SUNN IL MITE NON EFFETTUA ALCUN MONITORAGGIO O ANALISI DEI DATI DEGLI UTENTI

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lunedì 27 settembre 2010

Focolari di memoria

domenica 26 settembre 2010

Gli uomini del marketing ti leggono nel pensiero e hanno molti modi per farti acquistare

titolo originale: Mind-reading marketers have ways of making you buy
translation: Luca Giammarco
seconda ed ultima parte


La ricerca della ricompensa emotiva
I neuroeconomisti pensano adesso all'ammontare di attività in queste regioni cerebrali come ad una sorta di corrente universale della desiderabilità, che consente al cervello di valutare differenti ricompense emozionali. “ Ci sono numerose prove a suffragio del fatto che i segnali di queste regioni costituiscono un valore importante,” afferma Berns, “ e anche molto sensato. Noi cerchiamo continuamente di prendere decisioni fra cose che, pur avendo lo stesso valore, sono completamente differenti, come andare al cinema, uscire fuori a cena o passare del tempo con chi si ama.”


Scoperte come questa hanno incoraggiato i ricercatori di mercato a credere di poter accedere ai desideri profondi e alle preferenze riposte nelle teste dei consumatori. Negli ultimi anni, un flusso costante di imprese si sono rivolte ad aziende come la NeuroFocus.
Vuoi sapere se il design di una nuova auto sollecita i tasti giusti? Controlla se manda su di giri i centri ricompensa direttamente nel cervello!
Questa pubblicità farà si che la gente ami il nostro prodotto? Misura il responso emozionale che genera nel cervello!


Il mercato dei marchi famosi, in particolare, è una sorta di “concessionario di nirvana”, sostiene Nobles. “ A mano a mano che un settore di mercato si affolla, la differenza fra i prodotti non è poi così rilevante [ Nobles nomina alcune marche di vodka]. Ciò che differenzia realmente il prodotto è il “marchio”. E' il “contenuto emotivo” creato attorno alla “marca” che stiamo cercando di ottenere a far presa su di noi.”


Alcune compagnie del neuromarketing utilizzano la fMRI [ risonanza magnetica funzionale ], quale strumento nelle decisioni di neuroeconomia, poiché è particolarmente atta a identificare le strutture anatomiche tridimensionali e localizzare l'attività cerebrale. Tuttavia, a causa degli alti costi e delle sfide tecniche, i ricercatori di consumi sono molto scettici riguardo questo approccio. Chiunque si sottopone ad una scannerizzazione cerebrale deve rimanere immobile: basta un solo movimento di pochi millimetri della testa in venti minuti per invalidare i dati raccolti. Anche i tempi decisionali sono assai esigui, con un lasso di tempo di circa 5 secondi fra lo stimolo e l'attività cerebrale visibile. Ciò rende estremamente difficile la raccolta di informazioni utili riguardo a eventi , come la pubblicità televisiva, che si svolgono secondo per secondo.


Per questi motivi, la maggior parte delle compagnie di neuromarketing – come la NeuroFocus- preferiscono utilizzare l'EEG, [ elettroencefalogramma ], una metodologia tecnicamente meno impegnativa, che registra l'attività cerebrale attraverso degli elettrodi posizionati sul cranio. Non solo è più facile da usare, l'EEG ha il grande vantaggio rispetto all' fMRI di fornire informazioni in tempo reale.
Conformemente a quanto sostenuto dal principale consulente scientifico della NeuroFocus, il neuroscienziato Robert T. Knight dell'Università di California, Berkley, il tracciato di un elettroencefalogramma può rivelare le tre cose che i ricercatori di mercato necessitano conoscere:
Crea attenzione?
Suscita emozioni?
E' stato memorizzato?”
Se un prodotto non soddisfa questi tre requisiti non avrà alcun successo.


