SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI

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lunedì 29 novembre 2010

Per la serie siamo uomini o caporali: l' assordante silenzio - Io sto con Gianni Lannes

In questi giorni, mentre tutti i media ci propinano le ritrite verità di Wikileaks, solo quattro pazzi, e noi fra loro, lanciano un grido d'allarme sull' oscuramento del sito di Gianni Lannes www.italiaterranostra.it da parte di Aruba.

La tristezza della situazione è lampante, ma, possiamo sempre trarre dai fatti più bui sagge osservazioni.

Il silenzio mediatico affratella tutti: media di stato e controinformazione, radical chick e attivisti vari ; questo ti dovrebbe far capire che anche moltissimi propinatori di verità alternative in realtà fanno solo i propri interessi (controllare una fetta di gregge).

Ti parlano di verità scomode inavvicinabili e genericamente attribuibili a figure ignote o a intere corporazioni, comunque lontane e innavicinabili; nutrono il senso di impotenza.

Perdono tempo prezioso a cercare le pagliuzze altrui e si infangano nelle diatribe più inutili: versano il vuoto nel nulla.

Creano nell'opinione pubblica lo stesso clima di panico e impotenza che attribuiscono invece ai poteri dominanti.

Si vantano paladini indomiti della giustizia e si fanno di nebbia quando si tratta di difendere realmente la libera informazione.

Non ti dicono che i cambiamenti iniziano dalle cose più semplici e che solo tu, con il tuo comportamento di vita, puoi innestare un circolo virtuoso nel tuo microcosmo sociale capace di influenzare il tutto,ti propongono solo angoscianti dietrologie senza fine e scopo. E' più rivoluzionario invitare la gente a riciclare che angosciare il prossimo in cerca di audience.

Gianni Lannes è un pazzo ,commentano sul forum RAI, lo ammazzeranno e a nessuno fregherà niente...
questo vuol dire che saremo tutti noi ad ammazzarlo, come sempre.

Quando poi si diventa dei martiri, ricordando sempre Giancarlo Siani, tutti fanno a gara per lodarti e incensarti: tutti i caporali riuniti al capezzale e Amen!

" Sapete che cosa, a me poeta,
farebbe tanto piacere?
Che potessi cantare e dire
Quel che nessuno vorrebbe sentire" (Goethe-Faust)




congiannilannes.blogspot.com










domenica 28 novembre 2010

La Danza del Sole




GUARDATI
NON TI ARRESTARE

LA TUA DANZA E' VITA



DANZA IL SOLE CHE HAI DENTRO

DANZA LA LUNA

DANZA I PIANETI



E NON DARTI DUBBI

IL SOLE NON NE HA

E VOGLIO LUCE



AD OGNI ANGOLO

FORSE C' E' UN CANTUCCIO

MA NON E' LI'

CHE SCORRE IL RUMORE



VIVERE VIVERE VIVERE



LE DOMANDE, L'ANGOSCIA

E' SOLO PENSIERO

DIETRO DI LORO SE CI PENSI, CHE C'E'?



TU



E DIETRO LE LACRIME

DIETRO I SORRISI

DIETRO LA RABBIA E DIETRO L'AMORE?



TU



DIETRO I SENSI

TU

DIETRO LE EMOZIONI

TU

DIETRO I PENSIERI

TU



DAI VIENI FUORI!

POSSIAMO ANCORA SALVARE IL MONDO



FAI DI TE

IL TUO TAPPETO VOLANTE



DANZA COL SOLE



AD OGNI ANGOLO

C'E' UN CANTUCCIO

CONOSCERLI TUTTI O NESSUNO

PERCHE'

CIO' CHE SI CERCA E' PROPRIO OVUNQUE



SORELLA LACRIMA

FRATELLO SORRISO



DANZA

DANZA

DANZANO I PIANETI

DANZANO I SATELLITI

DANZANO LE COSTELLAZIONI



ESPANSIONE



AGLI AUTOMI

IO NON VOGLIO APPARTENERE



Questa poesia, degli anni novanta, l'ho composta per mia sorella Elvira












sabato 27 novembre 2010

Per l' FDA sono assolutamente commestibili e innocui il latte e la carne degli animali clonati


Si potranno vendere senza problemi, negli Stati uniti, la carne e il latte degli animali clonati, in quanto giudicati sani dalla "Food and Drug Amministration".

Restano dei dubbi leciti, soprattutto fra gli scienziati, su come si possa dichiarare sano un alimento senza uno studio a lungo termine della sua somministrazione ai consumatori!
Fonti: NewScientist
Los Angeles Times

Colpo di grazia per il dollaro?


foto: ALEXEY DRUZHININ / AFP

Da oggi la Cina e la Russia non useranno più il dollaro nei loro scambi bilaterali ma le rispettive monete nazionali. Si sottolinea il fatto che lo scopo di questa iniziativa è legato alla salvaguardia delle economie locali e non è un attacco alla divisa statunitense.
Visto su: ECplanet
Fonti: Café Humanité (in italiano)
China Daily

venerdì 26 novembre 2010

La Barilla il mandante dell'oscuramento di Gianni Lannes?

L'interrogazione parlamentare sull'amianto nella sede Barilla di Melfi (da www.camera.it ):
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo una recente inchiesta condotta dal giornalista Gianni Lannes (www.italiaterranostra.it), nello stabilimento alimentare sito nei 9,58 ettari del lotto 16 di proprietà del celebre marchio Barilla a San Nicola di Melfi permane la presenza di amianto in notevoli quantità (diverse tonnellate) sotto forma di lastre;
presso lo stabilimento si è vista inoltre la presenza di camion carichi di rifiuti pericolosi;
l'impianto industriale vanta 7 linee produttive (fette biscottate, biscotti da colazione, pasticceria, snack, pani morbidi, sfoglie, merende) per 65 mila tonnellate annue di prodotto alimentare per produrre le quali sono coinvolti 500 lavoratori (di cui circa 100 stagionali);
nonostante la gravità della situazione fosse stata descritta dal sopra menzionato giornalista in un articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa l'11 ottobre 2008 e fatta oggetto dell'interrogazione 4-04073 del 14 settembre 2009 (rimasta senza risposta) l'Asl Venosa 1 non è ancora intervenuta per accertare approfonditamente il livello di inquinamento delle fibre aerodisperse nell'area;
dal canto suo la regione Basilicata non ha mai effettuato in questa zona industriale una mappatura del territorio con presenza di amianto e un monitoraggio epidemiologico del fenomeno nonostante esista un obbligo di legge sancito nel 1992 con la legge n. 257;
intanto, come documentato da un reportage fotografico di G. Lannes, l'amianto è sempre più friabile;
secondo quanto dichiarato dall'addetto stampa della Barilla: «Lo stabilimento di San Nicola di Melfi è per noi molto importante: ci sono dei prodotti che facciamo solo lì; ad esempio le nastrine. È importante perché poi magari uno pensa che le facciamo solo al nord e le vendiamo al nord. Invece le facciamo al sud e le vendiamo in tutt'Italia»;
quanto all'approvvigionamento della materia prima, sempre secondo l'ufficio stampa della Barilla: «Il grano tenero è praticamente tutto italiano; lo acquistiamo prevalentemente in Puglia e Basilicata»;
secondo Gerardo Nardiello, segretario regionale della Uila-Uil (Unione italiana lavoratori agroalimentari): «La Barilla

