Ferdinando, il re lazzarone, che la storiografia risorgimentale – sabauda naturalmente ! – ha etichettato come indegno e, più in generale, l’intera casata borbonica di cui, collateralmente, Juan Carlos, l’attuale re di Spagna, ne è un facente parte.
Ed io non riesco proprio a figurarmi Juan Carlos esibirsi in un festival della canzone spagnola !
E se rifletto, per un momento, sul fatto che la mia città sia stata defraudata, con la violenza e con l’inganno, dalle mani dei re borboni per essere consegnata, poi, a questi ciambellani di corte mi viene, davvero, lo sconforto.