Funziona tutto ciò? Come la maggior parte di ciò che avviene all'interno delle compagnie di neuromarketing tutto è tenuto nel più stretto riserbo, è difficile avere delle certezze, afferma Berns. Nonostante questo, egli crede che le conoscenze dei neuroeconomisti possano essere utilizzabili, in special modo durante la fase di sviluppo di un prodotto. Tim Behrens, un neuroscienziato dell'Università di Oxford, concorda, ma hai dei dubbi sull' EEG. “ Se hai qualcuno in uno scanner fMRI e gli mostri il tuo spot, posso immaginare che possa fornirti delle risposte circa le sue propensioni all'acquisto. Penso che sia possibile,” sostiene. “Ma poter trarre simili informazioni con l' EEG? Non ne sono affatto sicuro.”
Il problema è che l' EEG non può locare con precisione la provenienza del segnale. Così, ad esempio, non puoi vedere direttamente l'attività cerebrale nelle “aree ricompensa” o nei centri emozionali. D'altro canto, il neuroscienziato Michael Smith della NeuroFocus di Berkley sostiene che può essere sufficiente per carpire informazioni utili mediante l'utilizzo di varie altre misurazioni e osservando alcuni elementi caratteristici della attività neurale (see "Mind-reading marketers").


Uno studio condotto lo scorso anno sembra confermare quanto asserito. Una impresa internazionale di cosmetici ha testato due versioni leggermente differenti di uno spot pubblicitario utilizzando un tradizionale “focus group”. Hanno scoperto che uno spot era decisamente preferito all'altro, nonostante il fatto che gli esaminati non trovassero alcuna differenza fra i due. La cosa sorprendente è che l' unica differenza fra gli spot è nella durata di una scena, nella quale, una modella guarda passivamente la camera e si tocca la guancia con il dorso della mano; in uno spot la sua durata è di 4 secondi, 3 nell'altro. Per capire come ciò possa avere un simile impatto la compagnia si è rivolta ad un gruppo di neuroscienziati guidati da Rafal Ohme dell'Accademia delle Scienze Polacche in Varsavia. Mediante le scansioni effettuate con l'EEG di 45 donne, fra i 25 ed i 35 anni, hanno riscontrato che il gesto [ toccarsi la guancia con il dorso della mano] produceva un breve ma significante picco emozionale durante la scena suddetta (Journal of Neuroscience, Psychology and Economics, vol 2, p 21).


Un altro studio mostra ancor più chiaramente le potenzialità commerciali della scannerizzazione EEG. Un gruppo di ricercatori, presso l'Università La Sapienza di Roma, in Italia, ha mostrato un film di 30 minuti a 15 volontari contenente tre spot pubblicitari. L'anno scorso sono riusciti a “predire” quale degli spot le persone avrebbero ricordato meglio semplicemente previa analisi dei tracciati EEG (Brain Topography, vol 23, p 165).


I desideri nascosti
I sostenitori del neuromarketing sostengono che questa sia la dimostrazione che l'EEG è in grado di prevedere “cosa vendere” in maniera più diretta e obbiettiva rispetto ai questionari ed ai focus group.
Sostengono inoltre che non è necessaria una scannerizzazione ad ampio spettro, poche persone possono fornire un quadro rappresentativo del pensiero dei consumatori. La ricerca per piccoli gruppi è lo standard negli studi condotti con l'EEG, conferma Knight, poiché i cervelli reagiscono in maniera abbastanza uniforme allo stesso stimolo.


Naturalmente, il marketing sarà sempre più un' arte […???..!!!...] che una scienza , neanche la scannerizzazione cerebrale potrà trasformarlo in una impresa propriamente scientifica. Nondimeno, compagnie che producono prodotti di consumo, incluso giganti come la Procter & Gamble e la Campbell Soup Company, si rivolgono sempre più spesso al neuromarketing per le loro ricerche di mercato.
Come sostiene Darren Bridger, direttore del laboratorio operativo della NeuroFocus Europa, ogni oggetto concepibile può essere testato direttamente nel cervello: pubblicità, spot cinematografici, merendine, accessori, imballaggi, bevande, modelli di auto e qualsiasi progettazione al primo stadio di nuovi prodotti. Berns sostiene che non ci vorrà molto prima che il neuromarketing venga utilizzato dai candidati politici (Nature Reviews Neuroscience, vol 11, p 284).