compra le materie prime anche in Basilicata. Si riforniscono proprio nella zona industriale di Melfi»;
a poche centinaia di metri in linea d'aria dallo stabilimento Barilla di San Nicola di Melfi, si trova il più grande inceneritore di rifiuti, l'impianto Fenice oggetto di numerose interrogazioni parlamentari in merito all'immissione di mercurio e alla mancata tempestiva comunicazione da parte degli enti di controllo regionali;
a seguito del reportage fotografico il giornalista Gianni Lannes è stato contattato il 7 settembre 2010 dal poliziotto Pennella Antonio che in sostanza gli ha chiesto di soprassedere sull'amianto fuorilegge della Barilla fino ad ottobre inoltrato: il direttore dello stabilimento gli avrebbe mostrato delle carte in base alle quali una ditta di Torino smantellerà l'amianto che uccide entro l'anno al costo di 1 milione di euro. Alla successiva richiesta del giornalista di avere le carte dal direttore dello stabilimento, il poliziotto ha risposto che non poteva pretenderle dall'amico direttore e che si doveva fidare della sua parola -:
di quali informazioni sia in possesso il Governo in merito all'amianto presente nello stabilimento Barilla di San Nicola di Melfi;
quali iniziative siano state condotte dai Ministri, ciascuno per le proprie competenze, in merito alla gravità della situazione riferita in premessa a tutela della salute e dell'ambiente in cui operano i lavoratori;
quali iniziative i Ministri, ciascuno per le proprie competenze, intendano adottare in merito alla possibile presenza di amianto presso impianti produttivi ed industriali sul territorio nazionale;
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda adottare in merito alle pressioni esercitate da agenti di polizia per evitare la pubblicazione del reportage che conferma la sussistenza del gravissimo problema dell'amianto presso lo stabilimento Barilla di San Nicola di Melfi.
(4-08558)





La Barilla ci deve tener proprio alla sua immagine da Mulino Bianco, nonostante la sua fabbrica sia un covo di amianto e l'impegno armaiolo dei suoi amministratori....
La Riso Scotti è stata indagata perchè pur di riscuotere i contributi CIP6 ha bruciato di tutto nella sua centrale a biomasse...
Gli esempi possono andare avanti a oltranza, il succo del discorso è che l'industria alimentare pensa solo ed esclusivamente ai soldi; non alla salute dei "consumatori".

Gianni Lannes ha approntato un blog ( http://congiannilannes.blogspot.com/ ) d'emergenza.

Dal 2011 l'Europa bandirà il bisfenolo dai prodotti per l'infanzia.

Resta comunque la presenza sul mercato di tale materiale nelle plastiche alimentari, bottiglie, nei rivestimenti interni delle lattine d'allumino e sotto i tappi di chiusura delle confezioni in vetro.


EU bans chemical in baby bottles

giovedì 25 novembre 2010

flashback

Il WI-FI bandito dalle scuole






L'università canadese Lakehead University, le scuole primarie francesi, il parlamento bavarese e persino riviste scientifiche prendono posizione e/o bandiscono il wi-fi dalle scuole.

L'associazione dei professori e lettori inglesi si è espressa in favore del bando in attesa di studi più a lungo termine sui danni dovuti all'esposizione a questo nuovo tipo di elettrosmog.


Link utili:
TheTelegraph

DailyMail
TheTimes

Guardian
TheIndipendent

Physorg: Il wi-fi uccide gli alberi e le piante
La Francia e i pericoli delle onde elettromagnetiche
Onde elettromagnetiche e nanoparticelle uccidono gli alberi
Fonte immagine: engadget

mercoledì 24 novembre 2010

Aromaterapia in cucina: cucinare con le spezie


Pat Thomas
29th October, 2010
titolo originale: Aromatherapy in your kitchen: part two - cooking with spices
translation: Luca Giammarco


Le spezie non aggiungono solo sapore al tuo cibo – favoriscono la digestione, proteggono dai batteri e prevengono una vasta gamma di malattie.





Le spezie sono usate generalmente per aromatizzare i cibi. Se è possibile, è sempre meglio acquistarle intere e macinarle o sminuzzarle da noi. In questo modo l'aroma sarà più forte e puoi beneficiare dei numerosi principi attivi in esse contenuti.

Come ha sottolineato l'attivista Vandana Shiva, piuttosto che comprare pezzi d' ananas dagli impoveriti contadini del Ghana o fagiolini dall'inaridito Kenya [ le monoculture imposte dalla globalizzazione], comprare erbe e spezie che sono prodotti tipici della agricoltura indigena è un buon modo di investire nello sviluppo delle aree rurali e di dare ai coltivatori una via per accedere al mercato mondiale, senza dover distruggere le produzioni tipiche locali.

Il nostro apprezzamento circa il gusto e l'odore del cibo avviene già in fase uterina. Quello che si mangia, non solo contribuisce a strutturare la crescita del bambino, ma gli fornisce anche il sapore e l'aroma dell' ambiente circostante, nel quale è nato e sguazza sin da quando il suo liquido amniotico si insaporisce in base a quello che mangia sua madre. E' così che i bambini cominciano ad assuefarsi alle preferenze alimentari della cultura di appartenenza.

Mentre le “erbe” sono le foglie delle piante, le spezie provengono da altre parti, come corteccia, radice, germoglio o bacca. Diversamente dalle erbe, le spezie vengono generalmente usate in forma secca. Ciò significa che gli oli essenziali in esse contenute sono altamente concentrati, e, se propriamente conservate – in contenitori stagni, lontano dalla luce e da fonti di calore – conservano il loro aroma pungente per periodi molto lunghi.

Vi sono innumerevoli spezie che puoi usare per rendere più appetitoso il cibo e molte di queste sono usate comunemente anche per le loro proprietà salutari nella medicina tradizionale.

Il Cumino dei prati ( detto anche cumino tedesco) viene tradizionalmente usato per problemi di digestione e flatulenza. Usa le foglie fresche su piatti a base di cavolfiori, patate e barbabietole. Se ti fai il pane in casa, particolarmente il pane di segale, aggiungilo all'impasto. Puoi accompagnarlo ai formaggi morbidi per creare un insolito panino. Se lo coltivi in casa, puoi mangiarne anche le radici come per la Pastinaca.

Il Cardamomo è un buon stimolatore della digestione e diuretico. E' efficace contro l' Helicobacter Pylori , il battere causa di ulcere, e può aiutare nella prevenzione dell' aterosclerosi. Compra i semi interi, verdi o bianchi macchiettati, per usarli, leggermente schiacciati, in piatti a base di riso, curry e stufati di carne. Il Cardamomo macinato fresco può dare un sapore sorprendente alla macedonia di tutti i giorni. Puoi usarlo per infusione nel latte per fare salse piccanti o budini di riso.

Il Cinnamomo è un potente antisettico e favorisce la digestione. E' ricco di antiossidanti, ed è per questo che uno dei suoi usi tradizionali è quello contro il freddo e l'influenza. Ci sono prove che il cinnamomo è utilizzabile per aiutare a normalizzare i livelli di glucosio nel sangue. Inoltre insaporisce gradevolmente piatti come stufati, ripieni, sottaceti e condimenti vari, nei piatti dolci tipo frutta cotta e torte. E' buono anche mescolato allo zucchero su di una fetta imburrata di pane tostato e può essere usato per insaporire budini di riso o latte. Provalo nella cioccolata calda o nel latte e caffè.
Il Coriandolo stimola l'appetito, aumenta le secrezioni gastriche e favorisce la digestione. E' usato tradizionalmente come diuretico ed ha dimostrato un effettivo potere antibatterico contro la salmonella. I semi vengono utilizzati nel curry, mostarde di frutta, stufati e zuppe. Si sposa bene con carne e pesce affumicato. I semi di coriandolo possono insaporire il pane fatto in casa, dolci e pasticcini.

Il Cumino è un buon tonico generale. E' antisettico, antibatterico e aiuta la circolazione. Ha proprietà antiossidanti e gli studi di laboratorio hanno dimostrato che può inibire la crescita delle cellule tumorali. E' delizioso aggiunto alle marinatura di carne alla brace e kebab. Puoi anche fare una insalata esotica con pomodori, peperoni verdi, zucchine e/o melanzane, con una spruzzata di cumino. Usa i semi interi in sottaceti e conserve.

Il Ginger(Zenzero) combatte la nausea, il vomito e può essere doppiamente afficace della Dramamina nella prevenzione della cinetosi. E' un antisettico ricco di antiossidanti, ha effetti antinfiammatori e viene usato nel trattamento dell' artrite e della rigidità dopo l'esercizio fisico. E' un digestivo e allevia i disturbi dovuti a gola irritata, freddure e influenza.Lo zenzero è buono sui gelati e anche negli sformati, in piatti a base di sottaceti e formaggi; può essere usato in tutte le panificazioni, specialmente pane e biscotti.

Le bacche di Ginepro sono disintossicanti e capaci di alleviare problemi reumatici come l'artrite. Il ginepro è tradizionalmente usato per favorire la digestione, è un diuretico e può combattere le infezioni del tratto urinario. Le bacche fresche, leggermente schiacciate, insaporiscono la cottura di carni e selvaggina. Usato con aglio e sale marino sono un ottimo accompagnamento per cavolfiori e vegetali verdi. Il ginepro può essere messo anche negli stufati, nelle salse, marinature e pasticci.

La Noce moscata agisce come stimolante, tonico e digestivo. Può favorire la convalescenza e coloro che soffrono di stanchezza cronica, alcuni lo reputano afrodisiaco. Usalo nel latte e nei budini, in salse bianche o a base di formaggio. La noce moscata può insaporire il purè di patate e altri piatti a base vegetale. Grattugiato sulla cioccolata calda o latte caldo ha un effetto tonico.

Il Pepe in grani, verde, nero, bianco e rosa, sono in realtà dei frutti. Il pepe in grani favorisce la digestione e stimola l'appetito. Ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie e viene tradizionalmente usato come disintossicante, per alleviare infezioni polmonari e bronchiali e in caso di shock e stress. Usalo per insaporire cibi da conserva e marinature, su piatti a base di vegetali caldi e insalate. Puoi ricoprire con il pepe, in una emulsione con aceto di vino ed olio extravergine di oliva, la carne prima di metterla alla brace. Devi sempre comprare il pepe in grani e macinarlo a casa solo quando ti serve, se lo macini anzitempo perde rapidamente tutti i suoi principi attivi.

L' Anice stellata viene usata per favorire la respirazione, contro il singhiozzo e la ritenzione dei fluidi. Ha anche proprietà antivirali che ne consigliano l'uso contro l'influenza ( infatti è la sostanza base del famigerato Tamiflu). I semi vanno benissimo con i fichi, nel caffè, negli yogurt, in piatti a base di pesce o verdura, zuppe, riso e curry.

Pat Thomas is a freelance journalist, author and broadcaster. She is also a former editor of the Ecologist
Fonte: Theecologist



P.S.: Le spezie devono essere comprate intere, macinate alla bisogna e senza pesticidi per agire al meglio. Ricorda sempre che il troppo storpia!

