Se pensi che tutto questa società dei consumi suoni terribilmente Orwelliana, non sei affatto solo. Lo stesso Berns sostiene che l'introduzione delle neuroscienze nel marketing, che serve a vendere più prodotti, fa insorgere questioni di natura etica. Potrebbe essere usato per convincere le persone a comprare cose che non vogliono, di cui non hanno bisogno affatto e che non possono permettersi?”


Questa è una discussione che deve essere affrontata dagli studiosi di Etica,” dice Smith. “ Ma le preoccupazioni a riguardo ci stanno fornendo ulteriore credito. Non progettiamo prodotti che la gente non vuole per convincerli a comprarli – aiutiamo i nostri clienti a capire meglio cosa vuole la gente, così che possano soddisfare tali bisogni. Non esiste alcun “pulsante per gli acquisti” nel cervello. Se la gente dice che potrebbe essere così, è una grossa ed esagerata semplificazione.”


[...segue la descrizione dell'esperimento copertina di NewScientist che tralascio...]


Fonte: NewScientist






venerdì 24 settembre 2010

giovedì 23 settembre 2010

Gli uomini del marketing ti leggono nel pensiero e hanno molti modi per farti acquistare


titolo originale: Mind-reading marketers have ways of making you buy
translation: Luca Giammarco



Perché chiedere alla gente cosa pensa di un prodotto quando è sufficiente scannerizzare i loro cervelli? New Scientist esplora l'intrepido nuovo mondo del neuromarketing.
Dai un occhiata alla copertina del magazine New Scientist di questa settimana. Non noti nulla di strano? Non penso, ma dietro le quinte il tuo cervello è sempre in funzione, focalizzando la tua attenzione sulle parole e le immagini, attivando le emozioni e la memoria. Come facciamo a saperlo? Perché lo abbiamo verificato con uno scanner cerebrale.
La copertina di questa settimana, pensiamo sia una prima mondiale assoluta,è stata creata con l'ausilio di una tecnica chiamata neuromarketing, un connubio fra la ricerca di mercato e la neuroscienza che usa una tecnologia di scannerizzazione cerebrale in grado di sbirciare nelle teste della gente e scoprire quello che realmente desiderano.
Tutto ciò potrebbe suonarti assai sinistro. Chi mai ha il diritto di cercare di leggere la tua mente? O, forse sei scettico e consideri l'idea assolutamente ridicola.
Comunque la pensiate il neuromarketing comincia a far parte integrante della moderna società dei consumi. Così abbiamo deciso di darci una occhiata e di provarlo noi stessi.


Per questo numerosi lettori del nostro magazine sono scesi in una camera oscura a Londra e sono stati connessi ad una macchina per encefalogrammi (EEG) mentre gli venivano mostrate varie possibili copertine per il giornale. Il nostro obiettivo – realizzato con l'aiuto del ramo europeo della compagnia di neuromarketing NeuroFocus, situata a Berkley; California – era quello di osservare le loro reazioni ad un livello che sarebbe normalmente impossibile. “ Sono coinvolto nella ricerca di mercato da circa 25 anni,” afferma Thom Noble, amministratore delegato della NeuroFocus Europa. “ Vengono fuori nuove metodologie in pochi anni. Francamente si diversificano in modo incrementale. Questo è transformazionalmente differente.”


La ricerca di mercato ha sempre utilizzato metodi come i questionari e i “focus group” per valutare come i consumatori risponderanno ai nuovi prodotti. Questi metodi hanno i loro punti di forza, ma condividono una debolezza fatale: dipendono unicamente dal chiedere alla gente cosa pensa.
Ciò che la gente pensa e quello che poi dice non sempre corrispondono,” sostiene Nobles. “ La ricerca convenzionale si scontra duramente con questo problema”.