Pianeta calcio, un modo diverso per analizzare un cambiamento che non c'è

Quando, il 2 febbraio del 2007, il funzionario di polizia Filippo Raciti perse la vita a seguito degli scontri fra le opposte tifoserie del Catania e del Palermo, mi persuasi - chissà perchè, d'altronde - che, finalmente, si sarebbe messo mano seriamente al problema annoso della violenza negli stadi di calcio.
Purtroppo mi illudevo ; la situazione, anzi, è vieppiù peggiorata perchè - e non lo si è sottolineato abbastanza - alcune frange estreme delle tifoserie stanno facendo, seppur ancora timidamente, capolino financo nelle partite della nazionale di calcio : di male in peggio, insomma !
D'altro canto gli esecutivi - tutti, nessuno escluso ! - hanno sempre invocato norme più restrittive e vaticinato decreti legge che, nei fatti, non riescono ad eludere la problematica.
Da troppe parti si sottolinea come l'unica strada praticabile, ed auspicabile, sia il famigerato modello inglese.
La cosa divertente è che, nei fatti, nessuno sa di cosa si stia parlando perchè, circonfusi dalle castronerie dei giornalisti, la gente parla - anzi, straparla ! - senza neanche conoscere, nel dettaglio, cosa sia questo famigerato archetipo anglosassone ignorandone i contenuti nonchè i contorni, prodromi, che hanno consentito l'attuazione di determinate misure cautelative.
Credo sia interessante cercare di capire quali siano stati i retroscena e, in concreto, che cosa abbia reso praticabile l'azione del governo di Sua Maestà Britannica.
Per cercare di addentrarci nella problematica occorre fare un passo indietro di, almeno, quaranta anni.
Gli stadi inglesi furono i primi che videro sorgere, all'alba degli anni '70, sparuti gruppi di tifoserie organizzate che presero a seguire le vicissitudini della propria compagine sia in casa che in trasferta.
All'inizio furono gruppi che si formarono spontaneamente ed in maniera del tutto casuale ed i cui componenti erano accomunati da un sincero amore per la propria squadra del cuore.
Si organizzarono, persino, delle vere e proprie forme giuridiche nelle quali i soci - i supporters, tanto per intenderci - si autotassavano per noleggiare autobus e poter seguire anche gli incontri in trasferta. Ma, all'improvviso, questi gruppi cominciarono a distinguersi per atti di violenzaa indiscriminata ed ingiustificata.
La domanda è : perchè ?
Cosa può spingere un gruppo di persone a mutare, per così dire, la propria ragione sociale e tramutarsi in una vera e propria associazione a delinquere ?
Che cosa stava succedendo in Gran Bretagna in quegli anni ?
Nel Regno Unito, ed in particolar modo proprio in Inghilterra, si stava concludendo un lungo percorso che stava trasformando, in senso manageriale, le società di calcio. Squadre come il Liverpool, il Manchester United, l'Arsenal, il Chelsea e quante altre, stavano cominciando ad assumere i contorni di vere e proprie società per azioni e, tramite la quotazione in borsa, stavano diventando preda di famelici speculatori. Una compagine come il Liverpool, ad esempio, che impazzava in Europa negli anni a cavallo fra la fine dei '70 e gli inizi degli '80, era un affare molto conveniente sia da un punto di vista spiccatamente finanziario sia da quello economico.
Con l'ingresso degli sponsor, infatti, diveniva estremamente allettante poter esporre, sui cartelloni degli stadi ovvero sulle magliette dei giocatori, una scrittura pubblicitaria. Gli sponsor apportarono una liquidità mai vista prima di allora e, conseguentemente, i fatturati del pianeta calcio cominciarono ad assumere contorni molto invitanti e, speculativamente, assai redditizi. Avere, quindi, la maggioranza azionaria di una società sportiva come il Liverpool era diventato un vero e proprio affare di alta finanza che suscitava appetiti inconfessabili di finanziarie, istituti di credito o meri speculatori di borsa.
Conseguentemente anche le prestazioni, sul campo, influenzavano moltissimo il valore delle azioni di una squadra di calcio perchè le quote di mercato di una società sportiva si misuravano attraverso i palmares conseguti nel rettangolo di gioco.
Avere, quindi, una squadra vincente era il miglior modo per garantire gli azionisti di una società alla stregua delle vendite di un bene di consumo.
Qualcuno, a questo punto, potrebbe domandarsi cosa c'entrino gli hooligans in tutto questo.
Gli hooligans entrano in scena, non a caso, proprio in concomitanza della trasformazione manageriale delle società sportive inglesi assumendo un ruolo molto significativo perchè costituivano un centro di potere, a latere certo ma visibile e per questo parimenti importante, volto alla preservazione del valore azionario di una squadra.
Gruppi di holligans cominciarono, infatti, ad essere presenti anche nelle sedute di allenamento della squadra come deterrente per quei giocatori che, durante la settimana, mostravano di impegnarsi, poco o punto, nella rifinitura di un incontro di calcio prossimo venturo.
E, naturalmente, non erano più quegli afiçionados di cui sopra che si autotassavano per seguire la squadra del cuore anche in trasferta.
Anche le tifoserie organizzate quindi, al pari delle società sportive, avevano subito una trasformazione manageriale ed erano assurte ad un ruolo collaterale di questa evoluzione del pianeta calcio per cui disporne de
l controllo cominciava ad assumere una valenza decisamente appetibile poichè significava, da un lato, cautelarsi dalla scarsa professionalità dei primi attori - i giocatori sul campo per intenderci - e, dall'altro, avere tra le mani una variabile da mettere in campo nell'ambito delle scalate finanziarie per il controllo azionario della società.
Il fenomeno hooligans, dunque, nasce contestualmente alla trasformazione del mondo del calcio come risposta alla mutazione genetica delle società sportive e all'ingresso degli sponsor.
Se, fino ad allora, il controllo di una squadra di calcio era stato sugellato attraverso dei meri gentlemen's agreements ed era stato, in definitva, delegato al mecenatismo di quelli che Carraro definiva i ricchi scemi, da quel momento in poi lo scenario muta drasticamente.
E per preservare il controllo di una società sportiva la tifoseria organizzata assume un forte deterrente volto alla preservazione del valore azionario e come variabile nell'atto della vendita di una squadra di calcio.
Se, ad esempio, il proprietario di un team di football vuole contrattare, da un punto di forza, la vendita del pacchetto di maggioranza di una società può sobillare, alla bisogna, una rivolta popolare della tifoseria contro il nuovo acquirente inducendolo a più miti pretese.
Purtroppo gli hooligans, per poter costituire un deterrente realmente efficace, necessitavano di parecchio danaro. L'organizzazione di una tifoseria non è cosa che si possa improvvisare da un momento all'altro, occorrono anni. Anni e soldi, appunto. Il prezzolamento di questi gruppi era un affare molto sporco che veniva consumato nei retrobottega di uno stadio attraverso patti taciti e scellerati stipulati fra gli azionisti della squadra ed i capi della tifoseria. A loro volta i leader delle tifoserie dovevano, per poter essere appetibili e credibili, circondarsi delle peggiori feccie della città. Nulla di più semplice, quindi, che agglomerare, sotto lo stendardo di un gruppo parasportivo, i delinquenti locali : picchiatori di professione, sbandati di ogni sorta, malviventi e pregiudicati. A ben vedere i criteri di assunzione di questi gruppi ricordano, molto da vicino, quelli del reclutamento delle camicie nere di mussoliniana memoria. Protetti dai vertici delle società sportive, quindi, in Inghilterra uno sparuto gruppo di poche centinaia di persone riuscivano, con il beneplacito delle forze dell'ordine, a tenere sotto scacco uno stadio intero. Ma, una volta capito il gioco, anche altri speculatori cominciarono a praticarlo senza reticenza alcuna seguendo, grosso modo, due strade : la prima era quella di prezzolare, ancor più lautamente, i gruppi organizzati già presenti negli stadi usandoli come arma contundente contro i vertici delle società sportive. La seconda era quella di organizzare gruppi alternativi che, magari, andavano annidandosi nelle curve opposte : una sorta, quindi, di contropotere uguale e contrario a quello storico con il risultato che, fuori e dentro gli stadi, si assistevano, periodicamente, a scene di vera e propria guerriglia urbana con lo scopo, questa volta, di far crollare il valore azionario di una società sportiva per dissuadere gli sponsor e gli investitori al fine di un mutamento degli assetti societari ed azionari di una compagine sportiva. Un gioco, quindi, davvero sporco messo in atto da delinquenti - i veri delinquenti - senza scupolo alcuno che non lesinavano, un istante, a mettere a ferro e fuoco una cittadina per speculare, in maniera indegna, sui propri interessi.
A loro volta gli hooligans erano diventate delle vere e proprie società per malazioni pronte a vendersi, ed a rivendersi, al migliore offerente. A differenza, quindi, delle camicie nere - ovvero di quelle brune di hitleriana memoria - che restarono, sempre, sotto il rigido controllo dei loro ras ed, in definitiva, del partito unico, di queste camicie scolorite si perse, praticamente, il controllo.
Diventati sempre più incisivi e sfrontati, questi gruppi cominciarono, nel tempo, a trattare da pari a pari con i vertici azionari delle società sportive che, in ogni caso, non potevano più prescindere dal loro supporto fuori dal campo e sulle gradinate degli impianti sportivi.
Una sorta di equilibrio precario che sfociava, di tanto in tanto, in disordini devastanti senza che nessuno potesse metterci, realmente, mano.
Ed è, sostanzialmente, la medesima situazione che avviene, oggi, in Italia.
In Inghilterra questa fase è stata superata attraverso un intervento decisivo volto a colpire i gangli vitali del fenomeno. Ma questo intervento è stato reso possibile da un mutamento globale del corollario che si agitava dietro le quinte dell'industria del football.
Intorno alla metà degli anni '80, nel Regno Unito lo scenario che fungeva da sfondo al panorama del pianeta calcio comincia a denotare un cambiamento epocale che produrrà i suoi effetti, grosso modo, solamente agli inizi degli anni '90.
L'avvento delle PayTV, infatti, sposta drasticamente il fulcro degli interessi che gravita sul mondo del football incidendo sulla essenza stessa del fenomeno che da volontà assurge al ruolo di rappresentazione.
Una partita di calcio, difatti, era una sorta di evento unico nel suo genere.
Ogni incontro era una espressione di volontà, appunto, unica ed irripetibile riservata esclusivamente a coloro i quali si recavano sulle gradinate di un impianto a seguire il loro team. Non che fino quel momento il calcio non fosse stato rappresentato, certo, ma la intrusione delle emittenti televisive era stata circoscritta a dei palinsesti specifici - i rotocalchi di approfondimento ovvero le trasmissioni sportive etc. - le quali rappresentavano il fenomeno in maniera assolutamente bignamesca limitandosi, cioè, a fornire brevi sintesi nelle quali venivano riproposte - meglio, rappresentate - ai telespettatori, alcune fasi salienti degli incontri lasciando, però, nei fatti preservato ed immune, nella sua essenza, la fenomenologia di un incontro di calcio.
Il calcio, cioè, preservava la sua ineffabile liturgia alla stregua degli avvenimenti che scandivano la quotidianietà della società britannica.
La sua sacralità, quindi, veniva, in una certa qual maniera, preservata e tutelata ad eccezione degli incontri di calcio delle compagini nazionali i quali, invece, venivano rappresentati nella loro integralità.
L'ingresso, dunque, nel pianeta calcio delle emittenti televisive, da un lato, e della tecnologia, dall'altro, doveva mutare, intrinsecamente, la stessa fisiologia del fenomeno che, da unico ed irripetible, diveniva mero oggetto di consumo e, quindi, replicabile indefinitivamente.
Se, per intenderci, fino ad allora l'incontro di calcio, mettiamo, fra Manchester City e Manchester United era stato appannaggio esclusivo di coloro che avevano preso parte attiva - i giocatori, lo staff tecnico, la terna arbitrale etc. - e passiva - gli spettatori assiepati sulle gradinate dell'impianto - al fenomeno, da quel momento in poi anche coloro che, fisicamente intendo, non facevano parte di quel corollario attraverso una registrazione video ovvero una videocronaca in presa diretta o differita cominciarono, parimenti, ad usufruirne.
Il fatto stesso che di quel fenomeno se ne possa usufruire, appunto, financo in un contesto spaziotemporale differente ne muta, da un punto di vista ontologico, l'essenza stessa ; il fenomeno, unico ed irripetibile in sè, assurge ad una rappresentazione e, come tale, viene piegato alle logiche di un mero prodotto di consumo divenendo, quindi, replicabile e, commercialmente, spendibile in una maniera completamente diversa perdendo, così, il suo connotato sacrale.
Come oggetto di consumo, quindi, questa rappresentazione segue, pedissequamente, le dinamiche del mercato ; e gli interessi che vi ruotavano attorno, circoscritti al rettangolo di gioco, si spostano sull'etere.
Chiunque, anche a centinaia di chilometri di distanza, può giovarsi della rappresentazione di cui sopra ed essere, quindi, passivo partecipe degli inserzionisti pubblicitari. Le potenzialità commerciali indotte dalle PayTV sono enormi e suscitano gli appetiti degli sponsor come mai prima di allora. Se, fino a quel momento, una società di calcio poteva, in fin dei conti, contare sugli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso agli impianti e, solo marginalmente, sulla contribuzione degli inserzionisti che pubblicizzavano i loro marchi sulle magliette dei giocatori ovvero sui pannelli pubblicitari attorno al rettangolo di gioco ad appannaggio esclusivo del pubblico pagante, adesso la fascia di potenziali utenti aumenta in maniera vertiginosa. A fronte, cioè, di ottantamila spettattori che si recavano, magari con disagio, allo stadio per vedere una partita di calcio ci sono, ora, milioni di telespettatori che, comodamente assiepati nelle poltrone delle proprie dimore, contribuiscono, in maniera determinante, con i loro consumi indotti alle fortune finanziarie di un club.
Questa rivoluzione copernicana apporta una serie di conseguenze che, schematicamente, possiamo riassumere in alcuni punti nevralgici.
In primo luogo, l'industria del calcio assume, da adesso, una valenza decisamente appetibile perchè il volume di fatturati che ruota attorno al mondo del football cresce in maniera esponenziale e vertiginoso come mai prima di allora. Questa evoluzione comporta che se, prima, la gestione di una squadra di calcio di un certo spessore - e di un certo seguito, naturalmente - poteva essere appannaggio del mecenatismo di questo o quell'imprenditore adesso, viceversa, diventa pertinenza stretta del mondo della grande imprenditoria, delle grandi banche e delle grandi compagnie assicurative e finanziarie.
In secondo luogo, se, ieri, gli introiti principali di una squadra di calcio ruotavano, essenzialmente, sulla campagna abbonamenti e sulla presenza di spettatori che, fisicamente, assiepavano le gradinate degli impianti oggi, di contro, i flussi finanziari principali ruotano attorno agli accordi che vigono in una sorta di triade costituita dalle società sportive, dalle emittenti televisive a pagamento e dagli inserzionisti pubblicitari. Avere, cioè, lo stadio pieno o vuoto diventa, da un punto di vista finanziario, irrilevante poichè conta, infinitamente di più, avere un cospicuo novero di abbonati televisivi i cui consumi, a conti fatti, fanno adesso la differenza.
In terzo luogo, infine, la valenza economica di una squadra di calcio comporta una gestione manageriale differente. Tramonta, definitivamente, l'era dei grandi presidenti - almeno per ciò che concerne le società sportive più rappresentative - e subentrano esponenti del mondo finanziario e del terziario avanzato. In Gran Bretagna si affacciano, anche, finanziatori stranieri. In Italia, invece, il controllo di maggioranza di un pacchetto azionario resta, almeno sulla carta, nelle mani di holding e gruppi nostrani. E se, ieri, un mero palazzinaro calabrese come Corrado Ferlaino poteva gestire, ancora, una piazza prestigiosa come quella di Napoli oggi, viceversa, occorrono personaggi di un altro entourage ruotanti nel panorama dell'alta finanza ovvero dell'alta imprenditoria italiana in quanto i costi di gestione di una squadra di football diventano proibitivi anche per la media e piccola imprenditoria locale. Attorno a squadre come il MIlan, l'Inter o la stessa Juventus ruotano i vertici di società come Mediaset, Fiat e Telecom ovvero le massime espressioni del panorama finanziario ed industriale del paese. Medesimo raffronto per ciò che concerne le società sportive anglosassoni gestite da esponenti di spicco dell'alta finanza britannica.
Questa radicale trasformazione del mondo del football nonchè della natura degli introiti ad esso legati determina, quindi, uno scenario molto differente dello sfondo che vi ruota attorno. Lo spostamento dell'asse di interessi da un piano meramente locale e particolare - gli introiti legati alla affluenza del pubblico pagante in un impianto - ad uno più composito - ovvero gli introiti diretti ed indiretti legati alle PayTV - apporta una palingenesi del panorama socioeconomico delle signorie che, oggi, regolano e gestiscono l'industria del calcio.
Lo smistamento sull'etere degli introiti del pianeta calcio modifica, come abbiamo visto, la natura intrinseca del business che ruota attorno a quella che, da ora in poi, diverrà una delle industrie più floride del vecchio continente.
In Italia si calcola che il volume di fatturati del mondo del football si attesti, grosso modo, come terza forza economica del paese dopo il settore delle comunicazioni e del terziario avanzato.
In questa categoria merceologica, però, non esiste un soggetto dominante - come, ad esempio, nel mercato delle comunicazioni dove la Telecom la fa da padrone - quanto, piuttosto, una sorta di oligarchia pallonara che ruota attorno a quattro società cardini - il Milan, l'Inter, la Juventus e la Roma - e ad un novero di altre squadre satellitari.
Fin qua, tutto sommato, nulla di nuovo se vogliamo. Sono cose, quelle esposte, che, in una certa qual maniera, sono patrimonio della opinione pubblica. Ma in tutta questa disamina ho, volutamente, trascurato un altro soggetto - l'ultimo - che in tutto questa vicenda è rimasto a latere ma che svolge, da sempre, un ruolo centrale ovvero le amministrazioni locali le quali entrano in scena, in maniera preponderante, sin dagli albori perchè quello che a molti sfugge è l'aspetto logistico del fenomeno calcio.
Per dare il via ad una partita di football occorre essere muniti di uno spazio idoneo adibito alla bisogna ovvero uno stadio che rispetti i canoni regolamentari - le dimensioni del campo ovvero delle porte per intenderci -, di sicurezza - la struttura tecnica degli impianti - e logistici - tutto il novero di infrastrutture che consente ad una persona di recarsi in uno stadio quindi strade, parcheggi etc. - ed il tutto in un contesto urbano, quando non metropolitano, a dir poco problematico. Era più che evidente che, ab initio, nessun imprenditore aveva la forza economica per costruire un impianto sportivo idoneo a questo tipo di evento sportivo. Per consentire un adeguato e confacente start-up, quindi, intervennero le amministrazioni locali. La costruzione - nonchè la proprietà - di uno stadio fu appannaggio, quindi, degli enti locali che diedero inizio ad una serie di opere faraoniche volte ad agevolare questo settore emergente. In Gran Bretagna, dunque, si intrapresero opere pubbliche atte alla realizzazione di strutture sportive disegnate, espressamente, per il calcio. Chi è avvezzo al mondo del football è a conoscenza che gli impianti sportivi inglesi sono caratterizzati dalla presenza di gradinate poste a ridosso del rettangolo di gioco - un pò, per intenderci, come lo stadio S.Siro di Milano - nonchè, almeno agli inizi, del tutto privi di barriere architettoniche. In Italia, invece, molti degli stadi che ospitarono, ed ospitano, il calcio furono allestiti, di contro, in una ottica multidisciplinare. Quello storico di Torino, il Philadelphia, contemplava la pista di atletica alla stessa stregua di quello di Roma - non a caso denominato olimpico e realizzato in previsione delle Olimpiadi del 1960 ospitate, per l'appunto, dalla capitale - o di quello di Bologna - il Dall'Ara - o di quello di Napoli. In questa opera, va detto, un ruolo capillare - in Italia, intendo - lo svolse il fascismo che mise in piedi una serie di impianti sportivi per il calcio in occasione dei campionati del mondo del 1934 ospitati dal regime e che vide l'affermazione della rappresentativa locale nella finale ospitata, a Roma, nello stadio Flaminio.
Ma questo intervento straordinario dello stato - il regime fascista da noi ma, parimenti, il parlamento di Sua Maestà Britannica in Gran Bretagna - aveva un contraltare ovvero la proprietà degli impianti che restava appannaggio dello stato in senso lato (ovvero dei comuni, delle province quando non, direttamente, dello stato centrale medesimo) che, sostanzialmente, dava in gestione l'impianto alla squadra di calcio.