Ciò accade non solo per l'inclinazione delle persone a dire ciò che pensano gli altri vogliano sentire, e a dare risposte che ritengono adatte a gettare una “luce positiva” su di sé. Concordando con Gregory Berns, un neuroeconomista dell' Università di Emory di Atlanta, Georgia, il problema fondamentale è che la maggior parte dei processi decisionali avvengono a livello subconscio, e gli esperimenti fatti rivelano che le persone, generalmente, non sono molto abili a spiegare il ragionamento che sta alla base delle proprie scelte. “ Spesso essi semplicemente non sanno il perché della loro scelta,” afferma Berns. “ Inventano di sana pianta le spiegazioni dopo il fatto compiuto, oppure imbastiscono spiegazioni socialmente accettabili. Penso che un sacco di informazioni contenute nel cervello semplicemente non fuoriescano”.


La grande speranza del neuromarketing è quella di estrapolare queste informazioni occulte direttamente dai cervelli delle persone.
Non facciamo nessuna domanda – registriamo le risposte direttamente al livello subconscio profondo,” afferma Noble.


L'approccio usato da Noble e da altri esperti del neuromarketing [ neuromarketers, si potrebbe tradurre anche: neuromarchettari! ] nei laboratori universitari, per circa un decennio, è basato sul tentativo dei neuroeconomisti di capire cosa sta succedendo nella tua testa quando prendi una decisione economica. Usando le tecniche di scansione cerebrale come l' fMRI – che registra l'attività cerebrale attraverso le variazioni del flusso sanguigno- hanno fatto tutta una serie di sorprendenti scoperte.


Il potere delle emozioni


Una delle scoperte più importanti riguarda il fatto che le nostre decisioni sono molto meno razionali di quanto supposto dagli economisti tradizionali. “ Abbiamo scoperto che le emozioni sono realmente importanti,” sostiene Mirja Hubert, ricercatrice dei consumi presso l' Università Zeppelin in Friedrichshafen, Germania. “ Anche le decisioni più razionali sono impossibili senza coinvolgimento emotivo.”
Le emozioni sono anche la chiave di lettura per il concetto sfuggente di “ fedeltà alla marca”- la preferenza molto spesso irrazionale per la versione di un prodotto sui suoi, essenzialmente identici, competitori di mercato.


In un famoso studio pubblicato nel 2004, Read Montague del Baylor College of Medicine di Huston, Texas, invitò bevitori fedeli di Coca-Cola in una sfida degustativa con la Pepsi-Cola all'interno di una macchina per la risonanza magnetica. Quando non sapevano quale bibita avevano assaggiato, la Pepsi-Cola si segnalava per una maggiore attività nelle aree della corteccia cerebrale responsabili del pensiero razionale e le persone esaminate affermavano di preferirla.Ma quando Montague dichiarava in anticipo la marca della bevanda assunta, la Coca-cola provocava una maggiore attività nel sistema limbico collegato alle emozioni, ed i soggetti cambiavano preferenza (Neuron, vol 44, p 379).


Innescando in te emozioni positive, i marchi di successo possono bypassare le tue scelte razionali.


Ulteriori ricerche mostrano che costruiamo legami affettivi a lungo termine con le marche dei prodotti. Questi legami si stabiliscono e permangono grazie a messaggi che associano continuamente il marchio con emozioni positive.
Pensa a tutti gli annunci “benessere” di cellulari, bibite, linee aeree e moltissimi altri prodotti. Non stanno cercando di venderti un telefono, una bibita o un volo aereo ma ti stanno corteggiando per una relazione a lungo termine. E non stupirti: una volta che la gente ha allacciato una relazione con una marca specifica diventa assai resistente alle proposte ed ai corteggiamenti delle marche rivali (Advances in Consumer Research, vol 34, p 1).


Un' altra scoperta chiave dei neuroeconomisti è che alcuni prodotti stimolano il sistema cerebrale anticipatamente, così come avviene normalmente per stimoli riguardanti il cibo, il sesso e le droghe. Un gruppo di ricercatori dell' Università di Ulm, in Germania, ha scoperto, ad esempio, che le immagini di auto sportive producono una attività maggiore delle immagini di auto normali. DaimlerChrysler (Neuroreport, vol 13, p 2499).

fine prima parte





mercoledì 22 settembre 2010

Il DNA analizzato in un cimitero riscrive la storia degli Afroamericani



fonte foto: Wikipedia
titolo originale:”Graveyard DNA rewrites African American history”

13:43 16 September 2010 by Shanta Barley

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  • translation: Luca Giammarco



Due dei compagni di bordo di Cristoforo Colombo furono i primi africani a mettere piede nel Nuovo Mondo.