La gestione comportava, naturalmente, un costo : e questo costo veniva, preventivamente, concordato tra i proprietari delle compagini di football e le amministrazioni locali. E fin quando il pianeta calcio è stato rigidamente avulso dagli introiti pubblicitari - leggi sponsor - le sue tifoserie, guarda caso, erano notoriamente tranquille. Con la liberalizzazione e con l'ingresso degli inserzionisti pubblicitari il volume di affari del mondo pallonaro, invece, cominciò a divenire allettante. La possibilità di esporre, sulle magliette dei calciatori, il nome della propria azienda era una occasione molto ghiotta per farsi una enorme pubblicità, certo, ma era altrettanto succulenta la possibilità di esporre il proprio marchio sui cartelloni pubblicitari esposti attorno al rettangolo di gioco e visibilissimi da qualunque angolo dell'impianto. Una sorta, se vogliamo, di pubblicità subliminale che coinvolgeva gli spettatori paganti inducendo loro bisogni e consumi nuovi. Questa nuova frontiera del marketing determinò, lo abbiamo visto dianzi, la traformazione della gestione finanziaria delle società sportive e, guarda caso, una concomitante trasformazione in senso manageriale e delinquenziale delle tifoserie organizzate. Ma comportò, parimenti, anche dei ritocchi verso l'alto dei contratti di gestione degli impianti perchè le amministrazioni locali presero a modificare, in una ottica capestro, gli accordi stipulati con i presidenti dele squadre di footbaal. D'altro canto le autorità locali potevano, serenamente, trattare da una posizione contrattuale assolutamente privilegiata e monopolistica poichè senza uno stadio una squadra di calcio non poteva, in alcuna maniera, produrre utili.
L'ingresso delle PayTv ha aumentato, a dismisura, gli introiti legati al mondo del calcio : ma questa rivoluzione copernicana, lo abbiamo parimenti visto prima, determinò l'ingresso nel pianeta calcio delle grandi banche, dei grandi finanziatori e della grande impresa soppiantando, quindi, l'epopea dei grandi presidenti che lasciarono il campo alle holding dei più potenti gruppi economici del paese. E l'ingresso di questa nuova elite determinò uno scenario affatto diverso perchè se il volume degli introiti si spostava, come abbiamo letto sopra, sull'etere era, altresì, vero che l'impianto sportivo restava la pietra angolare di tutto il business. Ma, adesso, la sostanziale differenza era che se, prima, il presidente era, per quanto facoltoso, un mero imprenditore adesso i proprietari delle squadre di calcio erano delle vere e proprie S.p.A. ovvero delle multinazionali quotate in borsa. Era tempo, quindi, di rivedere i contratti della gestione degli impianti ma in una ottica decisamente speculare rispetto a quella che aveva contrassegnato il mondo del calcio fino a quel momento.
L'obiettivo, quindi, diveniva, a questo punto, la privatizzazione degli stadi di calcio che dovevano essere sottratti agli enti locali e divenire integra proprietà delle società di calcio.
Gli hooligans furono, quindi, utilizzati, negli anni '90, in questa ottica ovvero come arma contundente contro le amministrazioni locali.
La devastazione di un impianto sportivo, naturalmente, aveva dei costi di ristrutturazione che, guarda caso, non erano addebitate alle società sportive ma agli enti locali.
La devastazione di una cittadina, ovvero di un quartiere di una metropoli, aveva un costo che gravava sulle spalle delle amministrazioni locali e non certo di una società sportiva.
Il dispiegamento delle unità antisommossa nonchè il controllo del territorio in concomitanza di un evento sportivo a rischio, come erano diventate le partite di calcio, aveva un costo che ricadeva sulle imposte addebitate alle comunità locali.
Forse, adesso, sarà un pò più chiaro chi aveva, realmente, interesse a mantenere in piedi un baraccone scalcinato come quello delle frange estreme delle tifoserie organizzate e per quali reconditi scopi.
Gli hooligans, quindi, svolsero - e bene direi anche se, naturalmente, a loro insaputa - un fondamentale compito di detonazione atto a promulgare un nuovo assetto nella contesa promossa dalle società di football nei confronti delle amministrazioni locali per una qual sorta di appropriazione indebita degli impianti sportivi.
Messi con le spalle al muro gli enti locali cedettero e svendettero - a prezzi stracciati, naturalmente - gli stadi ai nuovi padroni delle società di calcio.
E solamente a questo punto - ma vah ? - scattarono le misure cautelative volte alla definitiva defenestrazione del fenomeno hooligans anglosassone.
Il famigerato rapporto Taylor - ovvero tutte quelle annotazioni volte alla identificazione delle frange estreme delle tifoserie britanniche - era, in realtà, pronto negli scaffali dei servizi segreti britannici da lustri. Alla sua stesura collaborarono, attivamente, proprio i vertici delle società sportive le quali conoscevano, a menadito, i componenti delle tifoserie organizzate - visto che erano stati da loro, fino a quel momento, finanziati e supportati - e si provvide, repentinamente, a porre fine a questa emergenza sociale.
Ma questo intervento, drastico, volto a colpire i gangli vitali del fenomeno hooligans era un mero corollario ad una vergognosa speculazione finanziaria volta alla acquisizione, a prezzi stracciati, degli impianti sportivi anche perchè costruirne di nuovi era, a dir poco, problematico non solo sotto un profilo squisitamente finanziario ma, soprattutto, da quello legislativo e burocratico poichè nessuna amministrazione locale avrebbe mai conferito quei permessi indispensabili alla costruzione di nuovi stadi pena la perdita del monopolio.
Nell'ottica di una grande holding, quindi, anche gli impianti sportivi dovevano diventare dei microsettori economicamente produttivi. La defenestrazione degli hooligans comportò, nell'immediato, un ritorno sugli spalti di un novero sociale di spettatori che avevano, gioco forza, dovuto abbandonare le gradinate ; in particolar modo pensiamo alle famiglie medio borghesi ed agli adolescenti. Il comfort degli impianti ha assunto una dimensione teatrale contemplando un novero esclusivo di posti a sedere rigorosamente numerati. Inoltre attorno, ed all'interno, degli stadi sono proliferate attività commerciali indotte - tavole calde, negozi di gadgettistica etc. - gestite sotto l'egida del marchio del club. La sicurezza degli impianti è stata affidata ad agenzie private che, negli sporadici casi di disordini, intervengono in maniera energica e repentina non lesinando violentissime manganellate sui volti dei malcapitati. La tolleranza, adesso, verso eventuali derive hooliganesche della tifoseria è, naturalmente, pari allo zero.
E così come, d'incanto, erano apparsi parimenti, adesso, gli hooligans svaniscono e gli stadi inglesi sono diventati, come per magia, tra i più sicuri del mondo.
Naturalmente anche questa sicurezza e questo comfort ha un costo.
I prezzi dei biglietti e degli abbonamenti sono lievitati in maniera esponenziale fungendo, di fatto, da filtro e deterrente per le classi sociali meno abbienti alle quali, nei fatti, viene precluso l'accesso agli stadi.
Ma che fine han fatto gli hooligans ? Fisicamente intendo ?
Gli hooligans, checchè ne blaterino e ne scrivano i beneamati giornalisti, non sono affatto spariti di scena nè, tantomeno, potevano volatilizzarsi ma hanno subito alcune oeprazioni di drenaggio nel senso che alcuni di loro sono stati cooptati nelle nuove strutture.
I vertici delle tifoserie - i capi storici, dunque - gestiscono, adesso, parte di quel business indotto di cui abbiamo fatto menzione più sopra, ovvero gadgettistica e similari, mentre gli esponenti più violenti - i mazzolatori, insomma - sono stati assorbiti - ma vah ? - proprio da quelle agenzie private che oggi svolgono , in maniera energica ed efficace, il delicato compito di preservare la sicurezza negli impianti tenendo, doverosamente, di conto che nessuno meglio di costoro avrebbe potuto adempiere ad una mansione similare vista la pluridecennale esperienza acquisita nel settore.
Un curriculum, insomma, davvero prestigioso di fronte al quale era davvero difficile opporre un diniego.
La parte restante, invece, pur rimanendo rigorosamente estromessa dagli stadi e dalle arterie contigue agli impianti continuano, lontano dai clamori dei media, ad organizzare microguerriglie urbane nei quartieri periferici rigorosamente sorvegliate dalle forze dell'ordine e circoscritti in alcuni spazi adibiti alla bisogna salvo, poi, ritornare sotto i riflettori in occasione delle partite della nazionale di calcio inglese quando questa, però, è impegnata in competizioni ufficiali all'estero profittando del fatto che se, in patria, i loro volti e le loro generalità sono patrimonio delle unità antisommossa all'estero, di contro, restano ancora misconosciuti e sono, dunque, ancora in grado di poter agire con il beneficio della sorpresa.
In Italia, invece, la situazione resta di stallo in quanto - a differenza del Regno Unito - le amministrazioni locali nostrane hanno dei seri problemi di bilancio e rinunciare ai cospicui introiti derivanti dalle kermesse del calcio costringerebbe gli amministratori ad aumentare i tributi locali diretti ed indiretti compromettendosi politicamente. D'altro canto le continue minaccie dei grandi club di agire altrimenti non riescono a sortire gli effetti sperati.
Per strappare dei contratti meno onerosi, lo ricorderete spero, la Juventus minacciò il comune di Torino di giocare le partite casalinghe lontano dal capoluogo piemontese laddove la Sensi ventila, sempre, la possibilità di costruire - ex novo - un nuovo impianto sportivo che soppianti il vetusto olimpico capitolino.
Anche il neo presidente del Napoli, De Laurentiis, non lesina stoccate a destra e a manca contro il disastrato comune partenopeo ; non pago di aver ereditato del vecchio Napoli Calcio unicamente gli attivi relegando alla amministrazione comunale ed a quella regionale i passivi - e questa operazione di alta finanza, per inciso, fu messa a punto nel silenzio generale dei media e qualche anno prima della medesima operazione svolta dall'esecutivo Berlusconi in merito alla vertenza Alitalia - adesso questo signore si concede anche il lusso di prospettare la costruzione di un nuovo impianto sportivo suo proprio nel comune adiacente di Pozzuoli.
Per mia fortuna - visto che anche io sono residente a Pozzuoli - è proprio la conformazione geologica del territorio - notoriamente soggetta a fenomeni di bradisismo - che preclude, nei fatti, la costruzione di uno stadio per il calcio e rende, quindi, assolutamente velleitaria questa minaccia del nuovo patron partenopeo.
In definitiva, dunque, in Italia è proprio la situazione disastrata delle amministrazioni locali che preclude, nei fatti, il superamento di questa fase cruciale nei rapporti tra le tifoserie organizzate, le società di calcio e gli enti locali. E poichè non esiste modo alcuno per porre rimedio a questo sfascio dei conti pubblici ne consegue che questo fenomeno resterà, salvo imprevisti, vivo e vitale ancora per molti anni a venire.
Ho amato il calcio come pochi altri ma, forse, proprio per questo ho deciso di disertare gli stadi e le kermesse delle PayTV.
Per un vecchia cariatide del secolo scorso come lo scrivente sulle gradinate non c'è più posto oramai.
E poichè il calcio mi ha voltato le spalle ho deciso, parimenti, di voltargli le mie.
Questo mia disamina è dedicata al funzionario di polizia FIlippo Raciti la cui vita è stata spesa, purtroppo, inutilmente al servizio dello stato.


martedì 23 novembre 2010

Per la bibbia degli psichiatri siamo tutti pazzi


Ho letto alcuni anni orsono il DSM-IV e invito chiunque a darci anche una occhiata superficiale:
secondo le sintomatologie dei disordini presenti in questo testo, il più sano sulla terra può riscontrare nei suoi comportamentì almeno una decina di patologie legate al  "disordine mentale".



Ma, tranquilli, c'è un farmaco per ogni disordine: per la timidezza, per la mancanza di fiducia verso l'autorità e ogni altro possibile disordine.
Mentre secondo il DSM -IV eravamo tutti "borderline", il DSM- IV - TR ci dice che siamo tutti disordinati mentalmente, ma basta prendere una pillola e il gioco è fatto!
Fonte immagine

lunedì 22 novembre 2010

Gli arbitri ti picchiano

domenica 21 novembre 2010

C'è vita su Marte!


Queste sono le straordinarie immagini che la sonda "Opportunity" ha inviato stanotte sulla Terra.

Il commento della NASA è stato laconico:

"Le prossime sonde marziane dovranno essere munite delle armi più tecnologicamente avanzate e letali, il pianeta rosso è pieno di comunisti ostili".
Immagine: David Dees Illustration

Chi ha oscurato Gianni Lannes?

Da alcuni giorni cliccando il link del sito di Gianni Lannes www.italiaterranostra.it   appare una schermata bianca con l'indirizzo web del sito, null'altro.
Data la scarsità di giornalisti che svolgono un lavoro di inchiesta, spero sia solo un problema di manutenzione...

sabato 20 novembre 2010

Raggio cosmico quantistico

Costruita la bottiglia d'acqua più piccola del mondo


Lo scienziato Qianyan Zhang è riuscito a costruire una "bottiglia", a base di fullerene con un tappo di fosfato, capace di contenere una sola molecola di acqua!

Fonte: Scientists build world's smallest 'water bottle'


Nanoboy

venerdì 19 novembre 2010

Il DNA può inglobare, come il "velcro", le nanoparticelle






Il DNA fa molto di più che dirigere la costituzione dei nostri corpi, esso interagisce con le sostanze presenti nel nostro organismo e muta anche in base all'ambiente esterno, ai pensieri, ect... Dobbiamo abbandonare il vecchio concetto che vedeva il DNA come un semplice codice di trasmissione e replicazione del patrimonio ereditario: esso è un apparato "vivente", che muta e si trasforma in base a svariati parametri.