Esaminando le analisi del DNA di ossa umane riesumate da un cimitero di La Isabela, nella Repubblica Dominicana -la prima città coloniale nelle Americhe- nuovi studi danno peso alla teoria che gli africani attraversarono l'Atlantico almeno 150 anni prima di quanto finora supposto.



Si era portati a credere che la storia degli afroamericani fosse cominciata con l'arrivo della prima nave carica di schiavi nella metà del 17° secolo, ma i nostri responsi confermano che essa è effettivamente cominciata molto tempo addietro, parallelamente alla venuta degli europei sul continente americano”, dice Hannes Schroeder, l'autore delle analisi, del Centro per la GeoGenetica presso l'Università di Copenhagen, in Danimarca.



La Isabela fu fondata nel 1494 durante il secondo viaggio di Colombo nel Nuovo Mondo. Diciassette navi sbarcarono 1700 persone – incluso contadini, operai e preti – nella parte dell' isola di Hispaniola che oggi costituisce la Repubblica Dominicana. Nel giro di due anni circa 300 persone morirono per fame e malattie e nel 1498 la città venne abbandonata.



L'anno scorso, uno dei collaboratori di Schroeder, Douglas Price, dell'Università del Wisconsin-Madison, suppose che almeno 7 dei 49 scheletri riesumati dal cimitero di La Isabela, risalente al 15° secolo, appartenessero ad una etnia africana. I rapporti isotopici di carbonio e stronzio nel loro smalto dentale, che forniscono indicazioni circa l'alimentazione di un individuo, rendevano plausibile una possibile origine africana dei sette.



Ossa parlanti
Per scoprire se effettivamente degli africani fossero fra i resti sepolti nel cimitero di La Isabela, Schroeder ha studiato l'osso della coscia e un dente premolare di ciascuno dei dieci scheletri riesumati fra il 1983 ed il 1991, compresi i sette evidenziati come africani dalle analisi di Price.


Dopo aver estratto il DNA, Schroeder ha cercato i segmenti mitocondriali di DNA che differenziano la genia africana, ed ha trovato che due degli individui analizzati presentavano segmenti di DNA molto frequenti negli abitanti della zona sub-Sahariana. Schroeder sembra aver trovato le prove che almeno due membri della ciurma di Colombo provenivano indubbiamente dall' Africa.


Tina Warinner dell'Istituto di Anatomia presso l'Università di Zurigo, Svizzera, afferma che le rigorose metodologie di Schroeder rendono difficilmente oppugnabile il risultato delle sue ricerche. Schroeder ha intenzione di analizzare un nuovo gruppo di scheletri del cimitero di La Isabela che saranno riesumati l'anno prossimo.


Le analisi del DNA non potranno mai rivelarci se gli africani sepolti presso la chiesa di La Isabela erano schiavi o uomini liberi che seguirono Colombo nella sua spedizione volontariamente, afferma Schroeder. Ma attraverso lo studio del loro DNA nucleare, egli spera di riuscire a determinare con esattezza la precisa famiglia sub-Sahariana di provenienza.


Il gruppo di ricerca ha presentato le proprie scoperte al Fourth International Symposium on Biomolecular Archaeology (quarto simposio internazionale sull' archeologia biomolecolare ), svoltosi a Copenhagen, in Danimarca la settimana scorsa.
fonte: NewScientist


martedì 21 settembre 2010

USA, Russia e Cina: scatta la corsa per Marte



Le tre principali superpotenze mondiali sono alacremente al lavoro per inviare mezzi e uomini sul pianeta rosso e sul suo satellite Phobos.
La Cina sta preparando tre missioni planetarie: la prima diretta su Marte per il 2013, una per Venere nel 2015 ed una missione lunare per il 2025. ( link)

La Russia sta testando la capsula di rientro degli astronauti per la missione Phobos che partirà nel 2011. (link)

Gli americani, visibili nelle foto, non sono da meno e si preparano a missioni su Marte nel 2012 e sulla Luna. ( link foto )













giovedì 16 settembre 2010

Petrolio killer



Il fiume Missisipi completamente ricoperto di pesci morti, in Lousiana, a causa della fuoriuscita di greggio dalla tristemente famosa piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.
Il solvente corexit usato per disperdere il petrolio si è dimostrato più velenoso dell'oro nero, si riportano numerosi casi di malattie gravi fra gli addetti ai lavori di bonifica entrati in contatto con questa sostanza.

Immaginiamo già le brancaleonesche imprese delle piattaforme petrolifere italiche a 5 miglia dalla costa(...)

P.S. Non si possono fare trivellazioni di fascia profonda con tecnologie inadatte e ormai obsolete; tra le altre cose esiste la possibilità di incontrare sacche o bolle di metano...lo sappiamo. Nel periodo
Triassico-Giurassico enormi bolle di metano sprigionate dagli oceani furono causa di una estinzione di massa...

Video visto su: MichaelMoore.com




lunedì 13 settembre 2010

Il corpo delle donne

domenica 12 settembre 2010

La vitamina B salva il cervello dall' Alzheimer

venerdì 10 settembre 2010

giovedì 9 settembre 2010

L' uranio è quasi finito, almeno sulla terra!

martedì 7 settembre 2010

Salmone geneticamente modificato pronto per il mercato



Il salmone geneticamente modificato è stato giudicato sicuro e pronto ad essere immesso nel mercato alimentare, almeno secondo la Food and Drug Administration americana, che sembra prossima all'approvazione di questo OGM nel mese di settembre.

Il primo salmone geneticamente modificato potrebbe essere sulle tavole degli americani entro due o tre anni, e venire adottato anche in Europa. Questo aprirebbe la strada anche alle modifiche di altri pesci, come trote e diversi altri pesci d'acqua dolce.

Gli scienziati del Veterinary Medicines Advisory Committee sostengono che il pesce non sia differente da un salmone tradizionale: contiene la giusta quantità di omega-3 e omega-6, ed è sicuro da mangiare come qualunque altro salmone.
Lo stesso comitato ammette però che ci siano dei buchi nella ricerca su alcuni pesci geneticamente modificati (secondo loro, non è il caso del salmone OGM).

La prossima approvazione del salmone sta suscitando numerose polemiche tra i consumatori, i pescatori e gli itticoltori. La discussione non è solo incentrata sulla sicurezza alimentare di questi pesci, ma anche sulla minaccia che questi pesci rappresenterebbero per le specie naturali se dovessero essere immessi nell'ecosistema.

Un gruppo di 31 associazioni di consumatori, ambientalisti e aziende di pesca americane si stanno fortemente opponendo all'approvazione del salmone geneticamente modificato, sostenendo che i test di sicurezza siano basati su campioni che non mostrerebbero gli alti livelli di ormone della crescita, una sostanza potenzialmente cancerogena.

L'accelerazione della crescita del salmone è resa possibile attraverso l'introduzione di due geni: uno è collegato alla produzione dell'ormone della crescita; il secondo invece assicura che la crescita possa continuare anche a temperature rigide.
Una ricerca sulle trote geneticamente modificate ha mostrato come i pesci possano effettivamente crescere molto più in fretta, raggiungendo dimensioni enormi; ma ha mostrato anche come le trote siano più soggette a malformazioni.

L'azienda dietro al salmone, la Aqua Bounty, sostiene che il pesce sia del tutto normale, anche se cresce tre volte più velocemente di un pesce naturale. Il salmone AquAdvantage raggiunge il peso di vendita di 3 chilogrammi in soli 16-18 mesi contro i tre anni di un salmone tradizionale, ed ha le potenzialità di crescere fino al doppio delle dimensioni.

L'obiettivo è quello di rendere l'itticoltura meno dispendiosa e più redditizia in termini di quantità di salmoni prodotti.
Tutti i salmoni geneticamente modificati sono femmine sterili, per evitare che possano scappare dall'allevamento e riprodursi coi salmoni tradizionali.
C'è tuttavia il 5% dei salmoni che potrebbe essere in grado di replicarsi una volta immessi nell'ecosistema.