Gli scienziati hanno anche scoperto che Il DNA può inglobare nella sua struttura le nanoparticelle, quasi come accade con il velcro e il tessuto di una chiusura a strappo.

Dato che le nanoparticelle, e i nano chip, non mancano, staremo a vedere come ci evolveremo prossimamente.


DNA can act like Velcro for nanoparticles

La precognizione è possibile: studi dell' Università Cornell hanno dimostrato la rilevanza statistica delle percezioni ESP

giovedì 18 novembre 2010

Arrivano i robot "low cost": sostituiranno la classe operaia e la classe media degli umani



Armar III, il robot che apprende grazie al suo corpo è un prodotto della ricerca europea. Il suo impiego è dunque estremamente versatile ed i costi contenuti.
Grazie al suo massiccio impiego gli scioperi, i disagi, i furti, la scortesia e tutte quelle scocciature legate alla manovalanza umana spariranno dalla faccia della Terra.

Il robot è il lavoratore stakanovista per antonomasia e ci consentirà di abolire quegli enti di corruzione e privilegio chiamati sindacati.

E, per chi non potesse fare a meno di molestare le proprie dipendenti, ci sono, ad un prezzo più elevato, le robot femmine che possono fungere da segretaria, domestica e sicuramente sono le amanti più instancabili, docili e discrete che potete trovare sul mercato.
Proteste sono giunte da vari movimenti femministi per la mancata realizzazione del modello maschile.



mercoledì 17 novembre 2010

3,4 milioni di anni fa Lucy macellava le bestie con un coltello di pietra


 Sono state trovate prove evidenti delle abilità artigiane dell' Australopithecus afarensis "Lucy".

Un  antropologo spagnolo ha scoperto che questo nostro antenato era già in grado di produrre e usare strumenti come i coltelli di pietra 800.000 anni prima di quanto finora supposto.

Fonte: Physorg.com

Immagine: American Museum of Natural History

martedì 16 novembre 2010

La monnezza conquista anche lo spazio


Queste belle (...?) immagini ci mostrano la discarica spaziale orbitale (DSO) attorno alla Terra, una visione illuminante che si protende nel cosmo a mostrare a tutte le altre razze dell' universo (casomai ve ne fossero) la sublime arte umana del monnezzaggio.

Non solo la monnezza è in orbita, dilaga oramai negli spazi. Sarà facile identificare il pianeta Terra: una scia di monnezza lo segue ovunque...

Ma, oltre agli effetti estetici, questa opera spaziale tridimensionale è la realizzazione pratica della famosa "spada di Damocle", ci pende sulla testa, in attesa di cadere...

...meno male che abbiamo in orbita tutti quei satelliti con cannoni laser, a microonde, molecolari e quant'altro: possiamo metterli a fare i monnezzari dello spazio!






venerdì 12 novembre 2010

E' Marte il pianeta gemello di cui parlano gli antichi?


Ecco come doveva apparire Marte milioni e milioni di anni fa.

A Strategy To Search For Life On Mars

giovedì 11 novembre 2010

Genio e creatività nel pensiero divergente




Visto su: Luogocomune

mercoledì 10 novembre 2010

Matt Rach is back!

Fitoterapia: le proprietà del rosmarino


HABITAT: originario dei paesi del bacino del Mediterraneo, nei luoghi soleggiati.

Favorisce la digestione dei cibi e aumenta la produzione di bile da parte del fegato, migliorandone anche la qualità. Inoltre ha azione epatoprotettiva, proteggendo il fegato contro i danni provocati su di esso da molte sostanze tossiche e anche da alcuni farmaci. L'estratto di rosmarino per via orale aumenta di circa 4 volte nel ratto i livelli di glutatione-S-transferasi e di circa 3 volte quelli di NAD (P)H-chinone reduttasi, entrambi enzimi molto importanti per la produzione delle sostanze che difendono il nostro organismo dai danni provocati dai radicali liberi, mentre il carnosolo isolato dalla pianta e dato sempre per bocca ha effetti molto più sfumati. Uno studio nel ratto ha valutato l’effetto protettivo del rosmarino sui danni da tetracloruro di carbonio (CCl4), una sostanza fortemente tossica per il fegato. Gli animali ricevevano per bocca un estratto di rosmarino capace di fornire 6,04 mg per kg di peso di carnosolo un’ora dopo essere stati trattati con tetracloruro di carbonio (CCl4). Si è notato che l’aumento della bilirubina e delle transaminasi causato dal CCl4 era prevenuto quasi completamente dal rosmarino, che ostacolava anche il calo del glicogeno epatico e della glutatione S-transferasi, un enzima molto importante per la produzione degli antiossidanti del nostro organismo. Lo studio delle cellule del fegato rivelava che il rosmarino riduceva nettamente i fenomeni di infiammazione e gli altri danni a queste cellule causati dal CCl4. Questi dati indicano che l’effetto protettivo di questa pianta sul fegato dipende soprattutto dalla sua azione antiossidante e dalla sua capacità di preservare l’attività e i livelli della glutatione S-transferasi.

Inoltre questa pianta è ricca di sostanze ad azione antiossidante e antiradicalica, capaci di ridurre i processi di invecchiamento dei tessuti e di proteggere le cellule contro la degenerazione tumorale. Uno studio in laboratorio ha evidenziato che il carnosolo, il rosmanolo e l’epirosmanolo, tutti fenoli presenti nel fitocomplesso del rosmarino, hanno un’azione inibitoria sull’ossidazione delle particelle di colesterolo LDL, che rappresenta il fenomeno iniziale che causa scatena l’aterosclerosi.


Fonte: Fitoterapia.in
Foto da: www.agraria.org

Novartis e Big Pharma useranno i nanochip nei farmaci

La teoria di Darwin non si accorda alla storia geologica del nostro pianeta


La teoria darwiniana dell'evoluzione graduale non è sorretta da alcuna prova geologica, afferma il geologo Michael Rampino della New York University.

Infatti la storia geologica del nostro pianeta ci racconta che la Terra ha sempre vissuto periodi di lunga stabilità, inframezzati da catastrofiche estinzioni di massa delle forme viventi. Geologicamente è molto più attendibile la teoria dell' orticultore scozzese Patrick Matthew (1790-1874) che ipotizzava il ruolo fondamentale degli eventi catastofici globali nell'evoluzione della fauna (noi siamo fauna) e della flora terrestre: in questi momenti topici l'evoluzione avviene in maniera brusca e repentina.

Fonte: Physorg.com

Link utili: NewScientist, I limiti del Darwinismo

martedì 9 novembre 2010

Eris: il decimo pianeta del sistema solare




























venerdì 5 novembre 2010

La signora Catuogno

 Non so se avete mai avuto la fortuna

di dormire da piccini in una scatola piena di gatti
cullati dalle note di un pianoforte,
 sapienti mani e dolci sorrisi,
mentre l'aria di casa si colora
degli odori musicali del cibo
nello schiamazzo allegro e vociante
 delle case napoletane.


Grazie Costanza




martedì 2 novembre 2010

In ricordo di Pier Paolo Pasolini

Oggi, 2 novembre, ricorre il 35° anniversario della tragica scomparsa di Pier Paolo Pasolini l'unico vero intellettuale di cui la storia di questo sgangherato paese possa fregiarsi.
Pasolini era un uomo libero, un uomo oltre.
Si tenta, in ogni modo, di obnubilarne il ricordo.
Ed io, essere insignificante, nel mio piccolo voglio aggrapparmi disperatamente a lui, alla sua opera, al suo ricordo.