'Frankensalmon' ruled safe to eat: Fast-growing GM fish approved by scientists

Fonte: ditadifulmine

domenica 5 settembre 2010

Breve saggio sull' arte moderna

sabato 4 settembre 2010

Ricomincia la stagione della caccia

venerdì 3 settembre 2010

Alcuni studi sostengono che la geo-ingegneria non fermerà l'innalzamento dei mari

The Ecologist
27th August, 2010
Titolo originale: Geoingineering won't stop sea-level rises, study predicts

Translation: Luca Giammarco

Solo mediante irrorazione massiva e regolare di zolfo nell'atmosfera si potrebbe prevenire l'innalzamento dei mari, fra i 30 e i 70 cm, che avverrà entro il 2100 a causa dei cambiamenti climatici.



L'intervento umano per alterare il clima nel tentativo di ridurre l'innalzamento dei mari fallirà, così hanno predetto alcuni ricercatori researchers have predicted.



Mentre i dibattiti sui cambiamenti climatici continuano a mostrarsi lenti e senza ambizioni, i progetti di geo-ingegneria, per alterare il clima mondiale, su vasta scala trovano invece favori unanimi.



Le due opzioni principali comprendono:
- la limitazione delle radiazioni solari, provenienti dallo spazio, mediante l'utilizzo di specchi o tramite l' incremento della copertura nuvolosa del cielo;
- la riduzione dei livelli di anidride carbonica attraverso una massiccia riforestazione unita alla cattura e allo stoccaggio dell' anidride carbonica rilasciata durante combustioni o fermentazioni.

Ora, nuove analisi fatte da ricercatori di Cina, Danimarca e Regno Unito hanno esplorato i 300 anni scorsi per vedere in che modo l'innalzamento dei mari possa essere connesso con i cambiamenti climatici.
Gli scienziati hanno usato queste informazioni per sviluppare un modello predittivo circa gli effetti delle varie proposte per il controllo del clima nei prossimi cento anni.

Ed hanno scoperto che anche se fossero messe in atto le più aggressive tecniche geo-ingegneristiche per ridurre il surriscaldamento globale, i livelli del mare comunque salirebbero di 30/70cm nel 2100, rispetto alle misurazioni di inizio secolo.

Sarebbero necessarie immissioni di particelle di biossido di zolfo equivalenti ad una enorme eruzione vulcanica, come quella del vulcano Pinatubo, ogni 18 mesi per ridurre la temperatura e bloccare lo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento dei mari.

La coautrice degli studi Dr. Svetlana Jevrejeva, del Centro Nazionale Oceanografico (NOC), afferma che la maggior parte dei rimedi proposti, come ad esempio l'immissione di particelle di biossido di zolfo nell'atmosfera, per ridurre il riscaldamento globale, presentano un rischio a causa degli effetti sconosciuti che tali pratiche apporteranno all' ecosistema terrestre.

Vi sono rischi sconosciuti molto seri. Noi non sappiamo come il sistema Terra possa reagire a queste operazioni di geo-ingegneria su vasta scala. Sostituire il controllo delle emissioni con la geo-ingegneria potrebbe portare enormi rischi a carico delle generazioni future”, sostiene la dottoressa.

Jevrejeva afferma che la soluzione meno rischiosa per limitare l'innalzamento dei mari consista nella riforestazione e nella cattura e stoccaggio dell' anidride carbonica.

Link utili:


mercoledì 1 settembre 2010

il nuovo vaccino H1N1 provoca casi di narcolessia

La Finlandia sospende le vaccinazioni contro l'H1N1, dopo che anche in Svezia si sono segnalati casi di narcolessia, soprattutto frai i bambini, a seguito della vaccinazione.
L'Australia, per il medesimo motivo, ha vietato tale vaccinazionazione per i minori di 5 anni.

L'india ha sospeso la campagna di vaccinazioni, in particolare quella contro il papilloma virus.
Negli Stati Uniti sono segnalati casi di narcolessia e aborto spontaneo.


La commissione europea ha aperto una inchiesta...